A. Casaroli e B. Craxi firmano il Nuovo Concordato a Villa Madama (1984). |
In una “nota verbale” all’ambasciatore italiano presso la Santa Sede la Segreteria di Stato ha presentato punti critici del Ddl Zan da riconsiderare, chiedendo una diversa modulazione del disegno di legge sull’omotransfobia. Non si è mai contestato la legittimità di tutelare determinate categorie di persone anche se molti fanno notare che sono già tutelate dalle leggi vigenti (uno dei problemi ricorrenti in Italia è di fare nuove leggi invece di applicare quelle già esistenti). Ma si segnala il rischio di ferire libertà sancite dal Concordato.
Qualcuno parla di ingerenza inaccettabile della Santa Sede. Cerchiamo di fare chiarezza.
Tra Stati ci sono continui scambi di informazioni, con
vari gradi che vanno dal più informale al più ufficiale. La menzione “nota
verbale” indica proprio il carattere normale di questo genere di trasmissione
di informazioni, che non sono mai divulgate al
pubblico. A questo punto vorremmo sapere chi ha messo in circolazione
questo testo, con quali intenzioni? Semplice ricerca di scoop con relativa mancia
per la “soffiata”? Volontà di polemica attorno a questo Ddl invece di fare
chiarezza sul testo stesso per difendere le legittime libertà di tutti?
Quindi nessuna ingerenza da parte della Santa Sede ma un
esercizio normale di rapporti tra Stati. Infatti il Vaticano si ferma a
considerare solo ciò che è il suo campo: le possibili contraddizioni tra un
trattato internazionale (firmato dal governo Craxi nel 1984) e una legge
nazionale italiana. Dal canto suo, come tanti altri, il Professore Mirabelli,
Costituzionalista, ex presidente del Csm e della Corte
Costituzionale, segnala come questo Ddl sia scritto in modo poco chiaro e non
garantisca i diritti sanciti dalla Costituzione e soltanto ribaditi nel Concordato del 1984.
C'è quindi una dubbia costituzionalità di questo progetto di legge, che il
Vaticano si guarda bene dal segnalare proprio per non esercitare alcuna
ingerenza, limitandosi al Concordato. La polemica successiva, voluta o
meno, invece di aiutare a fare chiarezza, polarizza il dibattito deviandolo
dalla normale discussione sul testo del Ddl.
Infatti molte reazioni di questi giorni sono sul filo
della confusione. Il noto rapper Fedez attacca questa nota ricordando “le tasse non pagate
dalla Santa Sede allo Stato Italiano”. L’esenzione di tasse ad enti no-profit è
un discorso, la mia libertà, assieme a milioni di credenti e genitori,
educatori, ecc., di professare i miei valori e di non essere imbavagliato e
punibile penalmente è un altro discorso. I due discorsi possono essere affrontati,
ma, per favore, separatamente. Se qualcuno ha goduto finora di esenzione
indebita di tasse, facciamo chiarezza su questo punto e, nel caso, facciamo
pagare le tasse. Ma non si può cercare di zittire per questo motivo – tutto da
provare – chi solleva un altro problema fondamentale: la libertà di professare
dei valori e di trasmetterli. Sono chiaramente due problemi separati. E anche
le persone coinvolte sono diverse: se il Vaticano non ha pagato le tasse, riguarda il Vaticano. Chi ha opinioni e valori e può essere intralciato
e perseguitato nelle sue legittime libertà, sancite dalla Costituzione, non è il
Vaticano. Fedez non arriva a fare queste distinzioni, oppure cerca solo di
attaccare la Chiesa a prescindere? Elodie ringrazia i suoi genitori di non
averla battezzata? È libera di farlo. Che lo dica a proposito di questa nota della
Segreteria di Stato sul Ddl Zan manifesta la stessa confusione tra campi. Imparare
ad avere uno spirito critico, a ragionare in modo spassionato, è fondamentale. Altrimenti
si rischia di cadere nella “caccia alle streghe” giudicando problemi e persone sull’onda
dell’emotività, dimenticando quanto male questo atteggiamento ha fatto e fa ancora
oggi.
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