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martedì 1 giugno 2021

TOBI RIMASE CIECO, SAN GIUSTINO TROVO' LA LUCE / S. Giustino, 1 giugno.

 


Inizia la lettura del libro di Tobia. Tobi e Anna, i genitori di Tobia, sono ebrei esemplari, fedeli al Signore e alla sua Legge e, in particolare alla hesed, alla misericordia e alle elemosine, malgrado le difficoltà dovute al vivere in esilio in una nazione pagana. Ma ecco che sono messi alla prova con la cecità di Tobi. E a lungo stressati, litigano. A torto, si rinfacciano proprio i valori che li hanno guidati finora. Tobi, cieco, non può più avere il controllo su nulla e diventa, da magnanime, sospettoso, mentre avrebbe dovuto abbondare nella fiducia. La moglie, ferita, se la prende con il marito e con Dio che ha ricompensato in questo modo le sue opere buone: Dio non è buono oppure Tobi era nascostamente falso.

Nelle circostanze normali la fedeltà quotidiana alla volontà di Dio, ai precetti della Legge, è fondamentale ma, sotto stress, le spalle al muro, si rivelano aspetti del carattere profondo di una persona, normalmente invisibili. E questo è un bene perché permette di conoscere se stessi. Ed è anche quando si ha le spalle al muro che si incontrerà realmente Dio. Ecco ciò che ci insegnerà questo libro. La cecità di Tobi permise a lui e ai suoi di vedere ciò che non vedevano prima e a Dio di manifestarsi pienamente.

Nel Vangelo Gesù sventa la trappola che gli tendono alcuni farisei ed erodiani e la sua risposta lascia tutti “ammirati di lui”. È stata astuzia quella di Gesù? Certamente egli sa guardare le situazioni con libertà interiore, ma più che astuzia, la risposta di Gesù scaturisce con semplicità dalla verità delle cose. Semplicità e verità sono la maggiore garanzia.

Rimangono “ammirati di lui”. Quindi qualcosa è arrivato a queste persone, Gesù ha seminato. Questo non impedirà che più tardi lo uccideranno. Come mai? Forse non saranno le stesse persone?... Ma possono essere anche le stesse persone. Tobi era una persona buona e impegnata eppure, sotto stress, entra in collera, nel sospetto, e litiga con la moglie innocente. A maggior ragione dobbiamo prendere coscienza che non basta una conversione superficiale, qualche momento di illuminazione da parte del Signore per cambiarci definitivamente, per vivere nella luce. Anche se quel seme gettato un giorno germoglierà, non dobbiamo sottovalutare la forza delle passioni, dell'orgoglio, del carattere profondo non convertito, degli interessi  materiali e affettivi che condizionano la nostra vita.

San Giustino, nato nel 100 d.C., era un filosofo pagano alla ricerca di Dio. Incontrò il cristianesimo e si convertì. Comprese che nessuno può formarsi un'idea giusta di Dio che non vediamo, se Egli non si rivela. E quindi bisogna obbedire alla Rivelazione. Istituì una scuola di catechesi, di formazione cristiana, perché vedeva che per essere veramente cristiani, assieme alla preghiera, giova una formazione solida sulle basi della fede, che sappia conciliare la Scrittura con la ragione. Scrisse due “Apologie”, due libri, per difendere i cristiani dalle false accuse di cui erano oggetti. Fu martirizzato assieme ad altri verso il 165 dopo Cristo.

  

Prima Lettura  Tb 2,9-14
Rimasi cieco.

Dal libro di Tobia
Io, Tobi, in quella notte di Pentecoste, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto.
Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli. Achikàr, nei due anni che precedettero la sua partenza per l’Elimàide, provvide al mio sostentamento.
In quel tempo mia moglie Anna lavorava a domicilio, tessendo la lana che rimandava poi ai padroni, ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto da mangiare.
Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata». Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e per questo mi vergognavo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!».

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 111
Saldo è il cuore del giusto che confida nel Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Cattive notizie non avrà da temere,
saldo è il suo cuore, confida nel Signore.
Sicuro è il suo cuore, non teme,
finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.

Egli dona largamente ai poveri,
la sua giustizia rimane per sempre,
la sua fronte s’innalza nella gloria.  

Canto al Vangelo 
 Ef 1,17-18 
Alleluia, alleluia.

Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia.
  
Vangelo  
 Mc 12, 13-17
Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio
.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
E rimasero ammirati di lui. 

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