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martedì 13 giugno 2023

DIO E LA POLITICA 03 / DAI RE ALLA FINE DELL'ANTICO TESTAMENTO.

I Romani conquistano Israele.

Per l’infedeltà di Salomone, Dio umilia l’orgoglio che si è impadronito della casa di Davide. In particolare rimprovera a Salomone di essersi lasciato sviare dalle sue mogli pagane introducendo il culto dei loro dèi a Gerusalemme. Tutto il progetto di Dio riposa su l'adorazione del Dio Unico (chi è superstizioso, consulta l’oroscopo, specialmente chi va dai maghi, ritorni a Dio che largamente perdona ma abbandoni subito, completamente e definitivamente ogni superstizione!). Dio annuncia dunque a Salomone che strapperà il Regno a suo figlio e lo darà a Geroboamo (1 Re 11,29-39). Ora, prendendo il potere su 10 tribù Geroboamo ha un problema, e lo risolve nel modo peggiore: tutte le tribù credono nel Dio unico, il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe. Questo Dio ormai ha un Tempio. Sappiamo che Dio è stato restio riguardo al Tempio non permettendo a Davide di costruirlo: "Va' e di' al mio servo Davide: Così dice il Signore: "Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti? Io infatti non ho abitato in una casa da quando ho fatto salire Israele dall'Egitto fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione. Durante tutto il tempo in cui ho camminato insieme con tutti gli Israeliti, ho forse mai detto ad alcuno dei giudici d'Israele, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo Israele: Perché non mi avete edificato una casa di cedro?". (2 Sam 7, 5-7). Dio, chiaramente avrebbe fatto a meno del Tempio come avrebbe fatto a meno del Re. Ma ormai il Tempio c'è, Dio lo ha accettato ed è diventato con Gerusalemme il centro del culto e dell’identità nazionale per Israele. Quindi tutte le tribù vanno a Gerusalemme per il culto. E Geroboamo non confida in Dio che gli ha consegnato il Regno del Nord: egli pensa che il re di Giuda convincerà i pellegrini delle altre tribù che vengono al Tempio a ricostituire l’unità sotto la sua guida. Egli perderebbe allora il potere. Decide quindi di costruire altri templi, e costituisce sacerdoti di quei santuari chi vuole (tanti anni fa dissero a un vescovo “del nord della Groenlandia”: “Eminenza non ordinare questo seminarista, non è degno!”. Il vescovo rispose: “lo ordinerò lo stesso, così avrò un prete in più per tenermi una parrocchia aperta”. È lo stesso grande peccato che si rinnova!). Questa terribile strumentalizzazione della fede dei semplici, della religione, è una diretta conseguenza della politica quando è un progetto di potere. Allo stesso modo chi  vive la religione come ricerca di potere, ambisce anche al campo politico. 

I Re israeliti, del Nord e del Sud, organizzano guerre di conquista, con esiti diversi. Le tribù sotto i Giudici invece combattevano solo per difesa. Tutto questo porterà all’esilio. 

Dopo l’esilio e lo ristabilimento di Gerusalemme non c'è più il re e quindi il potere civile viene assunto dai Sommi Sacerdoti e dal Sinedrio. Si concentra di nuovo tutto in un solo punto, ma questa volta non c'è più l’autorità religiosa distinta dal potere civile. Politicamente e religiosamente, la “Tiara”, cioè il principio di concentrare il potere civile e religioso in una sola persona o istituzione, è sempre una forma difettosa, anche quando è portata da una persona degna o persino santa. Lo vediamo nell’Islam e oggi in modo drammatico nel Cristianesimo Ortodosso russo dove il potere civile è sacralizzato e controlla la religione che perde ogni capacità di profezia. Nel caso del popolo di Israele il potere dei Sommi Sacerdoti è provvidenzialmente limitato dall’invasore straniero di turno - babilonese, greco, romano…. 

Di fronte al padrone greco che vuole costringere il popolo alle usanze pagane, i Maccabei lottano per ricostituire un Regno indipendente e restaurare le usanze dei padri e il Tempio. Nel frattempo però molti ebrei vivono nella “Diaspora” cioè nella dispersione in mezzo ai popoli pagani di tutto il mondo antico, dall’Impero romano all’Egitto fino a Babilonia. Conservano la loro fede custodendola all’interno della famiglia e della comunità, in particolare attraverso l'osservanza delle tradizioni e l’educazione dei giovani. I rapporti con i pagani sono inevitabili e necessari per vivere e lavorare in pace ma si evitano i matrimoni misti, si evita di mangiare insieme, di introdurre pagani nelle assemblee religiose. Quindi nella Diaspora abbiamo un’ organizzazione “politica” concentrata nella comunità chiusa su sé stessa e sulla sua identità, ma subalterna al potere più grande dello Stato o dell’Impero. Magari in quelle piccole comunità si sogna: “l’anno prossimo a Gerusalemme, liberata dai pagani oppressori”. Ovunque gli ebrei cercano di dare testimonianza, sanno ormai da tempo che il loro Dio, il Dio dei Padri, non è uno degli dèi ma l’Unico Dio, Creatore di tutto l’Universo e di tutti i Popoli. I pagani non lo conoscono mentre gli ebrei sono stati scelti per conoscerlo e manifestarlo al mondo. Se il popolo è fedele alla Legge, vivrà così bene che tutti i popoli vorranno diventare ebrei, entrare nell’Alleanza. Questo si verifica già, “col contagocce”, con  alcuni che chiedono di conoscere la loro religione e si avvicinano alla Sinagoga, i proseliti. 


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