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Papa Francesco, con un Motu Proprio ha modificato il Diritto canonico permettendo alle donne di ricevere il ministero del Lettorato e dell’Accolitato. Scrivendo al Cardinale Ladaria, egli va oltre la stringatezza giuridica nello spiegare la sua decisione. Per cui mi sembra più utile pubblicare questa lettera che non il Motu Proprio stesso. Qualche giornale titola: "le donne potranno leggere la Bibbia in chiesa e dare la comunione!" Mica solo da adesso. Il loro servizio potrà invece essere istituzionalizzato come per gli uomini. Ero a Roma 30 anni fa quando Giovani Paolo II autorizzò le donne a servire all’Altare come “ministranti”. Un prete che lavorava alla Curia mi disse che fin dai primi anni del suo Pontificato il Papa affrontò il problema e costituì una Commissione ad hoc. Dopo circa dieci anni senza conclusione, “tagliò la testa al toro” osservando che i laici essendo sia uomini che donne, uomini e donne potevano esercitare il ministero laicale di servire all’Altare. Si potrebbe dire: dieci anni per così poco! L’esigenza di camminare insieme comporta spesso tali lentezze. Da qualche parte sembra che la presenza di bambine e ragazze ministranti allontani i maschietti dal servizio all'Altare, per cui alcune parrocchie, volontariamente, hanno dato più spazio a questi. Le motivazioni che dona papa Francesco per l’istituzione di lettrici e accolite sono molto belle e profumano di Nuovo Testamento e di Concilio Vaticano II.
LETTERA DEL SANTO
PADRE FRANCESCO
AL PREFETTO DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
CIRCA L’ACCESSO DELLE DONNE
AI MINISTERI DEL LETTORATO E DELL’ACCOLITATO
Al Venerato Fratello
Cardinale Luis F. Ladaria, S.I.,
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede,
Lo Spirito Santo, relazione d’Amore tra
il Padre e il Figlio, costruisce e innerva la comunione dell’intero popolo di
Dio, suscitando in esso molteplici e diversi doni e carismi (cf. Francesco,
Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 117).
Mediante i sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Eucaristia, i
membri del Corpo di Cristo ricevono dallo Spirito del Risorto, in varia misura
e con diversità di espressioni, quei doni che permettono loro di dare il
necessario contributo all’edificazione della Chiesa e all’annuncio del Vangelo
ad ogni creatura.
L’Apostolo Paolo distingue a questo
proposito tra doni di grazia-carismi (“charismata”) e servizi (“diakoniai”
- “ministeria” [cf. Rm 12, 4 ss e 1 Cor 12,
12ss]). Secondo la tradizione della Chiesa vengono chiamati ministeri le
diverse forme che i carismi assumono quando sono pubblicamente riconosciuti e
sono messi a disposizione della comunità e della sua missione in forma stabile.
In alcuni casi il ministero ha la sua
origine in uno specifico sacramento, l’Ordine sacro: si tratta dei ministeri
“ordinati”, del vescovo, del presbitero, del diacono. In altri casi il
ministero è affidato, con un atto liturgico del vescovo, a una persona che ha
ricevuto il Battesimo e la Confermazione e nella quale vengono riconosciuti
specifici carismi, dopo un adeguato cammino di preparazione: si parla allora di
ministeri “istituiti”. Molti altri servizi ecclesiali o uffici vengono
esercitati di fatto da tanti membri della comunità, per il bene della Chiesa,
spesso per un lungo periodo e con grande efficacia, senza che sia previsto un
rito particolare per il conferimento dell’incarico.
