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lunedì 20 ottobre 2025

LE CULTURE EBRAICA E GRECA HANNO UN POSTO UNICO E PROVVIDENZIALE / 50. NICEA. Gesù Cristo, .... n. 86



86. In questa assunzione della cultura, un posto unico e provvidenziale deve essere riservato al rapporto tra la cultura ebraica e quella greca. L’homooúsios apparirà qui come il frutto della sintesi particolarmente forte che si è prodotta tra la cultura semitica, già toccata e trasfigurata dalla Rivelazione, ma anche modellata dagli incontri e dai disaccordi coi popoli di altre culture, – Egiziani, Cananei, Mesopotamici, Romani –, e il mondo greco. Durante più di tre secoli, prima della nascita di Gesù e fino al terzo secolo della nostra era, l’insegnamento e la vita intellettuale del giudaismo ellenistico si erano espressi non solo in aramaico, ma anche in greco, con la Settanta come centro di gravità. L’insegnamento di Gesù è stato consegnato e trasmesso in greco per poter comunicare il Vangelo a tutti nella lingua universale del bacino del Mediterraneo, ma anche perché il Nuovo Testamento si inscrivesse nella storia del rapporto del popolo ebreo con la cultura e la lingua greche. Come nella Settanta, gli influssi avvengono nei due sensi. 

Per esempio, il panta ta ethnē di Mt 28,19 traduce l’antica idea ebraica di tutte le nazioni che vengono a Gerusalemme, mentre măthētēs (discepoli-allievi) traduce l’aramaico talmudim. Reciprocamente, gli evangelisti hanno fatto ricorso al greco dei tribunali per interpretare il processo e la passione di Gesù, l’autore degli Atti si ispira alla poesia epica dell’Odissea per narrare i viaggi di Paolo e quest’ultimo fa spesso eco a elementi della filosofia stoica, e allo stesso modo certi passaggi del Nuovo Testamento portano tracce di un vocabolario ontologico greco.[141]È quindi in modo naturale che il cristianesimo nascente continua questa sintesi del pensiero semitico e greco, in dialogo con autori giudaico-ellenistici e greco-romani, per interpretare le Scritture e sviluppare il proprio pensiero. La ricchezza dell’espressione greca del Giudaismo e del Cristianesimo può dunque far pensare che vi sia una dimensione fondatrice in questo innesto della cultura greca sulla cultura ebraica, che permetterà di esplicitare in greco l’unicità e l’universalità della salvezza in Gesù Cristo di fronte alla ragione filosofica.[142]Evidentemente, una vasta porzione di cristiani, in particolare al di fuori delle frontiere dell’Impero Romano, che non apparteneva a questa area culturale, ha sviluppato la sua genialità propria a servizio dell’espressione della fede nel mondo di lingua siriaca, dell’Armenia e dell’Egitto, ma anch’essa si è confrontata col pensiero greco, lasciandosene ispirare e prendendo da esso le sue distanze.


[141] Ad esempio, l’Egô eimi del IV Vangelo, o la terminologia di Eb 1,3 o di 2Pt 1,4.

[142] «Quando la Chiesa entra in contatto con grandi culture precedentemente non ancora raggiunte, non può lasciarsi alle spalle ciò che ha acquisito dall’inculturazione nel pensiero greco-latino. Rifiutare una simile eredità sarebbe andare contro il disegno provvidenziale di Dio, che conduce la sua Chiesa lungo le strade del tempo e della storia», Giovanni Paolo II, Lett. Enc. Fides et Ratio, 14 settembre 1998, 72.


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