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mercoledì 10 novembre 2021

IL CONCILIO DI TRENTO E' STATO SOLO UNO DEI GRANDI CONCILI / Il Discorso di Giovanni XXIII alla prima sessione del Concilio Vaticano II.

 


La Storia va avanti e il Signore risorto la guida verso il suo compimento. Nessun male può arrestare il progetto di Dio. Il Principe di questo mondo è stato gettato fuori (vedi Gv 12,31; vedi anche 14,30, e 16,11), Gesù ha vinto il mondo! (vedi Gv 16,33). Nel sole della Risurrezione e nell’esperienza della compagnia del Risorto i cristiani hanno portato al mondo la Buona Notizia e fermentato le società dove vivevano.

La Chiesa accogliendo nel suo seno peccatori bisognosi di salvezza è diventata però la “Sancta Meretrix, semper reformanda”, Santa per la sua origine divina e la fedeltà del suo Signore, prostituta per i peccati dei suoi membri. Secondo le domande e le esigenze dei tempi la Chiesa ha scrutato il tesoro della Rivelazione lasciato dal suo Sposo e adattato il suo linguaggio e la sua disciplina. Tempi forti di consapevolezza e riforma sono stati i Sinodi e i Concili, locali oppure universali (ecumenici). Il Concilio di Trento nel 1500 era il diciannovesimo e non ha segnato la fine della Storia.

Don Angelo Roncalli fu l’editore dei resoconti delle visite pastorali di san Carlo Borromeo, entusiasta e fecondo applicatore del Concilio di Trento. Così si nutrì dello spirito di riforma di quel Concilio, e divenuto Papa fu docile e sapiente strumento del Signore per convocare il ventunesimo Concilio ecumenico. A chi gli faceva notare che era troppo vecchio per portare a termine un’opera così grande, egli rispondeva che se era sua volontà, Dio avrebbe usato altri per concluderla. E così avvenne, per le nuove sessioni del Concilio e per la sua applicazione.

Ha manifestato chiaramente questa fiducia veramente cristiana nella volontà di salvezza di Dio per l’umanità nel discorso di apertura della prima sessione conciliare, in contrasto con il pessimismo dei "profeti di sventura", iniziandolo con:  “La Madre Chiesa si rallegra”. Purtroppo i "profeti di sventura" ci sono ancora oggi. Ci fa bene ascoltare alcuni altri stralci di quel discorso:

4. 2. Spesso infatti avviene, come abbiamo sperimentato nell’adempiere il quotidiano ministero apostolico, che, non senza offesa per le Nostre orecchie, ci vengano riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa.

3. A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo.

4. Nello stato presente degli eventi umani, nel quale l’umanità sembra entrare in un nuovo ordine di cose, sono piuttosto da vedere i misteriosi piani della Divina Provvidenza, che si realizzano in tempi successivi attraverso l’opera degli uomini, e spesso al di là delle loro aspettative, e con sapienza dispongono tutto, anche le avverse vicende umane, per il bene della Chiesa.

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