Tre martiri: ognuno dona in quel momento “tutto quello
che gli serve per vivere”. Cecilia il sangue, la vedova due monetine. Daniele invece
vive il “martirio intelligente”.
Daniele è un esiliato, vive forzato in un ambiente
pagano. Di fronte alla prospettiva di dover mangiare cibi impuri per la sua
religione, non rinuncia alla sua fede ma neppure si irrigidisce. Cerca una via
dialogata. Col capo dei funzionari non ha successo; la sua richiesta cortese di
non mangiare i cibi proibiti viene respinta e Daniele capisce: questi non vuole essere
incolpato se il re nota qualcosa che non va. Daniele non si arrende, tenta anche con colui che ha la loro diretta custodia. Gli propone
una prova rimettendosi alla sua decisione. Questi accetta e dopo dieci giorni la sua faccia e quella dei suoi compagni ebrei sono più belle e floride di quelle degli altri. C’entra innanzitutto
la luce e la forza che proviene da una decisione spirituale: essere fedeli il più
possibile all’Alleanza. In quanto ebrei non sono vegetariani.
Se ci fosse mangerebbero carne kasher. Anche Gesù mangia l’agnello pasquale.
Daniele non transigerà quando si tratterà di adorare o meno la statua del re, ma sulle cose secondarie sa adattarsi. Ho ricevuto di
recente la lamentela di un nonno che ha insegnato ai suoi nipotini a fare la
genuflessione di fronte a Gesù sacramentato. I bambini sapendo che nel tabernacolo
c'è Gesù che li ama, realmente presente nell’ostia, vanno spontaneamente a inginocchiarsi e fare un preghiera. Ma quando
il più grande inizia il catechismo in parrocchia non si inginocchia più davanti
al tabernacolo. Dolore e tristezza del nonno che non dice però la causa di questo cambiamento. Se la catechista ha negato la presenza reale è qualcosa
di molto grave che tocca la fede. Se ha insegnato un altro modo di adorare Cristo
credo che c'è mancanza di delicatezza da parte sua di non lasciare liberi i bambini
e rispettare l’educazione ricevuta a casa… Ma se era il nonno che assolutizzava
dei gesti, come vedo che fanno alcuni, era lui ad indirizzare male i suoi
nipoti, causando conflitti nell’animo dei bambini. Il cristianesimo non è una
legge. La rigidità di alcuni li porta persino a bollare come negativi i gesti usati
da Gesù stesso e dagli Apostoli!
Prima
Lettura Dn 1, 1-6. 8-20
Non si trovò chi fosse pari a Danièle, Ananìa, Misaèle e Azarìa.
Dal libro del profeta Danièle
L’anno terzo del regno di Ioiakìm, re di Giuda, Nabucodònosor, re di Babilonia, marciò su Gerusalemme e la cinse d’assedio. Il Signore diede Ioiakìm, re di Giuda, nelle sue mani, insieme con una parte degli arredi del tempio di Dio, ed egli li trasportò nel paese di Sinar, nel tempio del suo dio, e li depositò nel tesoro del tempio del suo dio.
Il re ordinò ad Asfenàz, capo dei suoi funzionari di corte, di condurgli giovani israeliti di stirpe regale o di famiglia nobile, senza difetti, di bell’aspetto, dotati di ogni sapienza, istruiti, intelligenti e tali da poter stare nella reggia, e di insegnare loro la scrittura e la lingua dei Caldèi. Il re assegnò loro una razione giornaliera delle sue vivande e del vino che egli beveva; dovevano essere educati per tre anni, al termine dei quali sarebbero entrati al servizio del re. Fra loro vi erano alcuni Giudei: Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa.
Ma Daniele decise in cuor suo di non contaminarsi con le vivande del re e con il vino dei suoi banchetti e chiese al capo dei funzionari di non obbligarlo a contaminarsi. Dio fece sì che Daniele incontrasse la benevolenza e la simpatia del capo dei funzionari. Però egli disse a Daniele: «Io temo che il re, mio signore, che ha stabilito quello che dovete mangiare e bere, trovi le vostre facce più magre di quelle degli altri giovani della vostra età e così mi rendereste responsabile davanti al re». Ma Daniele disse al custode, al quale il capo dei funzionari aveva affidato Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa: «Mettici alla prova per dieci giorni, dandoci da mangiare verdure e da bere acqua, poi si confrontino, alla tua presenza, le nostre facce con quelle dei giovani che mangiano le vivande del re; quindi deciderai di fare con i tuoi servi come avrai constatato».
Egli acconsentì e fece la prova per dieci giorni, al termine dei quali si vide che le loro facce erano più belle e più floride di quelle di tutti gli altri giovani che mangiavano le vivande del re. Da allora in poi il sovrintendente fece togliere l’assegnazione delle vivande e del vino che bevevano, e diede loro soltanto verdure.
Dio concesse a questi quattro giovani di conoscere e comprendere ogni scrittura e ogni sapienza, e rese Daniele interprete di visioni e di sogni.
Terminato il tempo, stabilito dal re, entro il quale i giovani dovevano essergli presentati, il capo dei funzionari li portò a Nabucodònosor. Il re parlò con loro, ma fra tutti non si trovò nessuno pari a Daniele, Ananìa, Misaèle e Azarìa, i quali rimasero al servizio del re; su qualunque argomento in fatto di sapienza e intelligenza il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i maghi e indovini che c’erano in tutto il suo regno.
Salmo Responsoriale Dn 3,52-56
A te la lode e la gloria nei secoli.
Benedetto
sei tu, Signore, Dio dei padri nostri,
benedetto il tuo nome glorioso e santo.
Benedetto
sei tu nel tuo tempio santo, glorioso,
benedetto sei tu sul trono del tuo regno.
Benedetto
sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi
e siedi sui cherubini,
benedetto sei tu nel firmamento del cielo.
Canto al Vangelo Mt 24,42
Alleluia, alleluia.
Vegliate e tenetevi pronti,
perché, nell’ora che non immaginate,
viene il Figlio dell’uomo.
Alleluia.
Vangelo Vangelo Lc 19, 45-48
Vangelo Lc 21, 1-4
Vide una vedova povera che gettava due monetine.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi, vide i ricchi che gettavano le loro
offerte nel tesoro del tempio.
Vide anche una vedova povera, che vi gettava due monetine, e disse: «In verità
vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato più di tutti. Tutti costoro,
infatti, hanno gettato come offerta parte del loro superfluo. Ella invece,
nella sua miseria, ha gettato tutto quello che aveva per vivere».
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