Marek
Halter è uno scrittore ebreo di 84 anni,
polacco di nascita e francese d'adozione, sopravvissuto all'Olocausto, forte di
una solida identità europea. In una recente intervista egli parla della
congiuntura attuale e dei recenti attentati contro chiese e sinagoghe, contro
cristiani ed ebrei. Egli fa una costatazione che ci viene a provocare. Dice che
viviamo in un mondo orfano di ideologie e questo ci sta travolgendo. Prima si lottava per un mondo migliore, più giusto,
oggi si lotta disperatamente solo per tenere vivo quel che abbiamo, con tanta
paura che ci paralizza. Le religioni, in cui mette anche il nazionalismo
religioso, hanno sostituito la politica e, come conseguenza, la violenza
religiosa ha sostituito la violenza politica. Egli teme che sia l'inizio di un
lungo tunnel.
Chiaramente un cristiano non può
accettare questo pensiero. Ma deve dare allora una risposta credibile.
Anche da noi esiste il tentativo di un
certo nazionalismo religioso che nella difesa dei “valori cristiani” usa toni e
idee violenti, profondamente lontani dal Cristianesimo e negativi. C'è anche un
Cristianesimo addormentato, di routine, senza più rilevanza sociale, senza visione
salvo talvolta quella di una tolleranza confusa. Questo tipo di tolleranza è
spesso portato avanti anche da persone non cristiane che tendono a trasformare tutti i delinquenti in innocenti, vittime del sistema, il prendere in conto le
differenze in discriminazioni, l’affermazione di valori in intolleranza se non in
incitazione all’odio.
Di fronte alla violenza religiosa e all’intolleranza, tutti siamo preoccupati e anche i musulmani “moderati”, cioè la stragrande maggioranza di loro. Ma se “moderato” significa “moderatamente musulmano”, cioè non troppo credente, conviene, oppure conviene piuttosto che i credenti dell’Islam scoprano, come molti di loro hanno fatto, tutta la forza, l’estensione, la profondità, la tenerezza di ciò che proclamano di Dio quando dicono che Allah è Clemente e Misericordioso?
Dal lato cristiano, di fronte alle recenti
frasi di papa Francesco riguardo alle Unioni Civili, ho notato nei vari
interventi, reazioni e commenti, la tendenza a separare umanità e difesa dei
diritti della persona da una parte e verità dell’antropologia dall’altra parte.
Chi citava esempi di accoglienza spesso criticava come antiquata la difesa
della famiglia-unione uomo donna, invece chi voleva preservare i valori della famiglia
faceva fatica a difendere con la stessa forza la dignità imprescindibile della
persona. Mentre le due cose non si contraddicono, anzi, in una visione cristiana
devono sostenersi a vicenda.
Conviene così tanto mettere da parte la religione per seguire ideologie umane di liberazione e di progresso? La Storia ha dimostrato purtroppo che ideologie non religiose sono state all’origine di tutti i totalitarismi e di massacri e guerre del XX secolo che ha visto due guerre mondiali e infiniti campi di concentrazione, gulag, campi di rieducazione. Anche la storia della Psichiatria testimonia la presenza diffusa di un’idea di “controllo sociale” costruita su una visione totalitaria.
Come dice Marek Halter, bisogna tenere sveglie le coscienze. Ma secondo quali linee di pensiero e di giudizio? È necessario quindi pensare, anche se ogni visione d'insieme cristiana sa che “la realtà è più grande dell’idea”. Quando si crede di aver compreso tutto, o anche di aver colto il principio unico e definitivo, si ha già sbagliato tutto perché solo Dio è il tutto e il principio di tutto. Per questo la riflessione dei cristiani non si ferma mai e non pretende di aver costruito il sistema perfetto e definitivo. Ma le idee sono indispensabili.
San Carlo Borromeo è nato nel 1538, in pieno nello Scisma d’Occidente partito dalla protesta di Lutero. L’unità
dell’Europa ereditata dall’Impero Romano, rigenerata e ampliata dalla diffusione del Cristianesimo
e materializzata sul piano politico in buona parte dal Sacro Romano Impero, stava andando in frantumi, provocando disordini, miseria e guerre, ma anche slanci di libertà
nuova. Uno sconvolgimento enorme.
Il lavoro e la riflessione della Chiesa, rivisitando le proprie fonti e traducendole in linguaggio e disposizioni
nuovi, lanciò allora dei germi, dei punti di
riferimento adatti all’età moderna che si affacciava. Il Concilio di Trento al
quale Carlo Borromeo ha partecipato e creduto, è stato il quadro di pensiero e azione per una
profonda evangelizzazione delle persone e per una
convivenza degna dell’uomo e dei popoli nei tempi nuovi.
Questo quadro, la cui applicazione progressiva poteva essere solo affidata a uomini limitati e peccatori, ha continuato la sua evoluzione per quattro secoli con ritocchi e anche novità assolute. Venne il momento in cui questo quadro doveva essere profondamente rivisitato e venne il Concilio Vaticano II, con, tra l’altro, una migliore conoscenza delle Fonti Cristiane. Come fu per Trento e ogni grande Concilio, il primo periodo del dopo Vaticano II è stato segnato anche da eccessi e chiusure. Oggi san Carlo Borromeo, tenendo alta come lampada che illumina i passi la Parola di Dio, applicherebbe con fedeltà e genialità il Concilio Vaticano II. L’Europa e il mondo hanno bisogno di pensiero e di azione generosi, di largo respiro e di solide fondamenta, ancorate nella Parola di Dio e nei valori comuni dell’Umanità. Mons. Oscar Romero, Beato, che viene presentato in un film come un pio e innocuo borghese che si converte poi alla Teologia della Liberazione, nella realtà non leggeva molto di Teologia della Liberazione ma difendeva tutti gli oppressi e organizzava ritiri con altri preti e vescovi per leggere e studiare i testi del recente Concilio Vaticano II.
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