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lunedì 12 giugno 2023

LA PARROCCHIA CHE SOGNO: "PARÀ OIKIA" (TRA LE CASE) MA SOPRATTUTTO COMUNITÀ DI "PÀROIKOI" (FORESTIERI SENZA DIRITTO DI CITTADINANZA) PELLEGRINI IN CAMMINO VERSO IL CIELO!


Sogno una parrocchia che sia una comunità cristiana prossima (parà oikia = in mezzo alle case) e, ad  un tempo, che sia veramente anche parrocchiale cioè che sia forestiera, aliena dallo spirito del mondo (vedi Ef 2,19: “stranieri e ospiti”: xenoi kai pàroikoi; 1 Pt , 2,11 “Carissimi io vi esorto come stranieri (paroìkous) e pellegrini, ad astenervi …”; 1 Pt 1,1 “Pietro apostolo di Gesù Cristo agli eletti che vivono come forestieri …”;  vedi anche Luca 24,18: “tu solo sei tra i forestieri in Gerusalemme” : Su monos paroikeis ierousalem), aspirando ad "una patria migliore cioè a quella celeste" (Ebrei 11,16) e salvata “da questa generazione perversa” (Atti 2,40). 

Se si fa credere solo per questa vita, si creano solo infelici ingannati: Infatti: “Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini” (1 Cor 15,19). Invece i cristiani sono stranieri al mondo facendo parte di “quelli che avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna”. (1 Tim 1, 16)

Infatti, secondo la Scrittura, entra nella Chiesa chi crede nel Cristo crocifisso e risorto, e cambia mentalità, sentendosi “trafiggere il cuore” perché scopre rivolte a sé le parole di Pietro: “Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso" ( Atti 2,36-37), e chiede di essere lavato dai suoi peccati e immerso nella grazia della croce. Si delinea solo allora la struttura della comunità: “Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”. (Atti 2,42). Al riguardo, Papa Benedetto ha detto: “nessuno può delegare parte di questi punti perché sono la struttura della Chiesa”, Papa Francesco ha detto: “queste sono le tracce che si devono ritrovare nella vita di ogni cristiano”. 

Ora quasi tutti i membri delle nostre parrocchie sono entrate nella Chiesa senza passare per questi punti essenziali e non hanno queste tracce come struttura della loro vita. Quando ce l’hanno e hanno sperimentato la conversione, questo è avvenuto in seguito con l’incontro personale con Gesù Risorto. Ma in pratica nessuno ha presentato loro come essenziale per appartenere alla comunità cristiana né la conversione né la struttura di cui parlano Atti 2,42 e il Magistero. 

Gesù è certamente l’Amico ma è annunciato dalla Chiesa come Signore, Giudice dei vivi e dei morti, che amò i suoi sino alla fine, aprendo una Via nuova e vivente nella sua carne che ha come base per vincere la morte l’amore umiliato, tramite la croce. 

Riguardo all’incarnazione del messaggio evangelico nella religiosità e nella cultura popolare, giustamente Papa Francesco esorta a rivedere tutto alla luce del Vangelo (udienza ai vescovi, educatori e seminaristi calabresi). Perché non sfugge a nessuno che la religiosità popolare attorno a noi è da tempo pesantemente inquinata da fenomeni anti cristiani (vedi l’ultimo episodio eclatante di Aversa. Nel decanato stesso l’elenco degli esempi è lungo. Ha avuto molto eco l’intervento del nostro vescovo per le “immagini a devozione di …” nella chiesa del cimitero di Marano). 

Inoltre, pur avendo ancora una rilevanza certa, le forme di religiosità popolare che conosciamo sono già obsolete, sia per svuotamento interiore di fede, sia per crescente  disaffezione delle nuove generazioni. Tocchiamo con mano ogni giorno come le persone che incontriamo, membri di questa società, rifiutano molte verità della fede cristiana fino alle basi dell’antropologia cristiana e della speranza nella vita eterna. La facilità con cui si predica che tutti vanno in paradiso, fino al punto di fare una preghiera a qualche personaggio famoso appena defunto “adesso che sei in paradiso…” , oltre ad essere una contro verità, è diseducativo per chi ascolta. Invocare nella Liturgia il venerabile Raffaello delle Nocche, che amiamo tanto, è un abuso. 

Per me la parrocchia sarà bella se si sente in essa chiaramente la tensione escatologica del proporre “l’essere perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”, di passare per la porta stretta, di prendere la propria croce e seguire Cristo crocifisso, sapendo che Gesù ha detto : “Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo".  (Luca 14, 26-27.33; vedi Matteo 10, 24-  25). Ricordiamo che la traduzione, per ragioni pastorali, si allontana dal testo greco che dice: “se uno … non odia il padre, …”. Ma se una forma di traduzione può essere opportuna perché molti, impreparati, prendono in mano il Libro Sacro, "la Parola di Dio non può essere annullata" ( Giovanni 10,35) e nel nostro annuncio deve rimanere quella che è: "spada dello Spirito" (Ef 6,17),  "spada affilata a doppio taglio che penetra". (Ebr 4,12).

Io sogno una parrocchia che sia una comunità "parrocchiale" come la Scrittura intende questa parola, e si rallegri della presenza nel suo mezzo del Signore risorto. 


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