Vecchia miniera a cielo aperto. La Natura riparte in mezzo a residui tossici. |
L’altro sabato ho
celebrato un matrimonio. Dal testo della Genesi che parlava del posto
attribuito da Dio all’uomo e alla donna nella creazione, ho incitato gli sposi
ad essere attenti alla natura se volevano per i loro figli una vita felice o
almeno decente. Dal loro sguardo ho compreso che era per loro un pensiero tutto
nuovo.
Questo è il problema, qui e un po' ovunque: la situazione è gravissima, tutti ormai ne sentono parlare, ma un grandissimo numero di persone non ha ancora preso
coscienza che la cosa li riguarda in prima persona e che la salvezza parte anche dai
loro comportamenti personali. Anche chi denuncia, raramente va
oltre la denuncia. Si vedono pochissime proposte di cambiamento, di cura. Anzi, la maggior parte di coloro che si esprimono sui social sono molto centrati
su se stessi e sulla ricerca della propria felicità terrena. Abbiamo una vita sola
e bisogna raggiungere obiettivi fissati da se stessi e centrati su se stessi
(spesso l’ideale è solo quello di un godimento massimo), e quindi avere il
coraggio di allontanare chi ti obbligherebbe a cambiare. Pochissime prospettive
di apertura ad ideali e relazioni che significhino conversione anche solo
umana. Ora, anche se paesi notoriamente minacciati come il
Bangladesh, oppure le isole coralline del Pacifico, sono lontani, se il livello
del mare dovesse alzarsi di 5 metri, Rotterdam, primo porto europeo, e l’Olanda
tutta, terza economia europea, sarebbero annientati e milioni di persone
sfollati. Saremmo anche noi travolti, economicamente, socialmente.
Nel primo giorno del “Decennio
di Restaurazione degli Ecosistemi” (United Nations
Decade on Ecosystem Restoration) papa Francesco ha inviato un messaggio che ricorda
le verità fondamentali e le linee guida che devono orientarci. Ne do alcuni
punti scelti da me, in una mia traduzione dall’inglese:
Tutto è connesso. Una vera “preoccupazione per l’ambiente
deve essere unita ad un amore sincero per gli esseri umani nostri simili e ad
un incrollabile impegno per risolvere i problemi della società”.
“I cieli narrano la gloria di Dio, / e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento. / Il giorno al giorno ne affida il messaggio / e la notte alla notte ne trasmette notizia. / Non è linguaggio e non sono parole, / di cui non si oda il suono. (Salmo 18, 2 – 4). Siamo tutti parte del dono della creazione. Siamo parte della natura, non separati da essa. Questo è ciò che ci dice la Bibbia.
L’attuale situazione ambientale ci chiama ad agire adesso con
urgenza per diventare sempre più collaboratori responsabili della creazione e per
restaurare la natura che abbiamo danneggiata e sfruttata già da troppo tempo. Altrimenti,
rischiamo di distruggere la base stessa
dalla quale dipendiamo. Rischiamo inondazioni, fame e severe conseguenze per noi
stessi e per le future generazioni.
Dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri, in particolare dei
più deboli tra noi. Andare avanti di questo passo di sfruttamento e di
distruzione – degli esseri umani e della natura – è ingiusto e non saggio. Ecco
ciò che una coscienza responsabile ci direbbe. Abbiamo la responsabilità di
lasciare una casa comune abitabile ai nostri figli e alle future generazioni.
Eppure, quando ci guardiamo attorno, cosa vediamo? Vediamo crisi
che portano ad altre crisi. Vediamo la distruzione della natura e anche un
riscaldamento globale che conducono alla morte di milioni di persone. Vediamo le
ingiuste conseguenze di alcuni aspetti del nostro sistema economico attuale e
numerosi crisi climatiche catastrofiche che producono gravi effetti sulle
società umane e anche l’estinzione di specie viventi.
Eppure siamo liberi di cambiare ancora. L’ecologia integrale
è il concetto complesso e multidimensionale che risponde alle esigenze della
situazione attuale, mettendo in luce quanto “sono inseparabili la
preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella
società e la pace interiore”. L.S. 10.
I molti “avvertimenti” di cui facciamo esperienza, tra cui
possiamo vedere il Covid-19 e il riscaldamento globale, ci spingono ad agire
urgentemente.
Siamo anche spinti a ripensare le nostre economie. Esigiamo “una nuova e approfondita riflessione sul senso dell'economia e dei suoi
fini [84],
nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo, per
correggerne le disfunzioni e le distorsioni.” (Benedetto XVI, Caritas in Veritate, n.32, 29 giugno 2009).
