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venerdì 29 gennaio 2021

MA, IN PRIVATO, AI SUOI DISCEPOLI SPIEGAVA OGNI COSA / venerdì III sett. T.O.

 


“Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa”.

Gesù fa una differenza tra la folla e coloro che lo seguono più da vicino con l’intenzione di conformarsi al suo insegnamento. Questa differenza rimane lungo i secoli e deve essere tenuta in conto sul piano pastorale. Non esiste la Gradualità della Legge (Dio è uno solo e Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre), ma esiste la Legge della Gradualità. Cioè per prendere un esempio sportivo, tutto hanno bisogno di attività fisica ma c'è chi non ha mai fatto attività sportiva e non pensa di farla e chi invece ha iniziato un programma di allenamento, e in questa ultima categoria, ci sono dei livelli di crescita.

Voler fare tutto uguale nella Chiesa sia nel senso di livellamento per il basso, sia nel senso contrario, è sbagliato e non è conforme né al Vangelo né alla natura umana. Cioè non è conforme né alla Grazia né alla libertà umana.

Però quanti hanno sentito l’appello, sono stati chiamati a tutto il Vangelo.

Ma anche loro si scontrano con la loro debolezza. Come fare? Infatti, per tutti c'è la Legge della gradualità, un cammino progressivo. Ma Dio può chiamare il più debole, quel che conta è la Grazia. A Santa Teresina affidarono una suora nevrotica e impossibile che tutte le altre fuggivano. Lei così debole che veniva dispensata da varie penitenze comunitarie perché si ammalava, ragionò nella fede: se l’obbedienza mi affida questo compito umanamente così difficile, “il Signore non mancherà di mettere nella mia piccola mano quello che serve per compierlo”. Così avvenne, la suora fu, per la prima volta, contenta e Teresina, la piccola e debole Teresina, divenne una delle più grandi sante.

 

Prima Lettura   2 Sam 11,1-4.5-10.13-17
Mi hai disprezzato e hai preso in moglie la moglie di Urìa l’Ittita.

Dal secondo libro di Samuèle
All’inizio dell’anno successivo, al tempo in cui i re sono soliti andare in guerra, Davide mandò Ioab con i suoi servitori e con tutto Israele a compiere devastazioni contro gli Ammoniti; posero l’assedio a Rabbà, mentre Davide rimaneva a Gerusalemme.
Un tardo pomeriggio Davide, alzatosi dal letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dalla terrazza vide una donna che faceva il bagno: la donna era molto bella d’aspetto. Davide mandò a informarsi sulla donna. Gli fu detto: «È Betsabea, figlia di Eliàm, moglie di Urìa l’Ittita». Allora Davide mandò messaggeri a prenderla.
La donna concepì e mandò ad annunciare a Davide: «Sono incinta». Allora Davide mandò a dire a Ioab: «Mandami Urìa l’Ittita». Ioab mandò Urìa da Davide. Arrivato Urìa, Davide gli chiese come stessero Ioab e la truppa e come andasse la guerra. Poi Davide disse a Urìa: «Scendi a casa tua e làvati i piedi». Urìa uscì dalla reggia e gli fu mandata dietro una porzione delle vivande del re. Ma Urìa dormì alla porta della reggia con tutti i servi del suo signore e non scese a casa sua. La cosa fu riferita a Davide: «Urìa non è sceso a casa sua».
Davide lo invitò a mangiare e a bere con sé e lo fece ubriacare; la sera Urìa uscì per andarsene a dormire sul suo giaciglio con i servi del suo signore e non scese a casa sua.
La mattina dopo Davide scrisse una lettera a Ioab e gliela mandò per mano di Urìa. Nella lettera aveva scritto così: «Ponete Urìa sul fronte della battaglia più dura; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia». Allora Ioab, che assediava la città, pose Urìa nel luogo dove sapeva che c’erano uomini valorosi. Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; caddero parecchi della truppa e dei servi di Davide e perì anche Urìa l’Ittita.

Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 50
Perdonaci, Signore: abbiamo peccato.

Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia
cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto.

Così sei giusto nella tua sentenza,
sei retto nel tuo giudizio.
Ecco, nella colpa io sono nato,
nel peccato mi ha concepito mia madre.

Fammi sentire gioia e letizia:
esulteranno le ossa che hai spezzato.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe. 

Canto al Vangelo 
  Mt 11, 25 
Alleluia, alleluia.

Ti rendo lode, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.
Alleluia.

Vangelo  
 Mc 4,26-34
L’uomo getta il seme e dorme; il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa.

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù diceva 
alla folla ]: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

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