Nel corso della storia, con il mutare delle situazioni ecclesiali, sociali, culturali, l’esercizio dei ministeri nella Chiesa cattolica ha assunto forme diverse, rimanendo intatta la distinzione, non solo di grado, fra i ministeri “istituiti” (o “laicali”) e i ministeri “ordinati”. I primi sono espressioni particolari della condizione sacerdotale e regale propria di ogni battezzato (cf. 1 Pt 2, 9); i secondi sono propri di alcuni fra i membri del popolo di Dio che in quanto vescovi e presbiteri «ricevono la missione e la facoltà di agire nella persona di Cristo Capo» o in quanto diaconi «vengono abilitati a servire il popolo di Dio nella diaconia della liturgia, della parola e della carità» (Benedetto XVI, Lettera apostolica in forma di Motu Proprio Omnium in mentem, 26 ottobre 2009). Per indicare tale distinzione si usano anche espressioni come sacerdozio battesimale e sacerdozio ordinato (o ministeriale). È bene in ogni caso ribadire, con la costituzione dogmatica Lumen gentium del Concilio Vaticano II, che essi «sono ordinati l’uno all’altro; l’uno e l’altro infatti, ciascuno a suo modo, partecipano dell’unico sacerdozio di Cristo» (LG, n. 10). La vita ecclesiale si nutre di tale reciproco riferimento ed è alimentata dalla feconda tensione di questi due poli del sacerdozio, ministeriale e battesimale, che pur nella distinzione si radicano nell’unico sacerdozio di Cristo.
Nella linea del Concilio Vaticano II, il Sommo Pontefice San
Paolo VI ha voluto rivedere la prassi relativa ai ministeri non
ordinati nella Chiesa Latina - chiamati fino ad allora “ordini minori” -
adattandola alle esigenze dei tempi. Tale adattamento, tuttavia, non deve
essere interpretato come un superamento della dottrina precedente, ma come
attuazione del dinamismo che caratterizza la natura della Chiesa, sempre
chiamata con l’aiuto dello Spirito di Verità a rispondere alle sfide di ogni
epoca, in obbedienza alla Rivelazione. La Lettera apostolica in forma di Motu
Proprio Ministeria quaedam (15 agosto 1972)
configura due uffici (compiti), quello del Lettore e quello dell’Accolito, il
primo strettamente connesso al ministero della Parola, il secondo al ministero
dell’Altare, senza escludere che altri “uffici” possano essere istituiti dalla
Santa Sede su richiesta delle Conferenze Episcopali.
Il variare delle forme di esercizio dei
ministeri non ordinati, inoltre, non è la semplice conseguenza, sul piano
sociologico, del desiderio di adattarsi alla sensibilità o alla cultura delle
epoche e dei luoghi ma è determinato dalla necessità di consentire a ciascuna
Chiesa locale/particolare, in comunione con tutte le altre e avendo come centro
di unità la Chiesa che è in Roma, di vivere l’azione liturgica, il servizio ai
poveri e l’annuncio del Vangelo nella fedeltà al mandato del Signore Gesù
Cristo. È compito dei Pastori della Chiesa riconoscere i doni di ciascun
battezzato, orientarli anche verso specifici ministeri, promuoverli e
coordinarli, per far sì che concorrano al bene delle comunità e alla missione
affidata a tutti i discepoli.
L’impegno dei fedeli laici, che «sono
semplicemente l’immensa maggioranza del popolo di Dio» (Francesco, Esortazione
apostolica Evangelii gaudium, n. 102),
non può e non deve certo esaurirsi nell’esercizio dei ministeri non ordinati
(cf. Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 102), ma una loro
migliore configurazione e un più preciso riferimento alla responsabilità che
nasce, per ogni cristiano, dal Battesimo e dalla Confermazione, potrà aiutare
la Chiesa a riscoprire il senso della comunione che la caratterizza e ad avviare
un rinnovato impegno nella catechesi e nella celebrazione della fede (cf.
Francesco, Esortazione apostolica Evangelii gaudium, n. 102).
