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sabato 19 agosto 2023

SI PARLA ANCORA DI MICHELA MURGIA


Con gli ultimi giorni di Michela Murgia 
e la sua morte, in particolare il suo funerale, si sono elevati insieme un coro di elogi e un coro di critiche su di lei e sulle sue opinioni pubbliche, con polemica da una parte e dall’altra, in particolare da parte di chi considera inaccettabile il solo fatto di criticarla. 

Vedo che se ne parla ancora. Cerco di fare con prudenza qualche considerazione. 

Innanzitutto perché vale la pena farlo? Perché tra l’altro ha proposto una visione queer della famiglia, e la famiglia, cellula base della società umana e della Chiesa, è la realtà più attaccata in questo momento, secondo la constatazione di molti, compreso Papa Francesco. 

La verità è che io non la conoscevo nemmeno fino a poco fa. Al ripensarci mi sembra strano! La preziosissima rivista di stampa “Il Sismografo” che spazia sul mondo intero in cinque lingue non ne aveva mai parlato. Quindi mi chiedo quale vera importanza potesse avere. Ma, appunto non la conosco. 

Un articolo equilibrato su "Avvenire" a firma di Francesco Ognibene può aiutarci: Il pensiero di Michela Murgia, un'antropologia piegata sulla volontà soggettiva.

Tra altri, Costanza Miriano ha espresso con garbo la sua opinione distinguendo bene tra la persona, Michela, figlia ormai davanti al giudizio insindacabile di Dio in quel foro interno che nessuno di noi può giudicare, e le prese di posizione pubbliche della Murgia. Questo suo intervento - non favorevole - le ha attirato critiche molto forti. Cerchiamo di ragionare. 

Il giudicare pubblicamente posizioni pubbliche è legittimo su due piani: 

-in primis sul merito stesso. Dici questo, io la penso diversamente e, con argomentazioni, spiego le mie ragioni contrarie alle tue. È l’essenza del dialogo. Il Cardinale Kasper si meravigliava di essere rimproverato perché si era permesso di criticare il Sinodo Tedesco che doveva permettere a tutti di parlare... Se non posso dissentire da chi dissente, siamo sicuramente di fronte ad una ideologia, se non a una dittatura. Né l'una né l'altra sono buone. 

-per preservare le persone più deboli, meno informate, che, in assenza di voci contrarie, possono pensare che tutti sono d’accordo con quella persona e che quindi ha ragione. Ecco a parole mie la raccomandazione di Papa Francesco ai teologi: “potete parlare di tutto tra voi, fare le ipotesi più ardite, è la vostra funzione. Quando parlate al popolo, nelle omelie, dite solo le cose sicure”. È buon senso, è responsabilità pastorale. C'è già così tanto da fare per insegnare gli elementi di base della Fede, diffondere il Magistero nelle parrocchie dove c'è tanta ignoranza… Perché andare a cercare cose non sicure? Ricordiamoci l’esortazione di san Paolo: 

 “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù, che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annuncia la Parola, insisti al momento opportuno e non opportuno, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e insegnamento. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero”. (2 Timòteo 4  1-5).

Qualche Cardinale ha scritto per la Murgia un messaggio molto misurato, ma forse troppo fine per essere compreso da tutti in un momento e una sede come una chiesa durante un funerale!? Più di una volta il Cardinale, poi Papa, Ratzinger pensando di parlare solo ad intellettuali ha avuto delle formulazioni incaute e, per esempio, il famoso discorso di Ratisbona ha provocato persecuzioni contro i cristiani in paesi musulmani, qualche suora è stata uccisa... 


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