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lunedì 25 ottobre 2021

NON UNO SPIRITO DI SCHIAVI PER RICADERE NELLA PAURA MA DI FIGLI ADOTTIVI / Lunedì XXX sett. T.O., dispari.

 


Gesù, nella sinagoga, chiama a sé una donna che da diciotto anni non riesce a raddrizzarsi e la libera dal suo male. Ma è di sabato. Il capo sinagoga si risente, ma non osa attaccare di petto Gesù e nemmeno la donna. Egli se la prende con la gente in genere “che viene a farsi curare di sabato”. Oggettivamente la sua posizione è ridicola: perché è Gesù che ha preso l’iniziativa non la donna, ed egli non interpreta la Legge in modo corretto. Ma qualche dubbio, qualche senso di colpa nella gente, persino in questa donna, riuscirà senz’altro a insinuarlo. Gesù allora reagisce fortemente per proteggere la verità.

Nel Vangelo di ieri, la folla voleva prima zittire il cieco, poi, quando Gesù lo chiama, lo incoraggia. La folla non è cattiva ma è labile, influenzabile, si appoggia di qua poi di là ... Nel primo momento però, come il capo sinagoga di oggi, la folla è strumento di Satana: quel cieco poteva scoraggiarsi! La verità è che tutti, chi più, chi meno, siamo ancora “debitori verso la carne”. Interiormente ci chiediamo: “a chi devo dare retta?”. Ci confrontiamo sempre alla mentalità comune, della società, del gruppo, della famiglia, ai nostri propri gusti e interessi, ecc. Non osiamo contraddire chi ci circonda, chi ci sostiene, chi conta per noi sul piano affettivo. E poi, si dice, bisogna rispettare le idee degli altri.  - Ma questa persona diffonde idee contrarie alla fede! - Va bene ma non dirglielo, perderemmo un membro del nostro gruppo! Va bene, ma in fondo ognuno la pensa come vuole! Va bene ma se queste idee (la) fanno stare bene, che male c'è? … e così via. Bisogna rispettare le persone, sempre,  ma non cedere alla “dittatura del relativismo” come la chiamava Benedetto XVI. 

San Paolo dice che abbiamo un alleato, lo Spirito di Dio che ci guida e ci fa figli, ci difende nella nostra lotta di liberazione dal male e dalla soggezione al pensiero comune. Questo però  ci lega a Dio, alla sua maestà immensa, al pensiero del suo giudizio!, ma non ci rende schiavi, non stabilisce con lui un rapporto di paura. Egli ci porta alla gloria se ci lasciamo amare e guidare da Lui.

 

Prima Lettura   Rm 8, 12-17
Avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!».

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, noi siamo debitori non verso la carne, per vivere secondo i desideri carnali, perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete.
Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: «Abbà! Padre!».
Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito, attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.    

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 67
Il nostro Dio è un Dio che salva.

Sorga Dio e siano dispersi i suoi nemici
e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano.
I giusti invece si rallegrano,
esultano davanti a Dio
e cantano di gioia.

Padre degli orfani e difensore delle vedove
è Dio nella sua santa dimora.
A chi è solo, Dio fa abitare una casa,
fa uscire con gioia i prigionieri.

Di giorno in giorno benedetto il Signore:
a noi Dio porta la salvezza.
Il nostro Dio è un Dio che salva;
al Signore Dio appartengono le porte della morte.   

Canto al Vangelo 
  Gv 17,17 
Alleluia, alleluia.

La tua parola, Signore, è verità;
consacraci nella verità.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 13, 10-17
Questa figlia di Abramo non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta.
Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato».
Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.   

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