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domenica 2 febbraio 2020

LUCE, OBBEDIENZA, CONSACRAZIONE / Presentazione di Gesù al Tempio



Luce, obbedienza, consacrazione.
Luce: Gesù è Luce e illumina la nostra vita, affinché siamo salvi e anche noi possiamo illuminare gli altri, vivendo come figli della luce come abbiamo promesso nel nostro battesimo.
Obbedienza: Tutti conosciamo la scena della presentazione al Tempio e le persone che vi appaiono. Ben quattro volte viene ripetuto in questo testo: “Come è scritto nella legge del Signore” o espressioni simili. Giuseppe, Maria e Gesù non pretendono posizioni di privilegio, esenzioni, ma obbediscono in tutto alle prescrizioni della legge, umilmente, portando l’offerta di chi non ha tanti mezzi. Prima di insegnare agli altri, Gesù si sottomette ad un lungo tirocinio di obbedienza. Simeone era guidato dallo Spirito Santo. E Dio, dice Pietro al Sinedrio, da “lo Spirito Santo a quelli  che gli obbediscono”! (Atti 5,32). Simeone era profondamente obbediente. Anche Anna, rimasta vedova molto giovane, ha trasformato la sua lunga vedovanza e solitudine in zelo per il Signore anche adesso nella sua tarda età. Per questo Simeone e Anna possono riconoscere Gesù. La vita cristiana non è realizzare i nostri progetti, e non si misura al successo ma nel fare con amore la volontà di Dio.
Consacrazione: scopriamo la saggezza della legge di Dio. Ogni primogenito, sia di animale domestico che di donna deve essere consacrato al Signore. In questo c'è un atto di culto nel riconoscere che la vita viene da Dio e che l’uomo non ne è proprietario. C'è in parrocchia un bellissimo leggio. Quando si è pensato di comprarlo, un giovane ha detto: “oggi ricevo il primo stipendio, lo dedico a pagare questo leggio”. Consacrare a Dio i soldi ma sopratutto la vita! L’uomo non può disporne della vita a suo piacimento per sfruttarla, o per pianificarla, o ucciderla. Questo vale per tutti gli animali ma in particolare per i figli! Altrimenti le conseguenze sono disastrose. Infatti i guai sono cominciati fin da subito. Quando Eva partorisce il suo primogenito lo chiama Caino “l’acquistato” e ringrazia il Signore ma Caino diventa il suo cocco, lo vizia, è lui che ha tutti i diritti, il secondo è solo Abele, “soffio”, “vanità”. E quando Dio gradisce l’offerta di Abele, Caino non lo può sopportare e lo uccide. Il figlio unico non risolve il problema, anzi, lo aggrava. Ha ancora di più su di sé tutte le attenzioni e l’amore nevrotico dei genitori. Invece il maggiore deve essere del Signore, avere in lui un ideale di libertà da realizzare. E deve anche, in qualche modo, sentire la responsabilità di dare il buon esempio ai suoi fratelli più piccoli. Allo stesso modo chi è “fratello maggiore” nella parrocchia.

Prima Lettura  Ml 3,1-4
Entrerà nel suo tempio il Signore, che voi cercate.


Dal libro del profeta Malachìa
Così dice il Signore Dio:
«Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti.
Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai.
Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia.
Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani».
    
Salmo Responsoriale  Dal Salmo 23
Vieni, Signore, nel tuo tempio santo.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è questo re della gloria?
Il Signore forte e valoroso,
il Signore valoroso in battaglia.
Alzate, o porte, la vostra fronte,
alzatevi, soglie antiche,
ed entri il re della gloria.
Chi è mai questo re della gloria?
Il Signore degli eserciti è il re della gloria.
    
Seconda Lettura  Eb 2,14-18
Doveva rendersi in tutto simile ai fratelli.
Dalla lettera agli  Ebrei
Poiché i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita.
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.
Infatti, proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova.

Canto al Vangelo  Lc 2,30.32    
Alleluia, alleluia.
I miei occhi han visto la tua salvezza:
luce per illuminare le genti
e gloria del tuo popolo, Israele.
Alleluia.
  
Vangelo   Lc 2,22-40 (forma breve: Lc 2,22-32)
I miei occhi hanno visto la sua salvezza.
Dal vangelo secondo Luca
[ Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele». 
]
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.  


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