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lunedì 30 agosto 2021

LA FEDE SALVA SE SI LASCIA ILUMINARE, FORMARE, SE ACCETTA LA LIBERTA' DI DIO / Lunedì XXII sett. T.O., dispari.

 


Se Dio salva non può lasciarci in mezzo al guado, migliorare la nostra vita soltanto qui, e poi abbandonarci nella morte. Se Dio si è manifestato l’Unico, l’Eterno e l’Onnipotente e Gesù ci ha insegnato a chiamarlo Padre, non può amare così tanto i suoi figli e poi annullare la loro vita. Nessun Padre lo farebbe. È vero che Dio si comporta in modo diverso dai genitori umani, ma per vie diverse dalle nostre vuole ciò che non avremmo osato chiedere e addirittura pensare: essere come lui, risorti nel corpo e nell’anima. Ma la fede dei tessalonicesi è ancora debole di fronte alla morte e san Paolo li istruisce e li incoraggia nella speranza.

Anche la fede degli abitanti di Nazareth è debole. Sono colpiti dall’apparire di Gesù, così diverso dall’idea che si erano fatti di lui mentre cresceva. Ma invece di aprirsi a questa manifestazione di Dio, si bloccano su un aspetto molto forte ancora tra noi, ma molto molto di più 2000 anni fa: “chi mi appartiene”, chi è mio paesano, deve trattarmi con privilegio, se non addirittura mettersi in toto a servizio della “famiglia”. Gesù ricorda la libertà e gratuità dell’agire di Dio continuamente testimoniata dalla Bibbia. Lo dice in modo così netto – contro ogni logica di clan -  che la buona disposizione dei suoi compaesani si tramuta in ostilità dichiarata.

La fede deve essere illuminata e nutrita, formata, per poter affrontare ogni aspetto della realtà. La fede è abbandono a Dio e alla sua volontà, e non piegarlo con le preghiere o i sacrifici alla nostra volontà. Tutti abbiamo attese. Spesso sono deluse. Chi si abbandona a Dio non rimane deluso.

 

Prima Lettura   1 Ts 4, 13-18
Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési
Non vogliamo, fratelli, lasciarvi nell’ignoranza a proposito di quelli che sono morti, perché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Se infatti crediamo che Gesù è morto e risorto, così anche Dio, per mezzo di Gesù, radunerà con lui coloro che sono morti.
Sulla parola del Signore infatti vi diciamo questo: noi, che viviamo e che saremo ancora in vita alla venuta del Signore, non avremo alcuna precedenza su quelli che sono morti. Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell’arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderà dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; quindi noi, che viviamo e che saremo ancora in vita, verremo rapiti insieme con loro nelle nubi, per andare incontro al Signore in alto, e così per sempre saremo con il Signore.
Confortatevi dunque a vicenda con queste parole.

Salmo Responsoriale   Dal Salmo 95
Il Signore viene a giudicare la terra.

Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.

Grande è il Signore e degno di ogni lode,
terribile sopra tutti gli dèi.
Tutti gli dèi dei popoli sono un nulla,
il Signore invece ha fatto i cieli.

Gioiscano i cieli, esulti la terra,
risuoni il mare e quanto racchiude;
sia in festa la campagna e quanto contiene,
acclamino tutti gli alberi della foresta.

Davanti al Signore che viene:
sì, egli viene a giudicare la terra;
giudicherà il mondo con giustizia
e nella sua fedeltà i popoli.     

Canto al Vangelo 
  Lc 4,18 
Alleluia, alleluia.

Lo Spirito del Signore è sopra di me;
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.

Vangelo 
  Lc 4, 16-30
Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:
«Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,
a proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
a rimettere in libertà gli oppressi
e proclamare l’anno di grazia del Signore».
Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro».
All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. 

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