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venerdì 20 agosto 2021

RUT: QUANDO L'AMORE DEGLI UMILI VINCE TUTTO / S. Bernardo, 20 agosto.

 


Gesù ricorda ciò che tutti sanno, ma che sfugge sempre: Amerai il Signore tuo Dio … e amerai il Prossimo tuo come te stesso. Gli ebrei ripetono lo Shemà tre volte al giorno e lo mettono scritto sulle loro porte nella Mezuzah. Sanno che le Dieci Parole cominciano con “Io sono il Signore tuo Dio” e finiscono con “al Prossimo tuo” e che questo non è casuale, ma che amare Dio e il Prossimo è l’essenza della Legge. Anche noi lo sappiamo. Eppure dopo duemila anni di cristianesimo fioriscono tra noi il rigetto di Dio e il misurare l’amore dovuto al prossimo a come mi piace, a quanto mi fa sentire bene, a quanta attenzione mi dona. Conoscere la Parola di Dio e ripeterla, meditandola, è fondamentale per non perdere l’Orizzonte della Salvezza, della crescita in umanità.

Al primato dell’amore e alla crescita in umanità, ci offre oggi un approccio preziosissimo la storia di Rut, una storia che trasmette tanta pace, la pace degli umili. Elimelec con sua moglie Noemi, da Betlemme cercano un po’ di fortuna nel paese di Moab, fuori dalla Terra Promessa, in mezzo ad un popolo considerato particolarmente impuro. Per un po’ di tempo le cose vanno benino e succede quello che succede sempre: i ragazzi, crescendo, si innamorano di ragazze del paese, pagane, e le sposano. Non sono matrimoni di cui vantarsi. Ma la vita si svolge pacificamente: tutti si vogliono bene. Purtroppo, uno dopo l’altro, Elimelec e i suoi due figli muoiono. Rimangono tre vedove insieme senza prospettive, e Noemi decide di ritornare al paese di origine per una ragione molto pratica: da un po’ di tempo i raccolti sono buoni lì, quindi è più facile vivere in una società ricca per delle donne che non ce la fanno a coltivare la terra da sole. Noemi è amorevole e concreta con le sue nuore e propone loro di lasciarla per rifarsi una vita, ripartendo dalla propria famiglia. Avrebbe bisogno, lei ormai anziana, di un aiuto, e sarebbe un suo diritto esigerlo, ma due giovani vedove straniere a Betlemme, che futuro avrebbero? Ma l’amore di una di loro, Rut, vince su tutte le difficoltà e la gente di Betlemme le accetta bonariamente. Gusteremo lo sviluppo della storia domani. Senza gesti eclatanti, senza protagonismi, l’amore sta per rovesciare un pregiudizio tenace contro i Moabiti e inserire Rut e Noemi nel progetto più grande che possa avere Dio: essere le antenate del Messia.  

Gli ebrei leggono il libro di Rut a Pentecoste, la festa del dono dei Dieci Comandamenti, che fanno di Israele un popolo diverso dagli altri popoli. Come mai? Gli ebrei sanno di essere un popolo testimone che accoglie e invita tutti quelli che sognano la libertà, la dignità dell’uomo, l’amore autentico come base della vita umana. Per noi cristiani che festeggiamo a Pentecoste il dono dello Spirito, compimento della Legge, noi che non siamo discendenti della Stirpe di Abramo ma, come Rut, figli di popoli  stranieri, questa umile storia è altrettanto straordinaria. Non sarebbe male leggere il libro di Rut a Pentecoste.

 

Prima Lettura  Rt 1,1.3-6.14-16.22
Venne Noemi, con Rut la moabita, e arrivò a Betlemme.

Dal libro di Rut
Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo, [chiamato Elimèlec,] con la moglie Noemi e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab.
Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l’altra Rut. Abitarono in quel luogo per dieci anni. Poi morirono anche Maclon e Chilion, [figli di Noemi,] e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane.
Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei. Noemi le disse: «Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata». Ma Rut replicò: «Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch’io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio».
Così dunque tornò Noemi con Rut, la moabita, sua nuora, venuta dai campi di Moab. Esse arrivarono a Betlemme quando si cominciava a mietere l’orzo. 
 
Salmo Responsoriale
   Dal Salmo 145
Loda il Signore, anima mia.

Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe:
la sua speranza è nel Signore suo Dio,
che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e quanto contiene.

Egli rimane fedele per sempre,
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. 

Canto al Vangelo 
  Sal 24,4
Alleluia, alleluia.

Insegnami, Signore, i tuoi sentieri,
guidami nella tua fedeltà e istruiscimi.
Alleluia.
 
Vangelo   Mt 22, 34-40
Amerai il Signore tuo Dio, e il tuo prossimo come te stesso.

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?».
Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».   




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