Il degrado degli ecosistemi è un chiaro prodotto di una disfunzione economica. Restaurare
la natura che abbiamo rovinata significa, innanzitutto, restaurare noi stessi. Dobbiamo
essere compassionevoli, creativi e coraggiosi. Che possiamo prendere posto
nella Storia come la “Generazione della Restaurazione”.
Ecco sotto il testo completo del messaggio
di papa Francesco, in inglese:
To Her Excellency Mrs. Inger Andersen, UNEP Executive Director
and to His Excellency Mr. Qu Dongyu, FAO
Director-General
Your Excellencies,
Tomorrow we will celebrate World Environment Day. This
annual commemoration encourages us to remember that everything is
interconnected. A true «concern for the environment [...] needs to be joined to
a sincere love for our fellow human beings and an unwavering commitment to
resolving the problems of society».[1] Tomorrow’s celebration, however, will
have a special significance, as it will take place in the year in which the
United Nations Decade on Ecosystem Restoration begins. This decade invites us
to make ten-year commitments aimed at caring for our common home by «supporting
and scaling up efforts to prevent, halt and reverse the degradation of
ecosystems worldwide and raise awareness of the importance of successful
ecosystem restoration».[2]
In the Bible we read that: «The heavens declare
the glory of God; / the skies proclaim the work of his hands. / Day after day
they pour forth speech; / night after night they reveal knowledge. / They have
no speech, they use no words; / no sound is heard from them».[3]
We are all part of this gift of creation. We are a
part of nature, not separated from it. This is what the Bible tells us.
The current environmental situation calls us to
act now with urgency to become ever more responsible stewards of creation and
to restore the nature that we have been damaging and exploiting for too long.
Otherwise, we risk destroying the very basis on which we depend. We risk
floods, and hunger and severe consequences for ourselves and for future
generations. This is what many scientists tell us.
We need to take care of each other, and of the
weakest among us. Continuing down this path of exploitation and destruction –
of humans, and of nature – is unjust and unwise. This is what a responsible
conscience would tell us. We have a responsibility to leave a habitable common
home for our children and for future generations.
However, when we look around ourselves, what do we
see? We see crisis leading to crisis. We see the destruction of nature, as well
as a global pandemic leading to the death of millions of people. We see the
unjust consequences of some aspects of our current economic systems and
numerous catastrophic climate crises that produce grave effects on human
societies and even mass extinction of species.
And yet there is hope. «We have the freedom needed
to limit and direct technology; we can put it at the service of another type of
progress, one which is healthier, more human, more social, more integral».[4]
We are witnessing new engagement and commitment by
several States and non-Governmental actors: local authorities, the private
sector, civil society, youth ... efforts aimed at promoting what we can call
“integral ecology”, which is a complex and multidimensional concept: it calls
for long-term vision; it highlights the inseparability of «concern for nature,
justice for the poor, commitment to society and interior peace»;[5] it is aimed
at restoring «the various levels of ecological equilibrium, establishing
harmony within ourselves, with others, with nature and other living creatures,
and with God».[6] It makes each of us aware of our responsibility as human
beings, towards ourselves, towards our neighbour, towards creation and towards
the Creator.
However, we are warned that we have little time
left – scientists say the next ten years, the span of this UN Decade – to
restore the ecosystem, which will mean the integral restoration of our relation
with nature.
The many “warnings” we are experiencing, among
which we can see Covid-19 and global warming, are pushing us to take urgent
action. I hope that the COP26 on climate change, to be held in Glasgow next
November, will help to give us the right answers to restore ecosystems both
through a strengthened climate action and a spread of awareness and
consciousness.
We are also impelled to rethink our economies. We
require a «further and deeper reflection on the meaning of the economy and its
goals, as well as a profound and far-sighted revision of the current model of
development, so as to correct its dysfunctions and deviations».[7] Ecosystem
degradation is a clear outcome of economic dysfunction.
Restoring the nature we have damaged means, in the
first place, restoring ourselves. As we welcome this United Nations Decade on
Ecosystem Restoration, let us be compassionate, creative and courageous. May we
take our proper place as a “Restoration Generation”.
From the Vatican, 27 May 2021
FRANCIS
______________
[1] Encyclical Letter Laudato si’ (24 May 2015), 91.
[2] UNGA Resolution 73/284 adopted on 1 March
2019: “United Nations Decade on Ecosystem Restoration (2021-2030), op. 1.
[3] Psalm 19: 1-3.
[4] Encyclical Letter Laudato si’ (24 May 2015), 112.
[5] Ibid., 10.
[6] Ibid., 210.
[7] Benedict XVI, Encyclical Letter. Caritas in veritate (29 June 2009), 32.
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