Cristo, unico Salvatore per i cristiani, apre le braccia a tutti. Duomo di Monreale. |
L’identità cristiana
277. La Chiesa
apprezza l’azione di Dio nelle altre religioni, e «nulla rigetta di quanto è
vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi
di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che […] non raramente
riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini».[271] Tuttavia
come cristiani non possiamo nascondere che «se la musica del Vangelo smette di
vibrare nelle nostre viscere, avremo perso la gioia che scaturisce dalla
compassione, la tenerezza che nasce dalla fiducia, la capacità della
riconciliazione che trova la sua fonte nel saperci sempre perdonati-inviati. Se
la musica del Vangelo smette di suonare nelle nostre case, nelle nostre piazze,
nei luoghi di lavoro, nella politica e nell’economia, avremo spento la melodia
che ci provocava a lottare per la dignità di ogni uomo e donna».[272] Altri
bevono ad altre fonti. Per noi, questa sorgente di dignità umana e di
fraternità sta nel Vangelo di Gesù Cristo. Da esso «scaturisce per il pensiero
cristiano e per l’azione della Chiesa il primato dato alla relazione,
all’incontro con il mistero sacro dell’altro, alla comunione universale con
l’umanità intera come vocazione di tutti».[273]
278. Chiamata a
incarnarsi in ogni situazione e presente attraverso i secoli in ogni luogo
della terra – questo significa “cattolica” –, la Chiesa può comprendere, a
partire dalla propria esperienza di grazia e di peccato, la bellezza
dell’invito all’amore universale. Infatti, «tutto ciò ch’è umano ci riguarda.
[…] Dovunque i consessi dei popoli si riuniscono per stabilire i diritti e i
doveri dell’uomo, noi siamo onorati, quando ce lo consentono, di assiderci fra
loro».[274] Per
molti cristiani, questo cammino di fraternità ha anche una Madre, di nome
Maria. Ella ha ricevuto sotto la Croce questa maternità universale (cfr Gv 19,26)
e la sua attenzione è rivolta non solo a Gesù ma anche al «resto della sua
discendenza» (Ap 12,17). Con la potenza del Risorto, vuole
partorire un mondo nuovo, dove tutti siamo fratelli, dove ci sia posto per ogni
scartato delle nostre società, dove risplendano la giustizia e la pace.
[271] Conc. Ecum. Vat. II, Dich. Nostra aetate, 2.
[272] Discorso nell’Incontro ecumenico, Riga –
Lettonia (24 settembre 2018): L’Osservatore
Romano, 24-25 settembre 2018, p. 8.
[273] Lectio divina alla Pontificia Università Lateranense (26 marzo 2019): L’Osservatore Romano, 27 marzo 2019, p.
10.
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