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venerdì 1 ottobre 2021

PAPA FRANCESCO E MESSA IN LATINO 3/4. I "tradizionalisti" non comprendono la Tradizione.

 


2.La posizione della Chiesa e del Magistero costante:

Il problema dei tradizionalisti è quindi più profondo del solo problema della lingua latina. In pratica rifiutano il Concilio Vaticano II. A livello della messa e della Liturgia in generale, rifiutano la Tradizione più antica degli Apostoli e dei martiri, ritrovata con la riforma del 1970: vogliono celebrare con il Messale di san Pio V, nell’Edizione del 1962 (la sesta dal 1570, quindi ogni volta con delle modifiche. Gli esperti dicono che queste modifiche non sono poi tanto marginali …). Da notare che san Pio V, promulgando il nuovo Messale romano nel 1570, aveva tolto ogni valore ai libri liturgici anteriori e azzerato riti di chiese particolari. O dentro o fuori! Rimaneva una sola preghiera eucaristica, il “canone romano”. Invece, col Concilio, come già ricordato, si è conservato il canone romano arricchendo le possibilità di usare altre preghiere. E, soprattutto, negli anni ’80, si è voluto tener conto di della soggettività di certi gruppi, dare il tempo di adattarsi, di cambiare mentalità, di superare lo shock della drammatica rottura di Lefebvre con la Chiesa. Ma lo scopo era condurre tutti a celebrare secondo il Rito suscitato dal Concilio.

Infatti il Motu Proprio di Giovanni Paolo II “Ecclesia Dei adflicta” è molto chiaro:

“Le particolari circostanze, oggettive e soggettive, nelle quali l'atto dell'Arcivescovo Lefebvre è stato compiuto, offrono a tutti l'occasione per una profonda riflessione e per un rinnovato impegno di fedeltà a Cristo e alla Sua Chiesa.

§3. In se stesso, tale atto è stato una disobbedienza al Romano Pontefice in materia gravissima e di capitale importanza per l'unità della Chiesa, quale è l'ordinazione dei vescovi mediante la quale si attua sacramentalmente la successione apostolica. Perciò, tale disobbedienza - che porta con sé un rifiuto pratico del Primato romano - costituisce un atto scismatico(3). Compiendo tale atto, nonostante il formale monitum inviato loro dal Cardinale Prefetto della Congregazione per i Vescovi lo scorso 17 giugno, Mons. Lefebvre ed i sacerdoti Bernard Fellay, Bernard Tissier de Mallerais, Richard Williamson e Alfonso de Galarreta, sono incorsi nella grave pena della scomunica prevista dalla disciplina ecclesiastica(4).

§4. La radice di questo atto scismatico è individuabile in una incompleta e contraddittoria nozione di Tradizione. Incompleta, perché non tiene sufficientemente conto del carattere vivo della Tradizione, «che - come ha insegnato chiaramente il Concilio Vaticano II - trae origine dagli Apostoli, progredisce nella Chiesa sotto l'assistenza dello Spirito Santo: infatti la comprensione, tanto delle cose quanto delle parole trasmesse, cresce sia con la riflessione e lo studio dei credenti, i quali le meditano in cuor loro, sia con la profonda intelligenza che essi provano delle cose spirituali, sia con la predicazione di coloro i quali con la successione episcopale hanno ricevuto un carisma certo di verità»(5)

Ma è soprattutto contraddittoria una nozione di Tradizione che si oppone al Magistero universale della Chiesa, di cui è detentore il Vescovo di Roma e il Corpo dei Vescovi. Non si può rimanere fedeli alla Tradizione rompendo il legame ecclesiale con colui al quale Cristo stesso, nella persona dell'apostolo Pietro, ha affidato il ministero dell'unità nella sua Chiesa(6)

§5. Dinanzi alla situazione verificatasi, sento il dovere di rendere consapevoli tutti i fedeli cattolici di alcuni aspetti che questa triste circostanza pone in particolare evidenza.

a) L'esito a cui è approdato il movimento promosso da Mons. Lefebvre può e deve essere motivo per tutti i fedeli cattolici, di una sincera riflessione circa la propria fedeltà alla Tradizione della Chiesa autenticamente interpretata dal Magistero ecclesiastico, ordinario e straordinario, specialmente nei Concili ecumenici da Nicea al Vaticano II. Da questa riflessione, tutti devono trarre un rinnovato ed efficace convincimento della necessità di migliorare ancora tale fedeltà, rifiutando interpretazioni erronee ed applicazioni arbitrarie ed abusive, in materia dottrinale, liturgica e disciplinare.

Soprattutto ai Vescovi spetta, per propria missione pastorale, il grave dovere di esercitare una chiaroveggente vigilanza piena di carità e di fortezza, affinché tale fedeltà sia salvaguardata ovunque(7).

Seguendo il ragionamento di Giovanni Paolo II, Lefebvre è stato coerente con la sua idea sbagliata di Tradizione ed è uscito dalla Chiesa, è stato scomunicato. Sempre secondo il ragionamento del Papa l’attaccamento di alcuni al Rito preconciliare ha alla sua radice la stessa incompleta nozione di Tradizione, “perché non tiene sufficientemente conto del carattere vivo della Tradizione.” Ben vengano i fratelli “tradizionalisti” che non vogliono rompere con Roma, ma, di fatto non sono pienamente coerenti, né con la loro idea di tradizione, né con quella che insegna la Chiesa.

Gli stessi criteri che hanno determinato la scomunica di Mons. Lefebvre si applicano alla scomunica di altri gruppi e dei loro membri.

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