Ed è proprio in questa riscoperta che può trovare una migliore traduzione la
feconda sinergia che nasce dalla reciproca ordinazione di sacerdozio ordinato e
sacerdozio battesimale. Tale reciprocità, dal servizio al sacramento
dell’altare, è chiamata a rifluire, nella distinzione dei compiti, in quel
servizio a ‘fare di Cristo il cuore del mondo’ che è peculiare missione di
tutta la Chiesa. Proprio questo unico, benché distinto, servizio a favore del
mondo, allarga gli orizzonti della missione ecclesiale, impedendole di
rinchiudersi in sterili logiche rivolte soprattutto a rivendicare spazi di
potere e aiutandole a sperimentarsi come comunità spirituale che «cammina
insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte
terrena» (GS, n. 40). In questa dinamica si può comprendere veramente il
significato di “Chiesa in uscita”.
Nell’orizzonte di rinnovamento tracciato
dal Concilio Vaticano II, si sente sempre più
l’urgenza oggi di riscoprire la corresponsabilità di tutti i battezzati nella
Chiesa, e in particolar modo la missione del laicato. L’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per la regione
Pan-Amazzonica (6-27 ottobre 2019), nel quinto capitolo del
documento finale ha segnalato la necessità di pensare a “nuovi cammini per la
ministerialità ecclesiale”. Non solo per la Chiesa amazzonica, bensì per tutta
la Chiesa, nella varietà delle situazioni, «è urgente che si promuovano e si
conferiscano ministeri a uomini e donne ... È la Chiesa degli uomini e delle donne
battezzati che dobbiamo consolidare promuovendo la ministerialità e,
soprattutto, la consapevolezza della dignità battesimale» (Documento finale, n. 95).
A tal proposito, è noto che il Motu
Proprio Ministeria quaedam riserva ai soli
uomini l’istituzione del ministero di Lettore e dell’Accolito e così stabilisce
di conseguenza il can. 230 § 1 del CIC. Tuttavia, in tempi recenti
e in molti contesti ecclesiali, è stato rilevato che sciogliere una tale
riserva potrebbe contribuire a manifestare maggiormente la comune dignità
battesimale dei membri del popolo di Dio. Già in occasione della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
su La Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa (5-26
ottobre 2008) i Padri sinodali auspicavano «che il ministero
del Lettorato sia aperto anche alle donne» (cf. Proposizione n. 17); e nell’Esortazione
Apostolica Post-sinodale Verbum Domini (30 settembre
2010), Benedetto XVI ha precisato che l’esercizio
del munus di lettore nella celebrazione liturgica, e in modo
particolare il ministero del Lettorato come tale, nel rito latino è un
ministero laicale (cf. n. 58).
Per secoli la “venerabile tradizione
della Chiesa” ha considerato quelli che venivano chiamati “ordini minori” - fra
i quali appunto il Lettorato e l’Accolitato - come tappe di un percorso che
doveva portare agli “ordini maggiori” (Suddiaconato, Diaconato, Presbiterato).
Essendo il sacramento dell’Ordine riservato ai soli uomini, ciò era fatto
valere anche per gli ordini minori.
Una più chiara distinzione fra le
attribuzioni di quelli che oggi sono chiamati “ministeri non-ordinati (o
laicali)” e “ministeri ordinati” consente di sciogliere la riserva dei primi ai
soli uomini. Se rispetto ai ministeri ordinati la Chiesa «non ha in alcun modo
la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale» (cf. San Giovanni
Paolo II, Lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, 22
maggio 1994), per i ministeri non ordinati è possibile, e oggi appare
opportuno, superare tale riserva. Questa riserva ha avuto un suo senso in un
determinato contesto ma può essere ripensata in contesti nuovi, avendo però
sempre come criterio la fedeltà al mandato di Cristo e la volontà di vivere e
di annunciare il Vangelo trasmesso dagli Apostoli e affidato alla Chiesa perché
sia religiosamente ascoltato, santamente custodito, fedelmente annunciato.
