Mosè è la prova che nessuno può fermare i piani di Dio.
Dalla lettura dell’Esodo comprendiamo che altri neonati maschi scampano alla strage
anche per il senso di servizio alla vita delle levatrici (temevano Dio ed egli le
ricompensò, dice la Bibbia: ricordiamolo alla nostra generazione di oggi). Ma la
salvezza di Mosè è esemplare: sarà il Faraone
stesso ad allevarlo nel proprio palazzo! Visto umanamente potrebbe sembrare che
per un capriccio della sua figlia e una debolezza del suo cuore di padre,
Faraone introduce in casa e nutre il suo stesso nemico. Grandissimo errore! Visto
dalla parte di Dio è tutto il contrario, per un lasciarsi guidare dall’amore la
sua figlia permette a Faraone di accogliere colui che lo salverà mettendo in
scacco il suo orgoglio e il suo delirio di onnipotenza. Immensa ricompensa per una
momentanea apertura alla grazia. Comunque
Dio ha tutto nelle mani e nessuno può fermare la sua volontà. È ciò che si
realizza anche attraverso l’impulsività di Mosè che uccide l’egiziano e dovrà
fuggire molto lontano: grave errore di immaturità che provocherà una
lunghissima esperienza di esilio. Ma questa sfocerà nella missione più grande che
si possa immaginare.
Meno male che Dio usa anche i nostri errori… Se
guardasse solo al peccato chi si salverebbe? (salmo 129, ecc.). Ma questo non esenta
dall’obbligo della conversione radicale. Le maledizioni di Gesù contro le città
del Lago sono tremende. Sono pur sempre maledizioni profetiche: se oggi ascolto
questa parola e mi converto, Dio cancella tutto. Ma guai a presumere della
misericordia e ad abituarsi al peccato.
Prima
Lettura Es 2, 1-15
Lo chiamò Mosè perché l'aveva tratto dalle acque; cresciuto in età,
egli si recò dai suoi fratelli.
Dal libro dell'Èsodo
In quei giorni, un uomo della famiglia di Levi andò a prendere in moglie una discendente di Levi. La donna concepì e partorì un figlio; vide che era bello e lo tenne nascosto per tre mesi. Ma non potendo tenerlo nascosto più oltre, prese per lui un cestello di papiro, lo spalmò di bitume e di pece, vi adagiò il bambino e lo depose fra i giunchi sulla riva del Nilo. La sorella del bambino si pose a osservare da lontano che cosa gli sarebbe accaduto.
Ora la figlia del faraone scese al Nilo per fare il bagno, mentre le sue ancelle passeggiavano lungo la sponda del Nilo. Ella vide il cestello fra i giunchi e mandò la sua schiava a prenderlo. L’aprì e vide il bambino: ecco, il piccolo piangeva. Ne ebbe compassione e disse: «È un bambino degli Ebrei». La sorella del bambino disse allora alla figlia del faraone: «Devo andare a chiamarti una nutrice tra le donne ebree, perché allatti per te il bambino?». «Va’», rispose la figlia del faraone. La fanciulla andò a chiamare la madre del bambino. La figlia del faraone le disse: «Porta con te questo bambino e allattalo per me; io ti darò un salario». La donna prese il bambino e lo allattò.
Quando il bambino fu cresciuto, lo condusse alla figlia del faraone. Egli fu per lei come un figlio e lo chiamò Mosè, dicendo: «Io l’ho tratto dalle acque!».
Un giorno Mosè, cresciuto in età, si recò dai suoi fratelli e notò i loro lavori forzati. Vide un Egiziano che colpiva un Ebreo, uno dei suoi fratelli. Voltatosi attorno e visto che non c’era nessuno, colpì a morte l’Egiziano e lo sotterrò nella sabbia.
Il giorno dopo uscì di nuovo e vide due Ebrei che litigavano; disse a quello che aveva torto: «Perché percuoti il tuo fratello?». Quegli rispose: «Chi ti ha costituito capo e giudice su di noi? Pensi forse di potermi uccidere, come hai ucciso l’Egiziano?». Allora Mosè ebbe paura e pensò: «Certamente la cosa si è risaputa».
Il faraone sentì parlare di questo fatto e fece cercare Mosè per metterlo a morte. Allora Mosè fuggì lontano dal faraone e si fermò nel territorio di Madian.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 68
Voi che cercate Dio, fatevi coraggio.
Affondo
in un abisso di fango,
non ho nessun sostegno;
sono caduto in acque profonde
e la corrente mi travolge.
Ma io
rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Io
sono povero e sofferente:
la tua salvezza, Dio, mi ponga al sicuro.
Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento.
Vedano
i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.
Canto al Vangelo Sal 94
Alleluia, alleluia.
Oggi non indurite il vostro cuore,
ma ascoltate la voce del Signore.
Alleluia.
Vangelo Mt 11, 20-24
Nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne e la terra di Sòdoma saranno
trattate meno duramente di voi.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la
maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite:
«Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero
avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite
di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel
giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi.
E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi
precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati
in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del
giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te».
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