Il sacrificio di Abramo colpisce sempre tutti, forse più dello stesso
sacrificio di Cristo sulla croce. Come mai? Forse l’offerta di sé di Gesù è troppo
grande e ci teniamo a distanza, mentre un padre che sacrifica il figlio, questo
ci tocca direttamente!... Infatti, forse inconsciamente, pensiamo che Gesù è Dio
e quindi può fare cose che ci superano al punto di non riguardarci più, e poi essendo Dio, sulla croce paga "le sue colpe”: infatti, non abbiamo chiesto di
nascere e siamo arrivati in un mondo pieno di dolore e di gravissime difficoltà.
E che Dio esiga, poi, da un povero padre umano, già tanto provato, di sgozzare
suo proprio figlio, evoca un Dio mostruoso che ci fa ribellare.
No, Dio non ha chiesto ad Abramo di sgozzare il suo figlio e glielo
impedirà, vieterà i sacrifici umani, tanto comuni tra i pagani. Ma gli chiede
di sacrificarlo, di offrirgli questo figlio, di consacrarglielo, di non appropriarsi
in nulla di questo figlio che è solo dono. E quando Abramo sale al monte, convinto che ucciderà davvero suo figlio con le proprie mani perché condizionato dalla
cultura pagana nella quale è cresciuto e che lo circonda, il suo cuore entra in
un’obbedienza totale, sostenuto solo dalla fede che Dio avendo già tratto la vita da
una carne morta (Gen 18,12), egli ridarà la vita a Isacco (Ebrei 11,19).
Il frutto della fede però è immenso. Costruisce
l’uomo dentro, dandogli un grande grado di sicurezza (vedi 1 Tim 3,13), perché “Se
Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8:31), e genera alla grazia tanti altri (Gen 22,17-18), e come anche nell’episodio del
Vangelo di oggi: “Gesù, vedendo
la loro fede (degli amici), disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono
perdonati i peccati».
Prima
Lettura Gn 22, 1-19
Il sacrificio
di Abramo, nostro padre nella fede.
Dal libro della Gènesi
In quei giorni, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: «Abramo!». Rispose: «Eccomi!». Riprese: «Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va’ nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò».
Abramo si alzò di buon mattino, sellò l’asino, prese con sé due servi e il figlio Isacco, spaccò la legna per l’olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel luogo. Allora Abramo disse ai suoi servi: «Fermatevi qui con l’asino; io e il ragazzo andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da voi». Abramo prese la legna dell’olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutti e due insieme.
Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: «Padre mio!». Rispose: «Eccomi, figlio mio». Riprese: «Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov’è l’agnello per l’olocausto?». Abramo rispose: «Dio stesso si provvederà l’agnello per l’olocausto, figlio mio!». Proseguirono tutti e due insieme.
Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì l’altare, collocò la legna, legò suo figlio Isacco e lo depose sull’altare, sopra la legna. Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio.
Ma l’angelo del Signore lo chiamò dal cielo e gli disse: «Abramo, Abramo!». Rispose: «Eccomi!». L’angelo disse: «Non stendere la mano contro il ragazzo e non fargli niente! Ora so che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unigenito».
Allora Abramo alzò gli occhi e vide un ariete, impigliato con le corna in un cespuglio. Abramo andò a prendere l’ariete e lo offrì in olocausto invece del figlio.
Abramo chiamò quel luogo “Il Signore vede”; perciò oggi si dice: «Sul monte il Signore si fa vedere».
L’angelo del Signore chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e disse: «Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché tu hai fatto questo e non hai risparmiato tuo figlio, il tuo unigenito, io ti colmerò di benedizioni e renderò molto numerosa la tua discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare; la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Si diranno benedette nella tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce».
Abramo tornò dai suoi servi; insieme si misero in cammino verso Bersabea e Abramo abitò a Bersabea.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 114
Camminerò
alla presenza del Signore nella terra dei viventi.
Amo il
Signore, perché ascolta
il grido della mia preghiera.
Verso di me ha teso l’orecchio
nel giorno in cui lo invocavo.
Mi
stringevano funi di morte,
ero preso nei lacci degli inferi,
ero preso da tristezza e angoscia.
Allora ho invocato il nome del Signore:
«Ti prego, liberami, Signore».
Pietoso e
giusto è il Signore,
il nostro Dio è misericordioso.
Il Signore protegge i piccoli:
ero misero ed egli mi ha salvato.
Sì, hai
liberato la mia vita dalla morte,
i miei occhi dalle lacrime,
i miei piedi dalla caduta.
Io camminerò alla presenza del Signore
nella terra dei viventi.
Canto al Vangelo 2 Cor 5,19
Alleluia, alleluia.
Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo,
affidando a noi la parola della riconciliazione.
Alleluia.
Vangelo Mt 9, 1-8
Resero gloria
a Dio che aveva dato un tale potere agli uomini.
Dal
vangelo secondo Matteo
In
quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all’altra riva e giunse nella sua
città. Ed ecco, gli portavano un paralitico disteso su un letto. Gesù, vedendo
la loro fede, disse al paralitico: «Coraggio, figlio, ti sono perdonati i
peccati».
Allora alcuni scribi dissero fra sé: «Costui bestemmia». Ma Gesù, conoscendo i
loro pensieri, disse: «Perché pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa
infatti è più facile: dire “Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire “Àlzati e
cammina”? Ma, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra
di perdonare i peccati: Àlzati – disse allora al paralitico –, prendi il tuo
letto e va’ a casa tua». Ed egli si alzò e andò a casa sua.
Le folle, vedendo questo, furono prese da timore e resero gloria a Dio che
aveva dato un tale potere agli uomini.
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