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martedì 26 ottobre 2021

IL PESO LEGGERO E MOMENTANEO DELLE NOSTRE SOFFERENZE ... / martedì XXX sett. T.O., dispari.

 


Le parabole del seme e del lievito sono una Parola di Dio da accogliere con fede piena. Ci infondono fiducia e coraggio. Ma non devono farci adagiare come tante volte siamo tentati di fare. Abbiamo in questo periodo Papi straordinari ma chi rimpiange Giovanni Paolo II o Benedetto XVI non può nascondersi che anche con loro i paesi di Antichità Cristianità hanno continuamente perso fedeli, vocazioni, presenza nella società.

Per quanto ci riguarda, chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà, e chi semina zizzania non raccoglierà frumento. Bisogna seminare con abbondanza, fiducia e coraggio.

Anche san Paolo ci incoraggia di fronte alle sofferenze presenti e momentanee (2 Cor 4,17) per la promessa della gloria futura. Per Cristo, san Paolo ha perso le amicizie di un tempo, nelle sue comunità c'è qualche falso fratello che lo combatte alle spalle, i pagani reagiscono spesso in modo violentissimo. Ed egli sa di non lottare soltanto contro uomini ma contro il potere immenso e spaventoso del caos demoniaco dove c'è solo tenebra e angoscia. Però si sente più che vincitore per la Vittoria di Colui che ci ha amati!

In questi giorni preghiamo specialmente per le anime dei defunti. È un’opera davvero meritoria e pia. Ma possiamo pregare solo per coloro che sono stati salvati e si purificano. Immaginiamo che qualcuno dei nostri famigliari o amici fosse all’inferno: non possiamo più pregare per lui! Forse se la testimonianza e l’annuncio gli fossero arrivati in modo più autentico poteva aprire il suo cuore a Dio. Siamo richiamati in questo tempo alla conversione sincera e all’apostolato zelante.

 

Prima Lettura  Rm 8, 18-25
L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi.
L’ardente aspettativa della creazione, infatti, è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.
Ora, ciò che si spera, se è visto, non è più oggetto di speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe sperarlo? Ma, se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza.  

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 125
Grandi cose ha fatto il Signore per noi.

Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.

Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.

Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.

Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.      

Canto al Vangelo 
 Mt 11,25 
Alleluia, alleluia.

Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 13,18-21
Il granello crebbe e divenne un albero.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, diceva Gesù: «A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami».
E disse ancora: «A che cosa posso paragonare il regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».   

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