61. C’è una motivazione per allargare il cuore in modo che non escluda lo
straniero, e la si può trovare già nei testi più antichi della Bibbia. È dovuta
al costante ricordo del popolo ebraico di aver vissuto come straniero in
Egitto:
«Non molesterai il forestiero né l’opprimerai, perché voi siete stati
forestieri in terra d’Egitto» (Es 22,20).
«Non opprimerai il forestiero: anche voi conoscete la vita del
forestiero, perché siete stati forestieri in terra d’Egitto» (Es 23,9).
«Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo
opprimerete. Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è
nato tra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati
forestieri in terra d’Egitto» (Lv 19,33-34).
«Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare.
Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova. Ricordati che sei stato
schiavo nella terra d’Egitto» (Dt 24,21-22).
Nel Nuovo Testamento risuona con forza l’appello all’amore fraterno:
«Tutta la Legge infatti trova la sua pienezza in un solo precetto:
Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Gal 5,14).
«Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione d’inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre» (1 Gv 2,10-11).
«Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i
fratelli. Chi non ama rimane nella morte» (1 Gv 3,14).
«Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che
non vede» (1 Gv 4,20).
62. Anche questa proposta di amore poteva essere fraintesa. Non per nulla,
davanti alla tentazione delle prime comunità cristiane di formare gruppi chiusi
e isolati, San Paolo esortava i suoi discepoli ad avere carità tra di loro «e
verso tutti» (1 Ts 3,12); e nella comunità di Giovanni si chiedeva
che fossero accolti bene i «fratelli, benché stranieri» (3 Gv 5).
Tale contesto aiuta a comprendere il valore della parabola del buon samaritano:
all’amore non importa se il fratello ferito viene da qui o da là. Perché è
l’«amore che rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti; amore
che ci permette di costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci
a casa […]. Amore che sa di compassione e di dignità».[56]
[56] Discorso agli assistiti
delle opere di carità della Chiesa, Tallin – Estonia (25 settembre
2018): L’Osservatore Romano, 27 settembre 2018, p. 8.
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