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mercoledì 5 febbraio 2020

METTERE DIO ALL'ANGOLO / mercoledì IV sett. T.O.

"Aveva un solo difetto: confondeva la sua volontà con la volontà di Dio!"
Fare il censimento della popolazione era un peccato in Israele. Come mai? Veramente si trattava di contare quanti uomini potevano andare in guerra. Ecco il peccato: anche se tutti  devono combattere con coraggio in caso di attacco, è Dio che salva! Può farlo con pochi uomini come può lasciar sconfiggere un enorme esercito. Il peccato è voler essere proprietari del proprio destino, mettendo Dio all’angolo. Davide si ostina nel volere il censimento malgrado la resistenza iniziale dei capi dell'esercito. Però subito la peste ridimensiona i suoi sogni di gloria. Davide, pentito, dimostra ancora una volta la sua fede profonda perché si rimette totalmente nelle mani di Dio.
A Nazareth succede lo stesso. Gesù, preceduto dalla fama dei suoi miracoli e insegnamenti è scandaloso per i suoi concittadini. Sono incapaci di meravigliarsi delle sorprese di Dio. Non accettano la sua gratuità. Rifiutano profondamente Dio stesso.  
Per un attimo Davide si è fatto forte dei successi raggiunti, del suo potere. Il nostro rifiuto di Dio è molto più banale. La nostra vita è una povera zattera in mezzo al mare che si sgonfia poco a poco e comincia ad affondare. Invece di accettare l’aiuto che ci condurrà al porto sicuro, supplichiamo Dio di far galleggiare ancora la nostra zattera, anche se dobbiamo avere sempre i piedi nell’acqua.
Quando dirai il Padre Nostro, pregherai: “sia fatta la tua volontà”. Sei pronto a che sia fatta la volontà di Dio e non la tua? Altrimenti non dire il Padre Nostro.

Prima Lettura   2 Sam 24.2.9-17
Io ho peccato facendo il censimento; ma queste pecore che hanno fatto?
Dal secondo libro di Samuèle
In quei giorni, il re Davide disse a Ioab, capo dell’esercito a lui affidato: «Percorri tutte le tribù d’Israele, da Dan fino a Bersabea, e fate il censimento del popolo, perché io conosca il numero della popolazione».
Ioab consegnò al re il totale del censimento del popolo: c’erano in Israele ottocentomila uomini abili in grado di maneggiare la spada; in Giuda cinquecentomila.
Ma dopo che ebbe contato il popolo, il cuore di Davide gli fece sentire il rimorso ed egli disse al Signore: «Ho peccato molto per quanto ho fatto; ti prego, Signore, togli la colpa del tuo servo, poiché io ho commesso una grande stoltezza».
Al mattino, quando Davide si alzò, fu rivolta questa parola del Signore al profeta Gad, veggente di Davide: «Va’ a riferire a Davide: Così dice il Signore: “Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò”». Gad venne dunque a Davide, gli riferì questo e disse: «Vuoi che vengano sette anni di carestia nella tua terra o tre mesi di fuga davanti al nemico che ti insegue o tre giorni di peste nella tua terra? Ora rifletti e vedi che cosa io debba riferire a chi mi ha mandato». Davide rispose a Gad: «Sono in grande angustia! Ebbene, cadiamo nelle mani del Signore, perché la sua misericordia è grande, ma che io non cada nelle mani degli uomini!».
Così il Signore mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo fissato; da Dan a Bersabea morirono tra il popolo settantamila persone. E quando l’angelo ebbe stesa la mano su Gerusalemme per devastarla, il Signore si pentì di quel male e disse all’angelo devastatore del popolo: «Ora basta! Ritira la mano!».
L’angelo del Signore si trovava presso l’aia di Araunà, il Gebuseo. Davide, vedendo l’angelo che colpiva il popolo, disse al Signore: «Io ho peccato, io ho agito male; ma queste pecore che hanno fatto? La tua mano venga contro di me e contro la casa di mio padre!». 

Salmo Responsoriale  
 Dal Salmo 31 
Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato.

Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.
Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.
Per questo ti prega ogni fedele
nel tempo dell’angoscia;
quando irromperanno grandi acque
non potranno raggiungerlo.
Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione.
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia.  

Canto al Vangelo 
  Gv 10, 27
Alleluia, alleluia.

Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
Alleluia.


Vangelo 
  Mc 6, 1-6
Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria.

Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono.
Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Gesù percorreva i villaggi d’intorno, insegnando. 

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