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venerdì 22 ottobre 2021

L'OBBLIGO DI CERCARE LA GRAZIA PER NON ESSERE CONDANNATO / S. Giovanni Paolo II, 22 ottobre.

Champ de Mars, JMJ 1997.

 

San Paolo dice che il male che egli compie non lo fa lui, ma il peccato che abita in lui. Potrebbe essere interpretato in modo molto deresponsabilizzante. Quante volte, come gli altri, anche noi ci discolpiamo facilmente: sono fatto così, è più forte di me, non ci posso fare nulla. La storia dei raptus, quando non sono una scusa, ci fanno capire che ci sono infatti delle forze molto potenti dentro di noi. Eppure fin dalle prime pagine della Bibbia Dio dice a Caino: il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo” (Gen. 4,7).

San Paolo non cerca di deresponsabilizzarci ma di aprirci gli occhi su una realtà enorme: nessun uomo con le proprie forze potrà compiere la giustizia, nemmeno con le tante preghiere. Senza la Grazia sono “venduto al peccato”, “rinchiuso sotto il peccato”. Ma la Grazia esiste, è arrivata per liberarci. È la mia unica opportunità per essere salvo, per uscire dalla logica del peccato e della morte, dell’egoismo che mi obbliga a cercare me stesso in tutto, a riportare tutto a me.

Ma se la Grazia è l’unico mio ricorso, io posso discernere i segni dei tempi e ho l’obbligo di accogliere la Grazia, di lasciarmi guidare da essa, e anche di cercarla. “Sono inescusabili!...” tuona Paolo all’inizio di questa lettera ai Romani. “Mi dicono che l'uomo non è capace di vivere certi precetti morali! Ma di quale uomo parliamo? – diceva Giovanni Paolo II al Champ de Mars durante la GMG, con la voce rauca per la tosse  – dell’uomo senza la Grazia o dell’uomo con la Grazia?"

 

PRIMA LETTURA 

Chi mi libererà da questo corpo di morte?

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 7,18-25a

Fratelli, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene: in me c’è il desiderio del bene, ma non la capacità di attuarlo; infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio. Ora, se faccio quello che non voglio, non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me. Dunque io trovo in me questa legge: quando voglio fare il bene, il male è accanto a me. Infatti nel mio intimo acconsento alla legge di Dio, ma nelle mie membra vedo un’altra legge, che combatte contro la legge della mia ragione e mi rende schiavo della legge del peccato, che è nelle mie membra. Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 118)

R. Insegnami, Signore, i tuoi decreti.

Insegnami il gusto del bene e la conoscenza,

perché ho fiducia nei tuoi comandi.

Tu sei buono e fai il bene:

insegnami i tuoi decreti. R.

 

Il tuo amore sia la mia consolazione,

secondo la promessa fatta al tuo servo.

Venga a me la tua misericordia e io avrò vita,

perché la tua legge è la mia delizia. R.

 

Mai dimenticherò i tuoi precetti,

perché con essi tu mi fai vivere.

Io sono tuo: salvami,

perché ho ricercato i tuoi precetti. R.

 

CANTO AL VANGELO (cf. Mt 11,25)

R. Alleluia, alleluia. Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno. R. Alleluia.

VANGELO

Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo?

+ Dal Vangelo secondo Luca 12,54-59

In quel tempo, Gesù diceva alle folle: «Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: “Arriva la pioggia”, e così accade. E quando soffia lo scirocco, dite: “Farà caldo”, e così accade. Ipocriti! Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo; come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto? Quando vai con il tuo avversario davanti al magistrato, lungo la strada cerca di trovare un accordo con lui, per evitare che ti trascini davanti al giudice e il giudice ti consegni all’esattore dei debiti e costui ti getti in prigione. Io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo». Parola del Signore.

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