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venerdì 7 febbraio 2020

BEGNINI E IL CANTICO DEI CANTICI A SANREMO

Cantico dei Cantici - M. Chagall.

Begnini al Festival di Sanremo con il Cantico dei Cantici, un’idea geniale, eseguita in modo intelligente, un po’ furba, un po’ disonesta.
Idea geniale perché il Cantico dei cantici è davvero la canzone delle canzoni, il cantico per eccellenza e questi poemi di amore vanno molto bene a Sanremo.
Il cantico dei Cantici è una raccolta di poemi nuziali, probabilmente preesistenti, ma parzialmente riscritti e ricomposti in unità grazie all’impegno letterario di un autore. Questo libro è ancora usato durante i matrimoni ebraici e nelle feste liturgiche. In particolare si legge nel mese precedente lo Yom Kippur e quel mese, “ELUL”, è considerato l’anagramma di una frase “Any Lidody Udody Low” (con Alef vocalizzato diversamente), che significa “Io sono del mio Amato e il mio Amato è mio”. Questa frase corrisponde in modo quasi perfetto ad un versetto del Cantico (2,16): “Il mio Amato è mio e io sono sua”. Anche la Chiesa, fin dalle origini ritiene questo libro ispirato e quindi sacro, inserendolo nella Bibbia, dandogli sia il senso ovvio di poemi nuziali che il senso altrettanto ovvio per chi legge la Bibbia e vive l’Alleanza con Dio, di canto d’amore vero però in forma allegorica tra Dio e Israele o tra Dio e l’anima. Chi si è interessato anche poco di mistica non si scandalizza, né trova strano che i due sensi siano presenti nella tradizione biblica. Dio è lo Sposo. 
“Sì, come un giovane sposa una vergine,
così ti sposerà il tuo architetto;
come gioisce lo sposo per la sposa,
così il tuo Dio gioirà per te.” Is 62:5  
E' stato molto usato per esempio da san Giovanni della Croce nelle sue opere mistiche.
L’idea è eseguita in modo intelligente perché Begnini “vende molto bene il suo prodotto” come sempre, e il suo non seguire una traduzione riconosciuta della Bibbia gli permette di sostituire a piacimento delle parole, magari simboliche, con parole esplicite. Mi sembra però che, forte “della versione anteriore” (non meglio precisata) che egli usa, egli forzi volentieri il senso di alcune parole. E’ verissimo che il Cantico celebra l’amore degli sposi anche nella sua dimensione fisica, ma, per esempio, la parola “sesso” non appare mai nel testo autentico. Il modo di cantare l’amore degli antichi è molto più fine, simbolico, poetico e pudico, di quello dei nostri giorni, pur mettendo chiaramente in scena la bellezza e il desiderio tra uomo e donna.

Il suo cucire vari pezzi del testo senza seguire il filo del libro permette a Begnini di ricomporre un testo dall’ampiezza adatta allo spettacolo e farlo gustare. Questo è intelligente. Quando invoca grandi nomi dell’esegesi o della divulgazione biblica Begnini non è troppo onesto o soltanto furbo? Mi sembra che gli ascoltatori hanno potuto credere facilmente per esempio che egli segue in tutto l’interpretazione e l’autorità del cardinale Ravasi. Invece Ravasi non si ritroverebbe in molte delle cose che ha detto Begnini ieri sera. Fa un po’ il furbetto disonesto spacciando la sua interpretazione come definitiva, spogliata (finalmente) da manipolazioni e aggiunte successive e moraliste. Le persone serie sanno che ci sono varie ipotesi in campo, valide ma diverse, sul Cantico e la sua formazione. Chi avrebbe manipolato il testo o fatto aggiunte successive? È vero che c'è stato da parte di autori sia ebraici che cristiani dei dubbi all'inizio, sul carattere ispirato, ma sopratutto, lungo i secoli, sull’opportunità di farlo leggere proprio per le immagini evocative di amore fisico, ma non ho mai sentito parlare di manipolazioni del testo, o di versioni anteriori del Cantico. E la badessa di santa Teresina glielo faceva leggere, mentre era una ragazza di 20 anni! Begnini è banale per non dire altro quando appiattisce tutto sul sesso e la dimensione fisica dell’amore in questo testo. Invece è chiaro che l’autore ha intenzioni un po’ più profonde e complesse. Celebra l’amore reciproco e fedele, suggellato dal matrimonio. Inoltre lo sposo si chiama Salomone (il Pacifico), lei Sulammita (la Pacificata), due nomi che portano in sé la radice Pace (SLM), e possono benissimo essere interpretati in chiave messianica e dare un senso profetico a tutto il libro.
Begnini ha fatto una sua dichiarazione personale sulla validità di qualunque amore. Certamente egli non ha interpretato il testo in senso omosessuale e penso che gli ascoltatori avranno capito la differenza tra una affermazione personale di Begnini e il testo biblico. Il testo del Cantico come tutta la Bibbia celebra esclusivamente l’amore eterosessuale. E la Bibbia non ha mai avuto paura di parlare dell’amore fisico, della sua bellezza, e della santità del matrimonio aperto alla vita, fondante della famiglia (qualche esempio nel solo Antico testamento: Genesi, al capitolo 2 in particolare, ma anche in molti racconti; Proverbi 2,17; 5,14; 31,10; Malachia 2,14; Siracide 26, la storia di Davide, il libro di Tobia…).
Il modo migliore per concludere e per gustare il Cantico dei Cantici è di affidarsi ad una lettura completa come raccomanda Begnini stesso. Infatti consta di appena otto capitoli. Tutti sappiamo che nelle canzoni di amore si usano facilmente le iperbole, le immagini poetiche per descrivere la bellezza e le emozioni dell’amore. Quindi senza pretesa di interpretazioni scientifiche e definitive, si potrà scoprire un capolavoro, un “patrimonio dell’Umanità”, dalla fonte diretta.

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