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mercoledì 9 giugno 2021

FRATELLI TUTTI / 89. La pena di morte.

 


La pena di morte

263. C’è un altro modo di eliminare l’altro, non destinato ai Paesi ma alle persone. È la pena di morte. San Giovanni Paolo II ha dichiarato in maniera chiara e ferma che essa è inadeguata sul piano morale e non è più necessaria sul piano penale.[246] Non è possibile pensare a fare passi indietro rispetto a questa posizione. Oggi affermiamo con chiarezza che «la pena di morte è inammissibile»[247] e la Chiesa si impegna con determinazione a proporre che sia abolita in tutto il mondo.[248]

264. Nel Nuovo Testamento, mentre si chiede ai singoli di non farsi giustizia da sé stessi (cfr Rm 12,17.19), si riconosce la necessità che le autorità impongano pene a coloro che fanno il male (cfr Rm 13,4; 1 Pt 2,14). In effetti, «la vita in comune, strutturata intorno a comunità organizzate, ha bisogno di regole di convivenza la cui libera violazione richiede una risposta adeguata».[249] Ciò comporta che l’autorità pubblica legittima possa e debba «comminare pene proporzionate alla gravità dei delitti»[250] e che garantisca al potere giudiziario «l’indipendenza necessaria nell’ambito della legge».[251]

265. Fin dai primi secoli della Chiesa, alcuni si mostrarono chiaramente contrari alla pena capitale. Ad esempio, Lattanzio sosteneva che «non va fatta alcuna distinzione: sempre sarà un crimine uccidere un uomo».[252] Papa Nicola I esortava: «Sforzatevi di liberare dalla pena di morte non solo ciascuno degli innocenti, ma anche tutti i colpevoli».[253] In occasione del giudizio contro alcuni omicidi che avevano assassinato dei sacerdoti, Sant’Agostino chiese al giudice di non togliere la vita agli assassini, e lo giustificava in questo modo: «Non che vogliamo con ciò impedire che si tolga a individui scellerati la libertà di commettere delitti, ma desideriamo che allo scopo basti che, lasciandoli in vita e senza mutilarli in alcuna parte del corpo, applicando le leggi repressive siano distolti dalla loro insana agitazione per esser ricondotti a una vita sana e tranquilla, o che, sottratti alle loro opere malvage, siano occupati in qualche lavoro utile. Anche questa è bensì una condanna, ma chi non capirebbe che si tratta più di un benefizio che di un supplizio, dal momento che non è lasciato campo libero all’audacia della ferocia né si sottrae la medicina del pentimento? […] Sdegnati contro l’iniquità in modo però da non dimenticare l’umanità; non sfogare la voluttà della vendetta contro le atrocità dei peccatori, ma rivolgi la volontà a curarne le ferite».[254]

[246] Cfr Lett. enc. Evangelium vitae (25 marzo 1995), 56: AAS 87 (1995), 463-464.

[247] Discorso in occasione del 25º anniversario del Catechismo della Chiesa Cattolica (11 ottobre 2017): AAS 109 (2017), 1196.

[248] Cfr Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi circa la nuova redazione del n. 2267 del Catechismo della Chiesa Cattolica sulla pena di morte (1 agosto 2018): L’Osservatore Romano, 3 agosto 2018, p. 8.

[249] Discorso a una delegazione dell’Associazione Internazionale di Diritto Penale (23 ottobre 2014): AAS 106 (2014), 840.

[250] Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 402.

[251] S. Giovanni Paolo II, Discorso all’Associazione Nazionale Magistrati (31 marzo 2000), 4: AAS 92 (2000), 633.

[252] Divinae Institutiones VI, 20, 17: PL 6, 708.

[253] Epistula 97 (responsa ad consulta bulgarorum), 25: PL 119, 991.

[254] Epistula ad Marcellinum, 133, 1.2: PL 33, 509.

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