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domenica 6 giugno 2021

CHE SENSO HA CHIAMARE LA MESSA "EUCARISTIA"? / Solennità del Corpus Domini.

 


Nella prima lettura dal libro dell’Esodo, troviamo la parola di Dio viva, scritta poi in un libro, troviamo una preghiera: la risposta del popolo alla proposta di Alleanza di Dio e anche il sangue. Fin da sempre ci sono elementi e dinamiche dell’Eucaristia nella vita del popolo di Dio! Anche la Pasqua esisteva prima di Gesù. Egli  la porta solo a compimento. L'Eucaristia, anche dopo Gesù, conosce variazioni secondo i popoli e i tempi. La Liturgia evolve sempre, pur rimanendo fedele alle sue radici, alla sua logica.

La Solennità di oggi è nata come affermazione pubblica di fede nella presenza di Cristo nelle specie eucaristiche fin quando esse rimangono integre (fin quando il pane consacrato è pane e non briciole troppo fini, o alterato da muffe, ecc., fin quando il vino consacrato è vino e non aceto…). Questa affermazione era opportuna contro i protestanti che negavano in modi più o meno radicali la permanenza di Cristo nel tabernacolo. Era bello vedere interi villaggi in processione per le vie del paese. Oggi con le macchine e la perdita generale di fede, forse le processioni sono meno opportune. Da due anni non c'è a causa del Covid. Non mi manca.

Ma qual è la profonda radice dell’Eucaristia cristiana? È la Risurrezione di Cristo. Senza di essa non ha senso celebrare la messa e chiamarla Eucaristia. “Eucaristia” significa "ringraziamento" in greco. Il ringraziamento non è proprio dei cristiani. Anzi, ci viene dagli ebrei. Iniziano a pregare dicendo: “Baruch Attah Adonai, Elohenu … Benedetto sei tu, Signore, Dio nostro … Fin da sempre per loro è fondamentale il ringraziamento perché Dio li ha scelti in mezzo agli altri popoli e gratuitamente si è impegnato con loro. Questo li fa esclamare “Dayenu”: già basta quello che Dio ci ha dato. “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, benedetto sia il nome del Signore!” dice Giobbe. Se Gesù non è risorto, continuerò ad essere ebreo, aspettando il Messia, ringraziando per le Alleanze, per la Legge e i Profeti. Infatti se la morte non è vinta, essere cristiano significherebbe ringraziare per la morte di Gesù, mentre le forze delle tenebre hanno vinto su di lui e i potenti hanno sempre in mano tutto. Che senso avrebbe? Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo.” dice san Paolo (1Cor 15:32; vedi anche 1 Cor 15,16-17). Ora, invece, Cristo è risorto, Dio ci ha dato tutto in Lui, l’amore, la guida saggia e la potenza che vince la morte. Come non ringraziare? Cosa chiedere di più se egli è il Signore e ha cura di me?

 

Prima Lettura  Es 24, 3-8
Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi.

Dal libro dell'Èsodo

In quei giorni, Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: «Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!».

Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrifi­care giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore.

Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: «Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto».

Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: «Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!».

 
Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 115
Alzerò il calice della salvezza  e invocherò il nome del Signore.

Che cosa renderò al Signore,
per tutti i benefici che mi ha fatto?
Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Agli occhi del Signore è preziosa
la morte dei suoi fedeli.
Io sono tuo servo, figlio della tua schiava:
tu hai spezzato le mie catene.

A te offrirò un sacrificio di ringraziamento
e invocherò il nome del Signore.
Adempirò i miei voti al Signore
davanti a tutto il suo popolo.

Seconda Lettura  
Eb 9, 11-15

Il sangue di Cristo purificherà la nostra coscienza. 

Dalla lettera degli Ebrei

Fratelli, Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna.

Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?

Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa.

 

SEQUENZA

Ecco il pane degli angeli, 
pane dei pellegrini, 
vero pane dei figli: 
non dev'essere gettato.

Con i simboli è annunziato, 
in Isacco dato a morte, 
nell'agnello della Pasqua, 
nella manna data ai padri. 

Buon pastore, vero pane, 
o Gesù, pietà di noi: 
nutrici e difendici, 
portaci ai beni eterni 
nella terra dei viventi. 

Tu che tutto sai e puoi, 
che ci nutri sulla terra, 
conduci i tuoi fratelli 
alla tavola del cielo 
nella gioia dei tuoi santi.
   
Canto al Vangelo  
  Gv 6,51
Alleluia, alleluia.

Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.
Alleluia.

   

Vangelo  Mc 14, 12-16. 22-26
Questo è il mio corpo. Questo è il mio sangue.

Dal vangelo secondo Marco

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?».

Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi».

I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio».

Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi

 

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