Papa Francesco ha ripreso le Udienze generali addentrandosi nella meditazione della lettera ai Galati. San Paolo in tutte le sue lettere ricorda il fondamento del cristianesimo: la morte e la risurrezione di Cristo e quindi la salvezza per grazia attraverso la fiducia in lui costituito Signore e nella Via che ha aperto, non attraverso il merito dell’osservanza di precetti definiti. La Vergine Maria che ricordiamo anche oggi ne è il segno più chiaro: Dio l’ha colmata di una grazia irraggiungibile, anche solo con il pensiero, per qualsiasi merito umano. Solo successivamente Lei è rimasta fedele alla grazia.
Fratelli e sorelle, buongiorno!
Quando si tratta del Vangelo e della missione di evangelizzare, Paolo si
entusiasma, esce fuori di sé. Sembra non vedere altro che questa missione che
il Signore gli ha affidato. Tutto in lui è dedicato a questo annuncio, e non
possiede altro interesse se non il Vangelo. È l’amore di Paolo, l’interesse di
Paolo, il mestiere di Paolo: annunciare. Arriva perfino a dire: «Cristo non mi
ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo» (1 Cor 1,17). Paolo
interpreta tutta la sua esistenza come una chiamata a evangelizzare, a far
conoscere il messaggio di Cristo, a far conoscere il Vangelo: «Guai a me – dice
– se non annuncio il Vangelo» (1 Cor 9,16). E scrivendo
ai cristiani di Roma, si presenta semplicemente così: «Paolo, servo di Cristo
Gesù, apostolo per chiamata, scelto per annunciare il Vangelo di Dio» (Rm 1,1).
Questa è la sua vocazione. Insomma, la sua consapevolezza è di essere stato
“messo a parte” per portare il Vangelo a tutti, e non può fare altro che
dedicarsi con tutte le sue forze a questa missione.
Si comprende quindi la tristezza, la delusione e perfino l’amara ironia
dell’Apostolo nei confronti dei Galati, che ai suoi occhi stanno prendendo una
strada sbagliata, che li porterà a un punto di non ritorno: hanno sbagliato
strada. Il perno intorno a cui tutto ruota è il Vangelo. Paolo non pensa ai
“quattro vangeli”, come è spontaneo per noi. Infatti, mentre sta inviando
questa Lettera, nessuno dei quattro vangeli è ancora stato scritto. Per lui il
Vangelo è ciò che lui predica, questo che si chiama il kerygma, cioè
l’annuncio. E quale annuncio? Della morte e risurrezione di Gesù come fonte di
salvezza. Un Vangelo che si esprime con quattro verbi: «Cristo morì per i
nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto, è risorto il terzo giorno
secondo le Scritture e apparve a Cefa» (1 Cor 15,3-5). Questo è l’annuncio di
Paolo, l’annuncio che ci dà vita a tutti. Questo Vangelo è il compimento delle
promesse ed è la salvezza offerta a tutti gli uomini. Chi lo accoglie viene
riconciliato con Dio, è accolto come un vero figlio e ottiene in eredità la
vita eterna.
L’Apostolo, però, non può rischiare che si creino compromessi su un terreno così decisivo. Il Vangelo è uno solo ed è quello che lui ha annunciato; un altro non può esistere. Attenzione! Paolo non dice che il vero Vangelo è il suo perché è stato lui ad annunciarlo, no! Questo non lo dice. Questo sarebbe presuntuoso, sarebbe vanagloria. Afferma, piuttosto, che il “suo” Vangelo, lo stesso che gli altri Apostoli andavano annunciando altrove, è l’unico autentico, perché è quello di Gesù Cristo. Scrive così: «Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano; infatti io non l'ho ricevuto né l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo» (Gal 1,11). Si comprende allora perché Paolo utilizzi termini molto duri. Per due volte usa l’espressione “anatema”, che indica l’esigenza di tenere lontano dalla comunità ciò che minaccia le sue fondamenta. E questo nuovo “vangelo” minaccia le fondamenta della comunità. Insomma, su questo punto l’Apostolo non lascia spazio alla trattativa: non si può negoziare. Con la verità del Vangelo non si può negoziare. O tu ricevi il Vangelo come è, come è stato annunciato, o ricevi un’altra cosa. Ma non si può negoziare, con il Vangelo. Non si può scendere a compromessi: la fede in Gesù non è merce da contrattare: è salvezza, è incontro, è redenzione. Non si vende a buon mercato.
Questa situazione descritta all’inizio della Lettera appare paradossale, perché tutti i soggetti in questione sembrano animati da buoni sentimenti. I Galati che danno ascolto ai nuovi missionari pensano che con la circoncisione potranno essere ancora più dediti alla volontà di Dio e quindi essere ancora più graditi a Paolo. I nemici di Paolo sembrano essere animati dalla fedeltà alla tradizione ricevuta dai padri e ritengono che la fede genuina consista nell’osservanza della Legge. Davanti a questa somma fedeltà giustificano perfino le insinuazioni e i sospetti su Paolo, ritenuto poco ortodosso nei confronti della tradizione. Lo stesso Apostolo è ben cosciente che la sua missione è di natura divina – è stata rivelata da Cristo stesso, a lui! – e quindi è mosso da totale entusiasmo per la novità del Vangelo, che è una novità radicale, non è una novità passeggera: non ci sono vangeli “alla moda”, il Vangelo è sempre nuovo, è la novità. La sua ansia pastorale lo porta a essere severo, perché vede il grande rischio incombente sui giovani cristiani. Insomma, in questo labirinto di buone intenzioni è necessario districarsi, per cogliere la verità suprema che si presenta come la più coerente con la Persona e la predicazione di Gesù e la sua rivelazione dell’amore del Padre. Questo è importante: saper discernere. Tante volte abbiamo visto nella storia, e anche lo vediamo oggi, qualche movimento che predica il Vangelo con una modalità propria, alle volte con carismi veri, propri; ma poi esagera e riduce tutto il Vangelo al “movimento”. E questo non è il Vangelo di Cristo: questo è il Vangelo del fondatore, della fondatrice e questo sì, potrà aiutare all’inizio, ma alla fine non fa frutti perché non ha radici profonde. Per questo, la parola chiara e decisa di Paolo fu salutare per i Galati ed è salutare anche per noi. Il Vangelo è il dono di Cristo a noi, è Lui stesso a rivelarlo. È questo che ci dà vita.
Galati 1, 1 -10 (all’udienza
è stato letto Gal 1, 6-8): Paolo,
apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù
Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, e tutti i fratelli che
sono con me, alle Chiese della Galazia. Grazia a voi e pace da parte di Dio
Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, che ha dato se stesso per i nostri
peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e
Padre nostro, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con
la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. In realtà, però, non ce n'è
un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il
vangelo di Cristo. Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi
predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anàtema! L'abbiamo
già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello
che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che
intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere
agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di
Cristo!
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