Non senza motivo, San
Paolo VI si riferisce a una tradizione venerabilis,
non a una tradizione veneranda, in senso stretto (ossia che
“deve” essere osservata): può essere riconosciuta come valida, e per molto
tempo lo è stata; non ha però un carattere vincolante, giacché la riserva ai
soli uomini non appartiene alla natura propria dei ministeri del Lettore e
dell’Accolito. Offrire ai laici di entrambi i sessi la possibilità di accedere
al ministero dell’Accolitato e del Lettorato, in virtù della loro
partecipazione al sacerdozio battesimale, incrementerà ilriconoscimento, anche
attraverso un atto liturgico (istituzione), del contributo prezioso che da
tempo moltissimi laici, anche donne, offrono alla vita e alla missione della
Chiesa.
Per tali motivi, ho ritenuto opportuno
stabilire che possano essere istituti come Lettori o Accoliti non solo uomini
ma anche donne, nei quali e nelle quali, attraverso il discernimento dei
pastori e dopo una adeguata preparazione, la Chiesa riconosce «la ferma volontà
di servire fedelmente Dio e il popolo cristiano», come è scritto nel Motu
Proprio Ministeria quaedam, in forza
del sacramento del Battesimo e della Confermazione.
La scelta di conferire anche alle donne
questi uffici, che comportano una stabilità, un riconoscimento pubblico e il
mandato da parte del vescovo, rende più effettiva nella Chiesa la
partecipazione di tutti all’opera dell’evangelizzazione. “Questo fa anche sì
che le donne abbiano un’incidenza reale ed effettiva nell’organizzazione, nelle
decisioni più importanti e nella guida delle comunità ma senza smettere di
farlo con lo stile proprio della loro impronta femminile” (Francesco,
Esortazione Apostolica Querida Amazonia, n. 103). Il “sacerdozio
battesimale” e il “servizio alla comunità” rappresentano, così, i due pilastri
su cui si fonda l’istituzione dei ministeri.
In questo modo, oltre a rispondere a
quanto è chiesto per la missione nel tempo presente e ad accogliere la
testimonianza data da moltissime donne che hanno curato e curano il servizio
alla Parola e all’Altare, apparirà con maggiore evidenza - anche per coloro che
si orientano al ministero ordinato – che i ministeri del Lettorato e
dell’Accolitato si radicano nel sacramento del Battesimo e della Confermazione.
In tal modo, nel cammino che conduce all’ordinazione diaconale e sacerdotale,
coloro che sono istituiti Lettori e Accoliti comprenderanno meglio di essere
partecipi di una ministerialità condivisa con altri battezzati, uomini e donne.
Così che il sacerdozio proprio di ogni fedele (communis sacerdotio) e
il sacerdozio dei ministri ordinati (sacerdotium ministeriale seu
hierarchicum) si mostrino ancora più chiaramente ordinati l’uno all’altro
(cf. LG, n. 10), per l’edificazione della Chiesa e per la
testimonianza del Vangelo.
Sarà compito delle Conferenze Episcopali
stabilire adeguati criteri per il discernimento e la preparazione dei candidati
e delle candidate ai ministeri del Lettorato o dell’Accolitato, o di altri
ministeri che riterranno istituire, secondo quanto già disposto nel Motu
Proprio Ministeria quaedam, previa approvazione
della Santa Sede e secondo le necessità dell’evangelizzazione nel loro
territorio.
La Congregazione per il Culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti provvederà all’attuazione della suddetta riforma con
la modifica dell’Editio typica del Pontificale romanum ovvero
del “De Institutione Lectorum et Acolythorum”.
Nel rinnovarLe l’assicurazione della mia
preghiera, imparto di cuore la Benedizione Apostolica all’Eminenza Vostra che
volentieri estendo a tutti i Membri e ai Collaboratori della Congregazione per
la Dottrina della Fede.
Dal Vaticano, 10 gennaio 2021, Festa del
Battesimo del Signore.
Francesco
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