1.1. La grandezza della paternità di Dio Padre, fondamento della grandezza del Figlio e dello Spirito
9. Al punto di partenza della fede di Nicea si trova l’affermazione dell’unità di Dio. Il cristianesimo è fondamentalmente un monoteismo, che si pone in continuità con la rivelazione fatta a Israele. Ciononostante, il Simbolo non pone all’inizio semplicemente “Dio”, e ancor meno la natura divina una, bensì la Prima ipostasi divina che è il Padre. In quanto «creatore del cielo e della terra» (cf. Gn 1,1; Ne 9,6; Ap 10,6), Egli è Padre di tutte le cose.[11]Inoltre, il Cristo rivela l’inaudita paternità intra-divina di Dio, fondamento della sua paternità ad extra. Se il Cristo è Figlio divino, in una maniera unica, ciò implica una generazione in Dio: Dio il Padre dona tutto ciò che ha e tutto ciò che è. Dio non è un principio povero ed egoista: Egli è sine invidia.[12]La sua paternità, come la sua onnipotenza, è capacità di donarsi interamente. Questo dono paterno non è solamente un aspetto tra altri, ma definisce il Padre, che è interamente paternità.[13]Dio è Padre da sempre, e non è mai stato un Dio “solitario”.[14]Questa paternità del Dio Uno è il primo aspetto della fede cristiana che provoca lo stupore e di cui si tratta di celebrare l’immensità, riscoprendo Nicea 1700 anni dopo. Si tratta dunque di esplorarne le implicazioni per la comprensione del mistero trinitario.
10. La fede nel Padre testimonia la pienezza sovrabbondante di Dio. Il primo articolo non è semplicemente una definizione di Dio, ma anzitutto una lode che si inscrive nella tradizione dossologica della liturgia giudaica e delle prime liturgie cristiane.[15]Il Dio “onnipotente (pantokratōr)” fa eco a diverse espressioni veterotestamentarie, come, ad esempio, “Signore Sabaoth”, ripresa nel Nuovo Testamento nel quadro delle liturgie celesti (Ap 4,8; 11,17; 15,3; 16,14; 19,6).
NOTE:
[11] La tematica di Dio Padre in quanto Creatore è molto presente presso i primi Padri della Chiesa. Clemente Romano si riferisce al «Padre e creatore del mondo intero», Lettera ai Corinti 19,2 e 35,3, in C. Dell’Osso, I Padri apostolici, Città Nuova, Roma 2011, pp. 51 e 60; Giustino parla del «Padre e Signore dell’universo», I Apologia 12,9; 61,3, trad. it. di G. Girgenti, Rusconi, Milano 1995, pp. 57 e 157; Taziano evoca anche l’«Autore degli spiriti» e il «Padre del sensibile e del visibile», Ai Greci IV,3, trad. it. di G. Aragione, Paoline, Milano 2015, pp. 155-157. É un’idea che si trova già presso gli autori greci: Platone considera il dio come «l’autore e il padre di tutto l’universo»: Timeo 28c; 41a, trad. it. di G. Lozza, Mondadori, Milano 1994, pp. 25. 47; si veda anche Epitteto, Diatribai I,9,7. trad. it. di D. Bassi, Razzolini, Firenze 1915, p. 13.
[12] Contrariamente ad Eschilo, che parla del «τῶν θεῶν φθόνο V», “l’invidia degli dèi” (I Persiani 362, trad. it. di C. Carena, Eschilo, Le supplici. I Persiani. Prometeo incatenato. I sette contro Tebe, Mondadori, Verona 1960, p. 95), si veda Tommaso d’Aquino, Contra Gentiles, l. 1 cap. 89 n. 12: «Invidiam igitur in Deo impossibile est esse, etiam secundum suae speciei rationem: non solum quia invidia species tristitiae est, sed etiam quia tristatur de bono alterius, et sic accipit bonum alterius tanquam malum sibi».
[13] Cf. Ilario di Poitiers, De Trinitate, IX, 61, trad. it. di A. Orazzo, vol. 2, Città Nuova, Roma 2011, pp. 161-162.
[14] Cf. Ippolito, C. Noet. 10,1-2, trad. it. di M. Simonetti, Ippolito, Contro Noeto, Dehoniane, Bologna 2000, p. 171. Tertulliano: «Ante Omnia enim Deus erat solus, ipse sibi et mundus et locus et omnia. Solus autem quia nihil aliud extrinsecus praeter illum. Ceterum ne tunc quidem solus; habebat enim secum quam habebat in semetipso, rationem suam»: Adversus Praxean, 5,2, CCL 2, p. 1163.
[15] Cf. Martyre de saint Polycarpe, in C. Dell’Osso, I Padri apostolici, pp. 145-156; Giustino, I Apologia 63, trad. it. di G. Girgenti, pp. 161-165.
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