L’orizzonte universale
146. Ci sono narcisismi localistici che non esprimono un sano amore per il
proprio popolo e la propria cultura. Nascondono uno spirito chiuso che, per una
certa insicurezza e un certo timore verso l’altro, preferisce creare mura
difensive per preservare sé stesso. Ma non è possibile essere locali in maniera
sana senza una sincera e cordiale apertura all’universale, senza lasciarsi
interpellare da ciò che succede altrove, senza lasciarsi arricchire da altre
culture e senza solidarizzare con i drammi degli altri popoli. Tale localismo
si rinchiude ossessivamente tra poche idee, usanze e sicurezze, incapace di
ammirazione davanti alle molteplici possibilità e bellezze che il mondo intero
offre e privo di una solidarietà autentica e generosa. Così, la vita locale non
è più veramente recettiva, non si lascia più completare dall’altro; pertanto,
si limita nelle proprie possibilità di sviluppo, diventa statica e si ammala.
Perché, in realtà, ogni cultura sana è per natura aperta e accogliente, così
che «una cultura senza valori universali non è una vera cultura».[127]
147. Riscontriamo che una persona, quanto minore ampiezza ha nella mente e nel
cuore, tanto meno potrà interpretare la realtà vicina in cui è immersa. Senza
il rapporto e il confronto con chi è diverso, è difficile avere una conoscenza
chiara e completa di sé stessi e della propria terra, poiché le altre culture
non sono nemici da cui bisogna difendersi, ma sono riflessi differenti della
ricchezza inesauribile della vita umana. Guardando sé stessi dal punto di vista
dell’altro, di chi è diverso, ciascuno può riconoscere meglio le peculiarità
della propria persona e della propria cultura: le ricchezze, le possibilità e i
limiti. L’esperienza che si realizza in un luogo si deve sviluppare “in
contrasto” e “in sintonia” con le esperienze di altri che vivono in contesti
culturali differenti.[128]
[127] S. Giovanni Paolo
II, Discorso ai
rappresentanti del mondo della cultura argentina, Buenos Aires –
Argentina (12 aprile 1987), 4: L’Osservatore Romano, 14 aprile
1987, p. 7.
[128] Cfr Id., Discorso ai Cardinali (21 dicembre
1984), 4: AAS 76 (1984), 506.
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