Visualizzazioni totali

martedì 6 giugno 2023

QUELLO CHE È DI CESARE ... QUANDO LA SAPIENZA DI GESÙ È ANCHE ABILITÀ NEL DIALOGO / Martedì IX sett. T.O., dispari, 2023.


«Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
 In questo episodio così conosciuto, Marco nota che gli ascoltatori di Gesù, compreso i suoi avversari, rimasero ammirati di lui. E anche noi lo siamo. Sembra che, in modo elegante, Gesù scansi solo la trappola, il dilemma in cui volevano chiuderlo per poterlo accusare. Ma in quella frase, Gesù dona un insegnamento profondo che alimenterà la riflessione dei cristiani offrendo loro un principio che sarà un pilastro del loro comportamento fin dagli inizi e, in seguito, della Civiltà Cristiana quando il Cristianesimo sarà la religione di tutto il popolo. Questo ci spinge ancora di più a considerare la visione della Politica che si desume dalla Scrittura, come faremo questa sera in parrocchia. 


Prima Lettura  Tb 2,9-14  Rimasi cieco.

Dal libro di Tobia

Io, Tobi, in quella notte di Pentecoste, dopo aver seppellito il morto, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile. Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto.

Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli. Achikàr, nei due anni che precedettero la sua partenza per l’Elimàide, provvide al mio sostentamento.

In quel tempo mia moglie Anna lavorava a domicilio, tessendo la lana che rimandava poi ai padroni, ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto da mangiare.

Quando il capretto entrò in casa mia, si mise a belare. Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata». Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario». Ma io non le credevo e le ripetevo di restituirlo ai padroni e per questo mi vergognavo di lei. Allora per tutta risposta mi disse: «Dove sono le tue elemosine? Dove sono le tue buone opere? Ecco, lo si vede bene da come sei ridotto!».


Salmo Responsoriale   Dal Salmo 111   Saldo è il cuore del giusto che confida nel Signore.

Beato l’uomo che teme il Signore  e nei suoi precetti trova grande gioia. Potente sulla terra sarà la sua stirpe, la discendenza degli uomini retti sarà benedetta.

Cattive notizie non avrà da temere, saldo è il suo cuore, confida nel Signore. Sicuro è il suo cuore, non teme, finché non vedrà la rovina dei suoi nemici.

Egli dona largamente ai poveri, la sua giustizia rimane per sempre, la sua fronte s’innalza nella gloria.  


Canto al Vangelo  Ef 1,17-18  Alleluia, alleluia. Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati. Alleluia.

Vangelo   Mc 12, 13-17  Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.

 Dal vangelo secondo Marco

In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso.

Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».

Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.

Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».

E rimasero ammirati di lui.


1 commento:

  1. Fare politica per me significa rendere reale e possibile, con l'applicazione di leggi e regolamenti, la visione cristiana della vita comunitaria,quella tramandataci da Cristo con il Nuovo Testamento, una visione l'unica possibile a misura d'uomo, rendendo ad un giusto Cesare quel che è suo per realizzare la voce di Cristo.

    RispondiElimina