75. I “briganti della strada” hanno di solito come segreti alleati quelli che “passano per la strada guardando dall’altra parte”. Si chiude il cerchio tra quelli che usano e ingannano la società per prosciugarla e quelli che pensano di mantenere la purezza nella loro funzione critica, ma nello stesso tempo vivono di quel sistema e delle sue risorse. C’è una triste ipocrisia là dove l’impunità del delitto, dell’uso delle istituzioni per interessi personali o corporativi, e altri mali che non riusciamo a eliminare, si uniscono a un permanente squalificare tutto, al costante seminare sospetti propagando la diffidenza e la perplessità. All’inganno del “tutto va male” corrisponde un “nessuno può aggiustare le cose”, “che posso fare io?”. In tal modo, si alimenta il disincanto e la mancanza di speranza, e ciò non incoraggia uno spirito di solidarietà e di generosità. Far sprofondare un popolo nello scoraggiamento è la chiusura di un perfetto circolo vizioso: così opera la dittatura invisibile dei veri interessi occulti, che si sono impadroniti delle risorse e della capacità di avere opinioni e di pensare.
76. Guardiamo infine all’uomo ferito. A volte ci sentiamo come lui,
gravemente feriti e a terra sul bordo della strada. Ci sentiamo anche
abbandonati dalle nostre istituzioni sguarnite e carenti, o rivolte al servizio
degli interessi di pochi, all’esterno e all’interno. Infatti, «nella società
globalizzata, esiste una maniera elegante di guardare dall’altra parte che si
pratica abitualmente: sotto il rivestimento del politicamente corretto o delle
mode ideologiche, si guarda alla persona che soffre senza toccarla, la si
mostra in televisione in diretta, si adotta anche un discorso all’apparenza
tollerante e pieno di eufemismi».[59]
[59] Messaggio in occasione dell’Incontro dei movimenti popolari, Modesto – USA (10 febbraio 2017): AAS 109 (2017), 291.
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