In questa domenica si intrecciano almeno due temi importantissimi: il non
ascolto della Parola di Dio e la debolezza.
La prima lettura tratta da Ezechiele è molto chiara: bisogna annunciare
la Parola di Dio anche se è probabile che venga rifiutata. Perché farlo allora?
“sapranno almeno che un profeta si trova
in mezzo a loro”. Quanti genitori, insegnanti, praticanti, non osano più annunciare
la verità di Dio perché trovano disinteresse, rifiuto. Certo non esasperare i figli,
non accendere Radio Maria alle 6 del mattino per tutta la giornata, ma essere chiari,
fermi. È necessario anche se costa.
San Paolo fa una
confessione sconvolgente. Ha vissuto un dramma. Anche se annuncia Cristo Salvatore,
“crocifisso per la sua debolezza”, di un suo grave limite (confrontando vari
passi del Nuovo Testamento forse una malattia, ma ognuno può inserire il proprio
dramma esistenziale) egli vede solo un ostacolo a sé e all’opera di
evangelizzazione. Ma il Signore è di avviso contrario: “non devi avere altro
appoggio che nella mia grazia, è allora che si manifesta la mia forza: quando sei
debole!” Illuminato e rincuorato, Paolo ragiona ed estende questa scoperta a tutti
i limiti che incontra, dicendo di compiacersi (!) “negli oltraggi, nelle
difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo”.
Quali debolezze ci
presenta la Parola di Dio di oggi? Il rifiuto di ascoltare che mette Ezechiele a
nudo umanamente. Tutte le debolezze che elenca Paolo ai Corinti. L’essere già conosciuto,
misurato, catalogato di Gesù da parte dei suoi compaesani di Nazareth. Quante volte
il tuo passato ti inibisce prima ancora che tu apra la bocca. Don Andrea
Brugnoli fondatore del movimento delle “Sentinelle del Mattino” prende ragazzi
delle parrocchie e, saggiamente, li manda ad evangelizzare altri giovani fuori
dal loro territorio. Già sono pieni di paura di doversi rivolgere a sconosciuti
per parlare loro dell’amore di Dio e della salvezza, figuriamoci tra i loro compagni,
tra gente del loro quartiere. Anche chi ascolta sarà più libero, meno vittima
dei propri pregiudizi. Gesù però va oltre. Anche noi dobbiamo imparare ad
andare oltre le nostre paure.
Prima
Lettura Ez 2, 2-5
Sono una genìa di ribelli, sapranno almeno
che un profeta si trova in mezzo a loro.
Dal libro del profeta Ezechiele
In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava.
Mi disse: «Figlio
dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono
rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino
ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu
dirai loro: “Dice il Signore Dio”.
Ascoltino o non
ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un
profeta si trova in mezzo a loro».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 122
I nostri occhi sono rivolti al Signore.
A te alzo i miei occhi,
a te che siedi nei cieli.
Ecco, come gli occhi dei servi
alla mano dei loro padroni.
Come gli occhi di una
schiava
alla mano della sua padrona,
così i nostri occhi al Signore nostro Dio,
finché abbia pietà di noi.
Pietà di noi, Signore,
pietà di noi,
siamo già troppo sazi di disprezzo,
troppo sazi noi siamo dello scherno dei gaudenti,
del disprezzo dei superbi.
Seconda Lettura 2 Cor 12, 7-10
Mi vanterò delle mie debolezze, perché
dimori in me la potenza di Cristo.
Dalla
seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi
Fratelli, affinché io non monti in superbia, è stata data alla mia carne una
spina, un inviato di Satana per percuotermi, perché io non monti in superbia.
A causa di questo per
tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me. Ed egli mi ha detto:
«Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella
debolezza».
Mi vanterò quindi ben
volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.
Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà,
nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono
debole, è allora che sono forte.
Canto al Vangelo Cf Lc 4,18
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me:
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.
Vangelo Mc 6, 1-6
Un profeta non è disprezzato se non nella
sua patria.
Dal
vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si
mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e
dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è
stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il
falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di
Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di
scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un
profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa
sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi
malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i
villaggi d’intorno, insegnando.
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