Visualizzazioni totali

giovedì 4 novembre 2021

LA CHIESA VUOLE IL CONCILIO VATICANO II.

 


Albino Luciani, appena eletto Papa, delineò il suo programma nella Benedizione Urbi et Orbi in cui risaltano 6 “vogliamo”. Innanzitutto, vuole continuare ad applicare il Concilio Vaticano II. Dal 1963 ogni Conclave ha eletto alla maggioranza di almeno 2/3, candidati dichiaratamente favorevoli al Concilio, che sentivano come loro primo compito applicarlo. Questo ci fa comprendere la volontà di Dio per il nostro tempo. Nessuno dubita della santità di Carlo Borromeo, festeggiato oggi, e che sentì il Concilio di Trento come risposta ai suoi tempi. Nessuno dubiti che il Concilio Vaticano II sia la risposta ai nostri tempi. Molti Concili rimasero lettera morta. Un Concilio diventa vita e volto della Chiesa nella misura in cui lo incarniamo, pagando di persona. Ogni Concilio incontra resistenze, da chi rifiuta il cambiamento, e da chi vuol uscire dalla linea che detta. Il Vaticano II non fa eccezione.

Ecco parte del Radio messaggio di Papa Giovanni Paolo I:

 

Il Nostro programma sarà quello di continuare il suo (di Paolo VI), nella scia già segnata con tanti consensi dal grande cuore di Giovanni XXIII:

- vogliamo cioè continuare nella prosecuzione dell'eredità del Concilio Vaticano II, le cui norme sapienti devono tuttora essere guidate a compimento, vegliando a che una spinta, generosa forse ma improvvida, non ne travisi i contenuti e i significati, e altrettanto che forze frenanti e timide non ne rallentino il magnifico impulso di rinnovamento e di vita;

- vogliamo conservare intatta la grande disciplina della Chiesa, nella vita dei sacerdoti e dei fedeli, quale la collaudata ricchezza della sua storia ha assicurato nei secoli con esempi di santità e di eroismo, sia nell'esercizio delle virtù evangeliche sia nel servizio dei poveri, degli umili, degli indifesi; e a questo proposito porteremo innanzi la revisione del Codice di Diritto Canonico, sia della tradizione orientale sia di quella latina, per assicurare, alla linfa interiore della santa libertà dei figli di Dio, la solidità e la saldezza delle strutture giuridiche;

- vogliamo ricordare alla Chiesa intera che il suo primo dovere resta quello dell'evangelizzazione, le cui linee maestre il Nostro Predecessore Paolo VI ha condensato in un memorabile documento: animata dalla fede, nutrita dalla Parola di Dio, e sorretta dal celeste alimento dell'Eucaristia, essa deve studiare ogni via, cercare ogni mezzo, « opportune et importune »(12), per seminare il Verbo, per proclamare il messaggio, per annunciare la salvezza che pone nelle anime l'inquietudine della ricerca del vero e in questa le sorregge con l'aiuto dall'alto; se tutti i figli della Chiesa sapranno essere instancabili missionari del Vangelo, una nuova fioritura di santità e di rinnovamento sorgerà nel mondo, assetato di amore e di verità;

- vogliamo continuare lo sforzo ecumenico, che consideriamo l'estrema consegna dei Nostri immediati Predecessori, vegliando con fede immutata, con speranza invitta e con amore indeclinabile alla realizzazione del grande comando di Cristo: « Ut omnes unum sint »(13), nel quale vibra l'ansia del suo Cuore alla vigilia dell'immolazione del Calvario; le mutue relazioni fra le Chiese di varia denominazione hanno compiuto progressi costanti e straordinari, che sono davanti agli occhi di tutti; ma la divisione non cessa peraltro di essere occasione di perplessità, di contraddizione e di scandalo agli occhi dei non cristiani e dei non credenti: e per questo intendiamo dedicare la Nostra meditata attenzione a tutto ciò che può favorire l'unione, senza cedimenti dottrinali ma anche senza esitazioni;

- vogliamo proseguire con pazienza e fermezza in quel dialogo sereno e costruttivo, che il mai abbastanza compianto Paolo VI ha posto a fondamento e programma della sua azione pastorale, dandone le linee maestre nella grande Enciclica « Ecclesiam Suam », per la reciproca conoscenza, da uomini a uomini, anche con coloro che non condividono la nostra fede, sempre disposti a dar loro testimonianza della fede che è in noi, e della missione che il Cristo Ci ha affidata, « ut credat mundus »(14);

- vogliamo infine favorire tutte le iniziative lodevoli e buone che possano tutelare e incrementare la pace nel mondo turbato: chiamando alla collaborazione tutti i buoni, i giusti, gli onesti, i retti di cuore, per fare argine, all'interno delle nazioni, alla violenza cieca che solo distrugge e semina rovine e lutti, e, nella vita internazionale, per portare gli uomini alla mutua comprensione, alla congiunzione degli sforzi che favoriscano il progresso sociale, debellino la fame del corpo e l'ignoranza dello spirito, promuovano l'elevazione dei popoli meno dotati di beni di fortuna eppur ricchi di energie e di volontà.

 

Nessun commento:

Posta un commento