In Egitto la pacchia si trasforma in schiavitù, anzi, in genocidio “soft”: ogni nato maschio del popolo sarà ucciso, ogni femmina vivrà sottomessa e anche assorbita dal popolo egiziano tramite matrimonio. Perché Dio permette questo, questa sofferenza degli innocenti? E cosa poteva fare il popolo per evitarla o attraversarla senza danno?
Una risposta ce la dona Gesù nel Vangelo: chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me! Non si parla di perfezione ma soltanto di essere degni di Gesù oppure no! Questa risposta sembra una non risposta. Infatti, a quel punto, chi sarà mai degno di Gesù? Gesù incalza: “Chi avrà trovato la sua vita la perderà!” Quante nostre situazioni si rispecchiano in questa breve frase! Un lavoro, un affetto, una situazione qualsiasi possono diventare un “aver trovato la propria vita” e prendere il primo posto nel cuore cosicché i “pensieri vengano in qualche modo traviati dalla loro semplicità e purezza nei riguardi di Cristo” (2 Cor. 11,3). Bisogna quindi perdere tutto ciò che “costituisce la vita”, cioè ciò che la rende ai tuoi occhi piacevole, interessante, degna, per ritrovarla purificata e potenziata in Gesù Cristo. È molto radicale.
Sarebbe facile terrorizzare le persone con queste parole! Ma è la verità! Essa però non esclude un cammino, non toglie valore ai nostri sforzi, alle nostre obbedienze piccole: anche un solo bicchiere d’acqua donato conta per Dio. Qualcuno moltiplica queste piccole e umili obbedienze per mantenere viva la sua fede.
Il segreto è allora di non separare le due parti del
Vangelo di oggi. Se mi fermo ai primi versi (Chi ama il padre più di me …),
genero un timore esagerato, forse fanatismo. Se li dimentico, entro nella logica
di quelli che si “lavano la coscienza” a poco prezzo: basta un bicchiere d’acqua
ogni tanto, qualche elemosina che non tocchi mai la mia tranquillità e la mia
ricchezza. Invece, tutto il brano (Matteo 10,34-42) dimostra un equilibrio
straordinario, ideale e concreto, immenso e accessibile insieme.
Prima
Lettura Es 1, 8-14. 22
Cerchiamo di essere avveduti nei riguardi di Israele per impedire
che cresca.
Dal libro dell'Èsodo
In quei giorni, sorse sull’Egitto un nuovo re, che non aveva conosciuto Giuseppe. Egli disse al suo popolo: «Ecco che il popolo dei figli d’Israele è più numeroso e più forte di noi. Cerchiamo di essere avveduti nei suoi riguardi per impedire che cresca, altrimenti, in caso di guerra, si unirà ai nostri avversari, combatterà contro di noi e poi partirà dal paese».
Perciò vennero imposti loro dei sovrintendenti ai lavori forzati, per opprimerli con le loro angherie, e così costruirono per il faraone le città deposito, cioè Pitom e Ramses. Ma quanto più opprimevano il popolo, tanto più si moltiplicava e cresceva, ed essi furono presi da spavento di fronte agli Israeliti.
Per questo gli Egiziani fecero lavorare i figli d’Israele trattandoli con durezza. Resero loro amara la vita mediante una dura schiavitù, costringendoli a preparare l’argilla e a fabbricare mattoni, e ad ogni sorta di lavoro nei campi; a tutti questi lavori li obbligarono con durezza.
Il faraone diede quest’ordine a tutto il suo popolo: «Gettate nel Nilo ogni figlio maschio che nascerà, ma lasciate vivere ogni femmina».
Salmo Responsoriale Dal Salmo 123
Il nostro aiuto è nel nome del Signore.
Se il
Signore non fosse stato per noi
– lo dica Israele –,
se il Signore non fosse stato per noi,
quando eravamo assaliti,
allora ci avrebbero inghiottiti vivi,
quando divampò contro di noi la loro collera.
Allora
le acque ci avrebbero travolti,
un torrente ci avrebbe sommersi;
allora ci avrebbero sommersi
acque impetuose.
Sia benedetto il Signore,
che non ci ha consegnati in preda ai loro denti.
Siamo
stati liberati come un passero
dal laccio dei cacciatori:
il laccio si è spezzato
e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del Signore:
egli ha fatto cielo e terra.
Canto al Vangelo Mt 5,10
Alleluia, alleluia.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Alleluia.
Vangelo Mt 10, 34 -11, 1
Sono venuto a portare non pace, ma spada.
Dal
vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare
non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la
figlia da sua madre e la nuora da sua suocera; e nemici dell’uomo saranno
quelli della sua casa.
Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più
di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è
degno di me.
Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la
propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha
mandato.
Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e
chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi
piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua
ricompensa».
Quando Gesù ebbe terminato di dare queste istruzioni ai suoi dodici discepoli,
partì di là per insegnare e predicare nelle loro città.
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