Visualizzazioni totali

martedì 17 giugno 2025

RELIGIONE E SALUTE MENTALE. COSA DICE LA SCIENZA? / 17 giugno 2025



La religione vissuta comunitariamente e secondo le regole aiuta l’equilibrio mentale delle persone oppure no? 

Molti preferiscono non seguire le regole comunitarie ma la propria sensibilità, per maggiore autenticità e sincerità dicono, oppure rifuggono dagli incontri comunitari per una maggiore intimità con Dio. Chi ha problemi di equilibrio mentale si trova poi quasi sempre sfasato nella vita sociale e quindi spesso fa fatica ad integrarsi anche in una comunità di fede. Dobbiamo sconsigliare a queste persone di fare un cammino di fede? Freud (1856 - 1939) con la psicanalisi considerava la religione come una nevrosi ossessiva radicata nel desiderio infantile di una figura paterna dominante che potesse rassicurare di fronte alle sfide della vita, o imbrigliare le proprie potenzialità, eliminando così il rischio che comporta la crescita. Per migliorare la salute mentale collettiva bisognava abbandonare la religione. Un altro autore, Albert Ellis (1913 - 2007) affermava la “significativa correlazione tra la religione e il disturbo emotivo”. Nelle nostre società di fatto molti dicono che la religione non libera l’uomo ma lo schiavizza, che la pratica intensa di una religione può portare solo al fanatismo o manifesta un disturbo mentale già latente. 

“Credere in Dio è per la gente debole che ha paura del buio” diceva Hawking. Al quale rispondeva però un altro grande scienziato John Lennox: «L'ateismo è una favola per chi ha paura non del buio, ma della luce». Infatti quella ondata di critiche rivolte alla religione come contraria allo sviluppo dell’uomo, sta cominciando a scemare. Ricordo una ragazza che stava in terapia e seguiva anche con me un cammino di fede. Lo psichiatra volle incontrarmi. A un certo punto lei disse: “Dottore, vorrei lasciare la comunità di fede, perché ci sono dei problemi, mi sento a disagio”. Egli rispose: “figlia mia, tutti i miei pazienti avessero una comunità e un cammino di fede! Sono le strutture più solide sulle quali appoggiare la tua terapia”. Sono stato 7 anni il cappellano dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Napoli e non ho mai trovato tra i pazienti qualcuno con una fede adulta. 

Uno psichiatra di Yale, Samuel Wilkinson, nota che le affermazioni negative di Freud, di Ellis e altri sulla religione non sono confortate da nessuna investigazione rigorosa (i dati che seguono e le frasi tra virgolette sono tratti da questo articolo Un psiquiatra de Yale desmiente a Freud: la «religión organizada» favorece la salud mental che menziona anche l'articolo in inglese di Samuel Wilkinson). Studi sistematici sulla religione e la salute mentale sono iniziati solo a partire dagli anni ‘80 del secolo scorso e i risultati nel loro insieme “contraddicono risolutamente Freud" e "dimostrano che partecipare a una religione organizzata protegge contro la malattia mentale”. “Chi va regolarmente in chiesa ha meno sintomi di depressione e di ansia nei confronti di chi ci va di rado oppure mai, e ha un maggiore equilibrio mentale”.

Uno studio di Harvard condotto su 49.000 donne per dodici anni mostrava un 30% in meno di casi di depressione tra quelle che andavano regolarmente in chiesa. Su 400 studi sulla correlazione tra religione e depressione solo il 6% mostrava più casi di depressione della media tra chi praticava più assiduamente. Ma la comunità studiata era quasi sempre una comunità “settaria” dove Dio è concepito come brutale e controllore. Invece il 61% degli studi mostrava meno casi di depressione tra le assidue e il restante 33% erano neutri al riguardo. Aggiungo personalmente, senza nessuno studio scientifico, che tra le persone che decidono di frequentare una comunità, un cammino di fede, molte lo fanno proprio quando sono in crisi, quando soffrono molto a livello esistenziale. Quindi, in pratica, il beneficio portato da una comunità cristiana sana sarebbe maggiore di quello che rivelano le statistiche. 

In particolare gli studi tra gli adolescenti in ambiente scolastico, pur non potendosi stabilire statistiche precise, mostrano che pregare con frequenza, andare in chiesa, considerare importante la fede, praticare la gratitudine, sono fattori importanti contro la depressione. Negli anni ‘80 un gruppo di medici cattolici francesi aveva scritto un “appello ai nostri pazienti”. il Titolo era: “Più perdono meno medicine”.  

“La religione istituzionale offre reti sociali solide, un forte senso di comunità e matrimoni più stabili, e tutto ciò migliora la salute mentale, come coltivare attraverso la preghiera, una relazione personale con Colui che governa l’Universo”. 

Da una parte la religione non è una bacchetta magica e implica la collaborazione personale, un'apertura all’Altro e all’altro che è sempre libera. Non cancella la croce come per incanto ma aiuta sicuramente a portarla conservando il proprio equilibrio mentale o migliorandolo. Permette di distaccarsi dai falsi dèi - gli idoli - che guidano la nostra vita, e ci imprigionano, ci uccidono. Permette nel caso di terapia psicologica o psichiatrica di andare più a fondo dentro le proprie "tenebre" e ferite. Infatti non diciamo che psicologi e psichiatri, medicine, siano da bandire, anche se in molti casi “leggeri” il ricorso alla figura professionale competente diventa superfluo. L’articolo dal quale ho tratto la maggior parte dei dati riportati conclude che “mentre continuano a crescere (nella società) i livelli di depressione e di ansietà man mano che decrescono i livelli di partecipazione ai servizi religiosi, dobbiamo ricordare che la religione istituzionale è una fonte importante di benessere mentale e approfittarne”.


2 commenti:

  1. Tutto vero. L'ho sperimentato. La mia vita è cambiata e migliorata con il cammino di fede. Il modo di vedere e risolvere i problemi sono cambiati in meglio. Ringrazio il Signore, sono molto riconoscente x aver permesso a me e mio marito di conoscere le meraviglie che solo attraverso la religione e la comunità si può sperimentare.

    RispondiElimina