Con la parabola del granello di senape, del lievito nella
pasta, Gesù ci incoraggia mostrando la potenza della grazia. Con il vitello d’oro, l’Esodo ci mostra
la pesantezza disperante del peccato che domina l’uomo.
A Parigi durante la GMG, e io in fondo al Champs de
Mars, Giovanni Paolo II disse: “quando parlo di morale sessuale mi si dice che l’uomo
non è capace di osservare i comportamenti indicati dal Vangelo. Ma di quale
uomo parliamo: dell’uomo redento, dell’uomo con la grazia o dell’uomo senza la grazia?” “È solo il primo passo che costa”
diceva santa Teresina.
Ecco invece la triste storia dell’uomo condizionato dal peccato originale: il popolo oppresso dalla schiavitù e trascinato dai prodigi operati per mezzo di Mosè esce dall’Egitto, sì, ma quando Mosè sale sul monte, dopo pochi giorni si sente perso, non sopporta il vuoto e vuole un dio che si possa vedere e toccare, che simboleggi fecondità e ricchezza, come quelli degli egiziani. Quando Mosè scende dal monte, egli incolpa per primo Aronne di questo peccato: infatti avrebbe dovuto resistere. Egli era il responsabile e non era stato forse coinvolto come nessun altro nei prodigi che Dio aveva fatto per mano di Mosè? Invece Aronne cede, e, davanti a Mosè, invece di assumersi le sue responsabilità, egli scarica la colpa sul popolo. Uno schema che ritroviamo tutti i giorni.
Cosa scegliamo: la grazia oppure la natura ferita
dal peccato originale, senza redenzione? Scegliamo il combattimento spirituale – il primo
passo che costa – oppure di adagiarci? Perché i cristiani come lievito nella pasta
possano cambiare la società, devono prima essere evangelizzati. Senza la grazia nessuno
è capace di vincere la forza del peccato.
Prima
Lettura Es 32, 15-24. 30-34
Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio
d'oro.
Dal libro dell'Èsodo
In quei giorni, Mosè si voltò e scese dal monte con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall’altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole.
Giosuè sentì il rumore del popolo che urlava e disse a Mosè: «C’è rumore di battaglia nell’accampamento». Ma rispose Mosè:
«Non è il grido di chi canta: “Vittoria!”.
Non è il grido di chi canta: “Disfatta!”.
Il grido di chi canta a due cori io sento».
Quando si fu avvicinato all’accampamento, vide il vitello e le danze. Allora l’ira di Mosè si accese: egli scagliò dalle mani le tavole, spezzandole ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell’acqua e la fece bere agli Israeliti.
Mosè disse ad Aronne: «Che cosa ti ha fatto questo popolo, perché tu l’abbia gravato di un peccato così grande?». Aronne rispose: «Non si accenda l’ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è incline al male. Mi dissero: “Fa’ per noi un dio che cammini alla nostra testa, perché a Mosè, quell’uomo che ci ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. Allora io dissi: “Chi ha dell’oro? Toglietevelo!”. Essi me lo hanno dato; io l’ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello».
Il giorno dopo Mosè disse al popolo: «Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa».
Mosè ritornò dal Signore e disse: «Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d’oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... Altrimenti, cancellami dal tuo libro che hai scritto!».
Il Signore disse a Mosè: «Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va’, conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco, il mio angelo ti precederà; nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 105
Rendete grazie al Signore, perché è buono.
Si fabbricarono un vitello sull’Oreb,
si prostrarono a una statua di metallo;
scambiarono la loro gloria
con la figura di un toro che mangia erba.
Dimenticarono Dio che li aveva salvati,
che aveva operato in Egitto cose grandi,
meraviglie nella terra di Cam,
cose terribili presso il Mar Rosso.
Ed egli li avrebbe sterminati,
se Mosè, il suo eletto,
non si fosse posto sulla breccia, davanti a lui
per impedire alla sua collera di distruggerli.
Canto al Vangelo Gc 1, 18
Alleluia, alleluia.
Per sua volontà il Padre ci ha generati
per mezzo della parola di verità,
per essere una primizia delle sue creature.
Alleluia.
Vangelo Mt 13, 31-35
Il granello di senape diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei
cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo
campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più
grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli
del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una
donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se
non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del
profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo»..
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