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giovedì 3 giugno 2021

IMPARIAMO COS'E' IL MATRIMONIO DA TOBIA E SARA / Giovedì IX sett. T.O., Martiri ugandesi.

 


La liturgia oggi ci presenta il matrimonio di Tobia e Sara, dandoci un insegnamento sul matrimonio. Per la Bibbia è un progetto d’amore personale, ma unisce due famiglie e, soprattutto, inserisce nell’Alleanza di Dio con Abramo e, attraverso le generazioni, la porta avanti. Questo è il valore più grande di tutti.

Il buon senso dell’espressione popolare “moglie e buoi dai paesi tuoi” che invita a tener conto delle affinità culturali si perfeziona in una promessa superiore e divina di felicità: “moglie (e marito) della fede e dei valori tuoi”. La fede in Cristo come fondamento comune ha reso più facile la formazione di coppie di origini etniche e culturali diverse.

Benché lunga, questa lettura è molto “sforbiciata” e questo matrimonio potrebbe sembrare “al buio” come è di moda oggi tra persone deluse dal “matrimonio per innamoramento”. “Vivere con chi mi fa battere il cuore” è stata la grande rivendicazione dell’epoca romantica del XIX secolo. Il tempo ha mostrato però che non esiste la relazione stabile e felice fondata solo sui sentimenti e le emozioni.

Leggendo però tutto il testo nella Bibbia, ci rendiamo conto che passa tempo tra il primo incontro tra Tobia e Sara e la celebrazione del matrimonio. Benché le motivazioni di fede siano molto accentuate (Sara è presentata come dono di Dio a Tobia), in questa storia non viene assolutamente esclusa la possibilità di conoscenza e di scelta tra loro e quindi eventualmente di rifiuto, comunque di riflessione e di accettazione dell’idea di questa unione. I protagonisti dicono la loro, e i sentimenti, l’innamoramento, specialmente tra gli ebrei che sono il popolo della vita e della festa, non sono mai stati esclusi!

Oltre alla condivisione dell’Alleanza, è la condivisione dei valori del matrimonio (rispetto della persona, sessualità, apertura alla vita,…) che serve da fondamento per una unione felice e duratura. Nella preghiera che fanno insieme prima di unirsi nella loro prima notte, Tobia esclude di sposarsi per lussuria: la donna non è ridotta a sfogo delle pulsioni sessuali del maschio ma è una persona uguale all’uomo in tutta la sua ricchezza e dignità. Né possono essere l’uno per l’altra solo oggetto di passione. Questo non significa repressione del desiderio sessuale. La tradizione ebraica del matrimonio da giovani, prima ancora di aver raggiunto l’autosufficienza economica, lo dimostra.

Quanto sarebbe opportuno che questi valori – di non facile attuazione – siano radicati nelle famiglie e nelle coppie di fidanzati cristiane.

 

Prima Lettura   Tb 6, 10-11; 7, 1. 9-17; 8, 4-9
Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia.

Dal libro di Tobìa
In quei giorni, erano entrati nella Media e già erano vicini a Ecbàtana, quando Raffaele disse al ragazzo: «Fratello Tobìa!». Gli rispose: «Eccomi». Riprese: «Questa notte dobbiamo alloggiare presso Raguèle, che è tuo parente. Egli ha una figlia chiamata Sara»
Quando fu entrato in Ecbàtana, Tobìa disse: «Fratello Azarìa, conducimi diritto dal nostro fratello Raguèle». Egli lo condusse alla casa di Raguèle, che trovarono seduto presso la porta del cortile. Lo salutarono per primi ed egli rispose: «Salute, fratelli, siate i benvenuti!». Li fece entrare in casa.
Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobìa disse a Raffaele: «Fratello Azarìa, domanda a Raguèle che mi dia in moglie mia cugina Sara». Raguèle udì queste parole e disse al giovane: «Mangia, bevi e sta’ allegro per questa sera, poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla a un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, voglio dirti con franchezza la verità. L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte in cui entravano da lei. Ora, figlio, mangia e bevi; il Signore sarà con voi».
Ma Tobìa disse: «Non mangerò affatto né berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo». Rispose Raguèle: «Lo farò! Ella ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Abbi cura di lei, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, o figlio, e vi conceda la sua misericordia e la sua pace».
Raguèle chiamò sua figlia Sara e, quando venne, la prese per mano e l’affidò a Tobìa con queste parole: «Prendila; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè lei ti viene concessa in moglie. Tienila e, sana e salva, conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi conceda un buon viaggio e pace». Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese l’atto di matrimonio, secondo il quale concedeva in moglie a Tobìa la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere.
Poi Raguèle chiamò sua moglie Edna e le disse: «Sorella mia, prepara l’altra camera e conducila dentro». Quella andò a preparare il letto della camera, come le aveva ordinato, e vi condusse la figlia. Pianse per lei, poi si asciugò le lacrime e le disse: «Coraggio, figlia, il Signore del cielo cambi in gioia il tuo dolore. Coraggio, figlia!». E uscì.
Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobìa si alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, àlzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza». Lei si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: “Non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui”. Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia». E dissero insieme: «Amen, amen!». Poi dormirono per tutta la notte.


Salmo Responsoriale   Dal Salmo 127
Beato chi teme il Signore.

Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene.

La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa.

Ecco com’è benedetto
l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
tutti i giorni della tua vita!  

Canto al Vangelo
    2Tm 1,10
Alleluia, alleluia.

Il salvatore nostro Cristo Gesù ha vinto la morte
e ha fatto risplendere la vita per mezzo del Vangelo.
Alleluia.
 
Vangelo   Mc 12, 28-34
Non c’è altro comandamento più grande di questi.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».
E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.   

 

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