L’appello del forestiero
84. Infine, ricordo che in un altro passo del Vangelo Gesù dice: «Ero
straniero e mi avete accolto» (Mt 25,35). Gesù poteva dire queste
parole perché aveva un cuore aperto che faceva propri i drammi degli altri. San
Paolo esortava: «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con
quelli che sono nel pianto» (Rm 12,15). Quando il cuore assume tale
atteggiamento, è capace di identificarsi con l’altro senza badare a dove è nato
o da dove viene. Entrando in questa dinamica, in definitiva sperimenta che gli
altri sono “sua stessa carne” (cfr Is 58,7).
85. Per i cristiani, le parole di Gesù hanno anche un’altra dimensione,
trascendente. Implicano il riconoscere Cristo stesso in ogni fratello
abbandonato o escluso (cfr Mt 25,40.45). In realtà, la fede
colma di motivazioni inaudite il riconoscimento dell’altro, perché chi crede
può arrivare a riconoscere che Dio ama ogni essere umano con un amore infinito
e che «gli conferisce con ciò una dignità infinita».[61] A
ciò si aggiunge che crediamo che Cristo ha versato il suo sangue per tutti e
per ciascuno, e quindi nessuno resta fuori dal suo amore universale. E se
andiamo alla fonte ultima, che è la vita intima di Dio, ci incontriamo con una
comunità di tre Persone, origine e modello perfetto di ogni vita in comune. La
teologia continua ad arricchirsi grazie alla riflessione su questa grande
verità.
86. A volte mi rattrista il fatto che, pur dotata di tali motivazioni, la
Chiesa ha avuto bisogno di tanto tempo per condannare con forza la schiavitù e
diverse forme di violenza. Oggi, con lo sviluppo della spiritualità e della
teologia, non abbiamo scuse. Tuttavia, ci sono ancora coloro che ritengono di
sentirsi incoraggiati o almeno autorizzati dalla loro fede a sostenere varie
forme di nazionalismo chiuso e violento, atteggiamenti xenofobi, disprezzo e
persino maltrattamenti verso coloro che sono diversi. La fede, con l’umanesimo
che ispira, deve mantenere vivo un senso critico davanti a queste tendenze e
aiutare a reagire rapidamente quando cominciano a insinuarsi. Perciò è
importante che la catechesi e la predicazione includano in modo più diretto e
chiaro il senso sociale dell’esistenza, la dimensione fraterna della
spiritualità, la convinzione sull’inalienabile dignità di ogni persona e le
motivazioni per amare e accogliere tutti.
[61] S. Giovanni Paolo
II, Messaggio alle persone
disabili. Angelus a Osnabrück – Germania (16 novembre1980): L’Osservatore
Romano, 19 novembre 1980, Supplemento, p. XIII.
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