Comprensioni inadeguate di un amore universale
99. L’amore che si estende al di là delle frontiere ha come base ciò che
chiamiamo “amicizia sociale” in ogni città e in ogni Paese. Quando è genuina,
questa amicizia sociale all’interno di una società è condizione di possibilità
di una vera apertura universale. Non si tratta del falso universalismo di chi
ha bisogno di viaggiare continuamente perché non sopporta e non ama il proprio
popolo. Chi guarda il suo popolo con disprezzo, stabilisce nella propria
società categorie di prima e di seconda classe, di persone con più o meno
dignità e diritti. In tal modo nega che ci sia spazio per tutti.
100. Neppure sto proponendo un universalismo autoritario e astratto, dettato o
pianificato da alcuni e presentato come un presunto ideale allo scopo di omogeneizzare,
dominare e depredare. C’è un modello di globalizzazione che «mira
consapevolmente a un’uniformità unidimensionale e cerca di eliminare tutte le
differenze e le tradizioni in una superficiale ricerca di unità. […] Se una
globalizzazione pretende di rendere tutti uguali, come se fosse una sfera,
questa globalizzazione distrugge la peculiarità di ciascuna persona e di
ciascun popolo».[78] Questo
falso sogno universalistico finisce per privare il mondo della varietà dei suoi
colori, della sua bellezza e in definitiva della sua umanità. Perché «il futuro
non è “monocromatico”, ma, se ne abbiamo il coraggio, è possibile guardarlo
nella varietà e nella diversità degli apporti che ciascuno può dare. Quanto ha
bisogno la nostra famiglia umana di imparare a vivere insieme in armonia e pace
senza che dobbiamo essere tutti uguali!».[79]
[78] Discorso nell’Incontro
per la libertà religiosa con la comunità ispanica e altri immigrati, Filadelfia – USA (26 settembre
2015): AAS 107 (2015), 1050-1051.
[79] Discorso ai giovani, Tokyo – Giappone (25 novembre
2019): L’Osservatore Romano, 25-26 novembre 2019, p. 10.
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