47. La poesia aiuta ad esprimere una dolorosa sensazione che
oggi in molti condividiamo. La verità ineludibile è che, nelle attuali
condizioni, con questo modo di trattare l’Amazzonia, tanta vita e tanta bellezza
stiano “prendendo la direzione della fine”, benché molti vogliano continuare a
credere che non è successo nulla:
«Quelli che credevano che il fiume
fosse una corda per giocare si sbagliavano.
Il fiume è una vena sottile sulla faccia della terra. […]
Il fiume è una fune a cui si aggrappano animali e alberi.
Se tirano troppo forte, il fiume potrebbe esplodere.
Potrebbe esplodere e lavarci la faccia con l’acqua e con il sangue».[58]
Il fiume è una vena sottile sulla faccia della terra. […]
Il fiume è una fune a cui si aggrappano animali e alberi.
Se tirano troppo forte, il fiume potrebbe esplodere.
Potrebbe esplodere e lavarci la faccia con l’acqua e con il sangue».[58]
48. L’equilibrio planetario dipende anche dalla salute
dell’Amazzonia. Assieme al bioma del Congo e del Borneo, impressiona per la
diversità delle sue foreste, dalle quali dipendono anche i cicli delle piogge,
l’equilibrio del clima e una grande varietà di esseri viventi. Funziona come un
grande filtro del diossido di carbonio, che aiuta ad evitare il
surriscaldamento della terra. In gran parte, il suo suolo è povero di humus,
motivo per cui la foresta «cresce realmente sopra il terreno e non dal
terreno».[59] Quando
si elimina la foresta, questa non viene rimpiazzata, perché rimane un terreno
con poche sostanze nutritive che si trasforma in un’area desertica o povera di
vegetazione. Questo è grave, perché nelle viscere della foresta amazzonica
sussistono innumerevoli risorse che potrebbero essere indispensabili per la
cura di malattie. I suoi pesci, i frutti, e gli altri doni sovrabbondanti
arricchiscono l’alimentazione umana. Inoltre, in un ecosistema come quello
amazzonico, l’apporto di ogni singola parte nella conservazione dell’insieme si
rivela indispensabile. Anche le terre costiere e la vegetazione marina hanno
bisogno di essere fertilizzate da quanto trascina il Rio delle Amazzoni. Il
grido dell’Amazzonia raggiunge tutti, perché «l’aspetto di conquista e di
sfruttamento delle risorse […] è giunto oggi a minacciare la stessa capacità
ospitale dell’ambiente: l’ambiente come “risorsa” rischia di minacciare
l’ambiente come “casa”».[60] L’interesse
di poche imprese potenti non dovrebbe esser messo al di sopra del bene
dell’Amazzonia e dell’intera umanità.
49. Non è sufficiente prestare attenzione alla conservazione
delle specie più visibili a rischio di estinzione. È cruciale tener conto che
«per il buon funzionamento degli ecosistemi sono necessari anche i funghi, le
alghe, i vermi, i piccoli insetti, i rettili e l’innumerevole varietà di microorganismi.
Alcune specie poco numerose, che di solito passano inosservate, giocano un
ruolo critico fondamentale per stabilizzare l’equilibrio di un luogo».[61] Ciò
è facilmente ignorato nella valutazione dell’impatto ambientale dei progetti
economici di industrie estrattive, energetiche, del legname e altre che
distruggono e inquinano. Inoltre, l’acqua, abbondante in Amazzonia, è un bene
essenziale per la sopravvivenza umana, ma le fonti di inquinamento sono in
costante crescita.[62]
50. In realtà, oltre agli interessi economici di
imprenditori e politici locali, ci sono anche «gli enormi interessi economici
internazionali».[63] La
soluzione non sta, dunque, in una “internazionalizzazione” dell’Amazzonia,[64]ma
diventa più grave la responsabilità dei governi nazionali. Per questa stessa
ragione, «è lodevole l’impegno di organismi internazionali e di organizzazioni
della società civile che sensibilizzano le popolazioni e cooperano in modo
critico, anche utilizzando legittimi sistemi di pressione, affinché ogni
governo adempia il proprio e non delegabile dovere di preservare l’ambiente e
le risorse naturali del proprio Paese, senza vendersi a ambigui interessi
locali o internazionali».[65]
51. Per avere cura dell’Amazzonia è bene coniugare la
saggezza ancestrale con le conoscenze tecniche contemporanee, sempre però
cercando di intervenire sul territorio in modo sostenibile, preservando nello
stesso tempo lo stile di vita e i sistemi di valori degli abitanti.[66] Ad
essi, e in modo speciale ai popoli originari, spetta ricevere – oltre alla formazione
di base – l’informazione completa e trasparente circa i progetti, la loro
portata, gli effetti e i rischi, per poter confrontare questa informazione con
i loro interessi e la loro conoscenza del luogo, e poter così dare o negare il
proprio consenso, oppure proporre alternative.[67]
52. I più potenti non si accontentano mai dei profitti che
ottengono, e le risorse del potere economico si accrescono di molto con lo
sviluppo scientifico e tecnologico. Per questo dovremmo tutti insistere
sull’urgenza di «creare un sistema normativo che includa limiti inviolabili e
assicuri la protezione degli ecosistemi, prima che le nuove forme di potere
derivate dal paradigma tecno-economico finiscano per distruggere non solo la
politica ma anche la libertà e la giustizia».[68] Se
la chiamata di Dio esige un ascolto attento del grido dei poveri e, nello
stesso tempo, della terra,[69] per
noi «il grido che l’Amazzonia eleva al Creatore è simile al grido del Popolo di
Dio in Egitto (cfr Es 3,7). È un grido di schiavitù e di
abbandono, che invoca la libertà».[70]
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