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mercoledì 22 ottobre 2025

GIOVANNI PAOLO II E ALTRI, E IL CONCILIO VATICANO II / San Giovanni Paolo II, 22 ottobre 2025.

Imposizione del pallio a Giovanni Paolo II
nella messa di inizio del suo ministero petrino,
22 ottobre 1978.

Oggi ricordiamo s. Giovanni Paolo II. Lo celebriamo in questa meravigliosa cappella che il Signore attraverso l’amicizia di Don Giovanni Liccardo con il Nunzio in Polonia contiene vari ricordi del grande Papa e soprattutto questo camice che secondo la testimonianza del Cardinale Dziwisz forse era quello della sua consacrazione episcopale e che comunque egli ha portato in Vaticano e usato spesso da Papa. 


Per me e per molti Papa Giovanni Paolo II è associato specialmente al Concilio Vaticano II. Da giovane vescovo visse come una grazia speciale della Vergine Maria aver potuto partecipare interamente a tutte le sessioni del Concilio, e lo riconobbe come la grazia più grande ricevuta dalla Chiesa nel XX secolo. In esso poté fare la sintesi della sua fede. Scrisse poi un libro sui testi conciliari: “Alle fonti del Rinnovamento”, che servì da trama al Sinodo che portò avanti nella sua diocesi per ben 7 anni affinché tutti, chierici e laici, potessero assimilare l’insegnamento del Concilio e soprattutto la mentalità nuova che esso promuoveva. Diventato Papa continuò su questa scia come mostra chiaramente il suo primo discorso rivolto ai Cardinali, appena eletto.   

DISCORSO URBI ET ORBI GIOVANNI PAOLO II

Il Concilio: pietra miliare 

2. Vogliamo, pertanto, enucleare alcune linee direttrici che riteniamo di preminente rilievo e, perché tali, avranno da parte nostra – come proponiamo e speriamo con l’aiuto del Signore – non soltanto attenzione e consenso, ma anche un coerente impulso, perché trovino riscontro nella realtà ecclesiale. Anzitutto, desideriamo insistere sulla permanente importanza del Concilio Ecumenico Vaticano II, e ciò è per noi un formale impegno di dare ad esso la dovuta esecuzione. Non è forse il Concilio una pietra miliare nella storia bimillenaria della Chiesa e, di riflesso, nella storia religiosa e anche culturale del mondo? Ma esso, come non è solo racchiuso nei documenti, così non è concluso nelle applicazioni, che si sono avute in questi anni cosiddetti del post-Concilio. Consideriamo, perciò, un compito primario quello di promuovere, con azione prudente e insieme stimolante, la più esatta esecuzione delle norme e degli orientamenti del medesimo Concilio, favorendo innanzitutto l’acquisizione di un’adeguata mentalità. Intendiamo dire che occorre prima mettersi in sintonia col Concilio per attuare praticamente quel che esso ha enunciato, per rendere esplicito, anche alla luce delle successive sperimentazioni e in rapporto alle istanze emergenti e alle nuove circostanze, ciò che in esso è implicito. Occorre, insomma, far maturare nel senso del movimento e della vita i semi fecondi che i Padri dell’assise ecumenica, nutriti della Parola di Dio, gettarono sul buon terreno (cf. Mt 13, 8. 23) cioè i loro autorevoli insegnamenti e le loro scelte pastorali. 

Questo criterio generale, della fedeltà al Vaticano II e di esplicito proposito, da parte nostra, per la completa sua applicazione, potrà interessare più settori: da quello missionario a quello ecumenico, da quello disciplinare a quello organizzativo, ma uno specialmente dovrà essere il settore che richiederà le maggiori cure, cioè quello dell’ecclesiologia."


Ma prima di lui Giovanni Paolo I nel suo discorso programmatico aveva enunciato 6 “vogliamo”. Il primo era: 

DISCORSO URBI ET ORBI DI GIOVANNI PAOLO I

"Il Nostro programma sarà quello di continuare il suo (di Paolo VI), nella scia già segnata con tanti consensi dal grande cuore di Giovanni XXIII:

- vogliamo cioè continuare nella prosecuzione dell'eredità del Concilio Vaticano II, le cui norme sapienti devono tuttora essere guidate a compimento, vegliando a che una spinta, generosa forse ma improvvida, non ne travisi i contenuti e i significati, e altrettanto che forze frenanti e timide non ne rallentino il magnifico impulso di rinnovamento e di vita;"


Papa Francesco in vari modi ha ripreso l’applicazione del Concilio dicendo tra l’altro: "Tutto il Concilio è Magistero, non si può scegliere una parte e scartare l’altra…"


Appena eletto Leone XIV ha mostrato la sua continuità con il Magistero del Concilio e ha detto nel suo primo incontro con i Cardinali: 

LEONE XIV INCONTRO CON I CARDINALI, 10 MAGGIO 2025 

"... E in proposito vorrei che insieme, oggi, rinnovassimo la nostra piena adesione, in tale cammino, alla via che ormai da decenni la Chiesa universale sta percorrendo sulla scia del Concilio Vaticano II. Papa Francesco ne ha richiamato e attualizzato magistralmente i contenuti nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium, di cui voglio sottolineare alcune istanze fondamentali: il ritorno al primato di Cristo nell’annuncio (cfr n. 11); la conversione missionaria di tutta la comunità cristiana (cfr n. 9); la crescita nella collegialità e nella sinodalità (cfr n. 33); l’attenzione al sensus fidei (cfr nn. 119-120), specialmente nelle sue forme più proprie e inclusive, come la pietà popolare (cfr n. 123); la cura amorevole degli ultimi, degli scartati (cfr n. 53); il dialogo coraggioso e fiducioso con il mondo contemporaneo nelle sue varie componenti e realtà (cfr n. 84; Concilio Vaticano II, Cost. Past. Gaudium et spes, 1-2).

Si tratta di principi del Vangelo che da sempre animano e ispirano la vita e l’opera della Famiglia di Dio, ... " 


Possiamo noi dimenticare queste indicazioni, tornare indietro presi da nostalgia, oppure dobbiamo andare avanti, specialmente sul piano dell’ecclesiologia con la vera sinodalità che è conseguenza di quel campo dell’ecclesiologia nuova indicata da Giovanni Paolo II nel suo primo incontro con i Cardinali?


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