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venerdì 18 agosto 2023

IN PRINCIPIO ERA LA GUERRA! COME ARRIVARE AL PERDONO TOTALE?

Abramo in guerra contro i quattro Re.

(seguito di
La Gioia del Vangelo: FINO A SETTANTA VOLTE SETTE! - COME ARRIVARE A PERDONARE DAVVERO? / Giovedì XIX Sett. T.O., dispari, 2023.)

Un autore francese, esperto di geopolitica, ha scritto di recente un libro il cui titolo reso in italiano suona: “In principio era la guerra”. Noi cristiani invece affermiamo che “In principio” c'era Dio, Creatore di ogni armonia col rischio della libertà della sua creatura più alta, l’uomo. “In principio” c'era un progetto di Pace al quale possiamo sempre fare riferimento: “In principio era il Verbo!”. Chi segue la via della morte, della violenza e dell’egoismo è responsabile di sé stesso (Gen 4,7). Ma la verità è che siamo impastati di guerra e di violenza, di morte, e che la guerra è sempre presente nella storia dell’umanità. Israele, il popolo eletto da Dio ha come primo Padre Abramo, l’uomo della Hesed, della fedeltà all’Alleanza indissolubile che comporta compassione verso l’altro. Eppure quando Lot è fatto prigioniero, Abramo imbraccia senza esitare le armi per liberarlo (Gen 14,14-16). Dopo l’Esodo, le tribù si installano nella Terra Promessa con le armi in mano anche se non vengono sempre usate. Nella federazione delle Tribù, però, la guerra è solo difensiva e viene affidata volta per volta ai Giudici suscitati dal Signore. Anche per questo motivo è la forma politica preferita da Dio. Vedi (http://ilblogdifrasereno.blogspot.com/2023/06/dio-e-la-politica-la-crisi-al-tempo-di.html). Infatti con i Re la situazione peggiora, perché ogni Regno è comunque un progetto di potere ed è normale attaccare altre città nella stagione “in cui i re sono soliti andare in guerra”. Davide stesso non fa eccezione (2 Sam 11, 1;  1 Cr 20, 1). (http://ilblogdifrasereno.blogspot.com/2023/06/dio-e-la-politica-03-dai-re-alla-fine.html).


Le guerre in corso oggi ma soprattutto quella in Ucraina ci mette sotto gli occhi gli effetti mostruosi di questo spirito di potenza “imperiale” che semina terrore, distruzione e morte. Guardando la Storia, da qualche parte c'è sempre stata qualche guerra in atto. La guerra sta dentro il cuore stesso dell’uomo, è frutto del peccato originale. Ma Gesù viene proprio a liberarci dal peccato e dalle sue conseguenze, affidando a noi la scelta: “perché, se vivete secondo la carne, morirete. Se, invece, mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, vivrete”. (Romani 8, 13).

Vivere secondo lo Spirito significa però morire a sé stessi per rinascere in Cristo. Non basta aggiustare le cose, mettere qualche toppa. Lui solo è la verità. Verità assoluta! Però si fa Cammino (paziente e misericordioso) perché non siamo capaci nemmeno di comprendere ancora il Vangelo, cosa sia veramente buono per noi né di accettare pienamente la Parola di Dio appoggiandoci solo sull’Amore del Signore. Il perdono passa quindi attraverso un processo, un cammino, dove prendo coscienza dei miei sentimenti feriti, dove scelgo di guardare diversamente i torti subiti, di aprire gli occhi su me stesso e il male che ho potuto fare anch’io.


La parabola del Vangelo non è "buonista", non manca del senso di giustizia: i servi vanno dal padrone colpiti dalla durezza di quel compagno verso colui che gli doveva solo cento denari e si dice disposto a rimborsare. Ma il cuore di questo Vangelo sta nella misericordia gratuita di Dio riguardo al mio peccato, come fonte inesauribile che travolge tutti i calcoli: l’altro mi doveva 10.000 euro, il che comincia a impressionarmi, ma io dovevo 220.000.000 di euro! Questa è la grazia da chiedere: vedere il mio peccato, la mia trave e quando non lo vedo, credere alla Parola di Dio: a me è stato condonato un debito di diecimila talenti, l’altro mi deve solo cento denari. Invece guardiamo la pagliuzza degli altri e non la nostra trave. Spesso non vogliamo nemmeno riconoscere i nostri più piccoli sbagli, coprendoci persino con la bugia. 


Vangelo   Mt 18, 21 - 19,1 Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?».

E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.

Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.

Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.

Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.


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