Daniele continua a pregare il suo Dio, incurante del decreto del re. Viene denunciato come “quel deportato” benché egli sia diventato uno dei principali funzionari della Corte, sopravvivendo all’avvicendarsi tumultuoso di tre re, segno del suo valore anche diplomatico e della stima conquistata. Eppure lo stigma del deportato straniero rimane. Ma Daniele ha fondato tutta la sua vita sul Dio vivente, Roccia d'Israele, non sull’abilità o i giochi di palazzo.
E Dio non lo abbandona nelle fauci dei leoni, anzi, la
persecuzione diventa occasione di rendere testimonianza. L’idea che
gli idoli non siano nulla e che esista un unico Dio in cielo, diventa più chiara
per il popolo dei deportati e si diffonde tra i pagani.
L’altra sera qualcuno ha strappato una Bibbia lasciando
i fogli sparsi sui gradini della chiesa e su tutta la piazza. Probabilmente quel
gesto non significa nulla isolatamente, ma riflette un clima che comincia a
respirarsi di rifiuto della Chiesa e di tutto ciò che rappresenta. «Quando cominceranno ad accadere queste
cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Ma per
affrontare un ambiente ostile ci vogliono nuovi Daniele o almeno credenti
decisi ad andare fino in fondo nella loro ricerca di Dio e nel suo servizio.
Quest’anno papa Francesco ha fermato l’iter di canonizzazione di un missionario italiano ucciso in Perù, perché quel sacerdote coraggioso e generoso non presentava sufficienti segni di santità. Qualche mese fa, il papa ha sciolto un’Associazione laicale perché troppo banale e povera nella sua ispirazione, negli insegnamenti interni e nella formazione dei suoi membri. Ci inchiniamo davanti al missionario che ha lasciato tutto per servire i poveri delle Ande e ha pagato con la vita la sua dedizione. Onoriamo i membri di quell’Associazione per quanto hanno fatto e continueranno a fare nella Chiesa. Ma io vedo anche come papa Francesco, in modo particolare nel caso di Padre Badiali, smentisce concretamente quanti vedono in lui uno schierato politicamente. Fa solo il Papa, Vangelo in mano. Oggi, oltre santa Caterina di Alessandria, martire, ricordiamo la dipartita verso il cielo di Monsignor Raffaello Delle Nocche, maranese, Venerabile e fondatore delle Suore Discepole di Gesù Eucaristico: una grande storia di autentica umiltà laboriosa e obbediente che ci onora tutti.
Prima
Lettura Dn 6, 12-28
Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni.
Dal libro del profeta Danièle
In quei giorni, alcuni uomini accorsero e trovarono Daniele che stava pregando e supplicando il suo Dio. Subito si recarono dal re e gli dissero riguardo al suo decreto: «Non hai approvato un decreto che chiunque, per la durata di trenta giorni, rivolga supplica a qualsiasi dio o uomo all’infuori di te, o re, sia gettato nella fossa dei leoni?». Il re rispose: «Sì. Il decreto è irrevocabile come lo sono le leggi dei Medi e dei Persiani». «Ebbene – replicarono al re –, Daniele, quel deportato dalla Giudea, non ha alcun rispetto né di te, o re, né del tuo decreto: tre volte al giorno fa le sue preghiere».
Il re, all’udire queste parole, ne fu molto addolorato e si mise in animo di salvare Daniele e fino al tramonto del sole fece ogni sforzo per liberarlo. Ma quegli uomini si riunirono di nuovo presso il re e gli dissero: «Sappi, o re, che i Medi e i Persiani hanno per legge che qualunque decreto emanato dal re non può essere mutato».
Allora il re ordinò che si prendesse Daniele e lo si gettasse nella fossa dei leoni. Il re, rivolto a Daniele, gli disse: «Quel Dio, che tu servi con perseveranza, ti possa salvare!». Poi fu portata una pietra e fu posta sopra la bocca della fossa: il re la sigillò con il suo anello e con l’anello dei suoi dignitari, perché niente fosse mutato riguardo a Daniele. Quindi il re ritornò al suo palazzo, passò la notte digiuno, non gli fu introdotta nessuna concubina e anche il sonno lo abbandonò.
La mattina dopo il re si alzò di buon’ora e allo spuntare del giorno andò in fretta alla fossa dei leoni. Quando fu vicino, il re chiamò Daniele con voce mesta: «Daniele, servo del Dio vivente, il tuo Dio che tu servi con perseveranza ti ha potuto salvare dai leoni?». Daniele rispose: «O re, vivi in eterno! Il mio Dio ha mandato il suo angelo che ha chiuso le fauci dei leoni ed essi non mi hanno fatto alcun male, perché sono stato trovato innocente davanti a lui; ma neppure contro di te, o re, ho commesso alcun male».
Il re fu pieno di gioia e comandò che Daniele fosse tirato fuori dalla fossa. Appena uscito, non si riscontrò in lui lesione alcuna, poiché egli aveva confidato nel suo Dio. Quindi, per ordine del re, fatti venire quegli uomini che avevano accusato Daniele, furono gettati nella fossa dei leoni insieme con i figli e le mogli. Non erano ancora giunti al fondo della fossa, che i leoni si avventarono contro di loro e ne stritolarono tutte le ossa.
Allora il re Dario scrisse a tutti i popoli, nazioni e lingue, che abitano tutta la terra: «Abbondi la vostra pace. Per mio comando viene promulgato questo decreto: In tutto l’impero a me soggetto si tremi e si tema davanti al Dio di Daniele,
perché egli è il Dio vivente,
che rimane in eterno;
il suo regno non sarà mai distrutto
e il suo potere non avrà mai fine.
Egli salva e libera,
fa prodigi e miracoli in cielo e in terra:
egli ha liberato Daniele dalle fauci dei leoni».
Salmo Responsoriale Dn 3,68-74
A lui la lode e la gloria nei secoli.
Benedite,
rugiada e brina, il Signore.
Benedite, gelo e freddo, il Signore.
Benedite,
ghiacci e nevi, il Signore.
Benedite, notti e giorni, il Signore.
Benedite,
luce e tenebre, il Signore.
Benedite, folgori e nubi, il Signore.
Benedica
la terra il Signore,
lo lodi e lo esalti nei secoli.
Canto al Vangelo Lc 21,28
Alleluia, alleluia.
Risollevatevi e alzate il capo,
perché la vostra liberazione è vicina.
Alleluia.
Vangelo Lc 21, 20-28
Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non
siano compiuti.
Dal
vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua
devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso
i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno
in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta,
affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle
donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità
nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno
condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai
pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di
popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini
moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le
potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio
dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno
ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra
liberazione è vicina».
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