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sabato 28 agosto 2021

QUANTI TALENTI SONO NECESSARI PER SERVIRE IL SIGNORE? / Sant'Agostino, 28 agosto


Gesù racconta la parabola dei talenti. Chi riceve di più, chi di meno, forse molto di meno. Tutti però devono far fruttare i loro talenti, anche quel unico, “povero” talento. Santa Monica non aveva talenti straordinari. Salve uno, gratuito, che può essere di tutti, ma che lei sapeva essere il più prezioso: la fede nell’Unico Salvatore e nella Chiesa da lui fondata. Come si deve essere sentita tante volte povera, sprovvista, incapace di competere ad armi uguali con la cultura di questo figlio brillante e con le lusinghe del mondo dove faceva carriera! La sua non era quindi una fede sempre gioiosa e trionfante, ma con molte suppliche e lacrime implorava da Dio di compiere la sua missione di madre cristiana: trasmettere la fede ai suoi figli, malgrado i suoi limiti e l’influenza avversa del padre. Una volta visto i suoi figli diventati cattolici, poteva andarsene da questo mondo. Le bastava questo. È dal cielo che vide poi sbocciare e fruttificare ciò che aveva seminato, infinitamente aldilà delle sue speranze più rosee: il suo figlio diventato vescovo e luce per tutto l’Occidente, allora assalito da mille pericoli. Questa luce passò poi in eredità ai secoli successivi fino a noi, perché per vivere ogni  società ha bisogno di virtù associate ad un pensiero di qualità, ad una visione.  

Gesù, molto duramente, ci invita tutti a far fruttificare i talenti che abbiamo ricevuto, a non nasconderli sotto terra, anche se, come succede, non ci sentiamo all’altezza. Tu che hai ricevuto molti talenti pensa ai bisogni di questo mondo nostro di oggi, così tormentato e smarrito, quanti vittime della disperazione, loro o di altri, perché nessuno si preoccupa del prossimo. Tu che hai ricevuto un solo talento pensa a quanta è vera la parola di Gesù: “Sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Genitori, tramettete la fede ai vostri figli, come avete promesso nel giorno del loro battesimo. 

 

Prima Lettura   1 Ts 4, 9-11
Avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Fratelli, riguardo all’amore fraterno, non avete bisogno che ve ne scriva; voi stessi infatti avete imparato da Dio ad amarvi gli uni gli altri, e questo lo fate verso tutti i fratelli dell’intera Macedònia.
Ma vi esortiamo, fratelli, a progredire ancora di più e a fare tutto il possibile per vivere in pace, occuparvi delle vostre cose e lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato.

Salmo Responsoriale  
  Dal Salmo 97 
Il Signore viene a giudicare i popoli con rettitudine.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo.

Risuoni il mare e quanto racchiude,
il mondo e i suoi abitanti.
I fiumi battano le mani,
esultino insieme le montagne.

Davanti al Signore che viene a giudicare la terra:
giudicherà il mondo con giustizia
e i popoli con rettitudine. 

Canto al Vangelo   
Gv 13,34
Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore:
come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.
Alleluia.

 
Vangelo
   Mt 25, 14-30
Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone. 

Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

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