CAPITOLO
PRIMO
…
18. Ci incoraggia ricordare che, in mezzo ai gravi eccessi
della colonizzazione dell’Amazzonia, piena di «contraddizioni e lacerazioni»,[16] molti
missionari sono giunti là con il Vangelo, lasciando i propri Paesi e accettando
una vita austera e impegnativa vicino ai più indifesi. Sappiamo che non tutti
sono stati esemplari, ma il lavoro di quelli che si sono mantenuti fedeli al
Vangelo ha anche ispirato «una legislazione come le Leggi delle Indie che
proteggevano la dignità degli indigeni contro i soprusi ai loro popoli e
territori».[17] Dato
che spesso erano i sacerdoti coloro che proteggevano gli indigeni da assalitori
e profittatori, i missionari raccontano: «Ci chiedevano con insistenza di non
abbandonarli e ci strappavano la promessa di ritornare di nuovo».[18]
19. Nel momento presente la Chiesa non può essere meno
impegnata, ed è chiamata ad ascoltare le grida dei popoli amazzonici «per poter
esercitare in modo trasparente il suo ruolo profetico».[19] Al
tempo stesso, poiché non possiamo negare che il grano si è mescolato con la
zizzania e che non sempre i missionari sono stati a fianco degli oppressi, me
ne vergogno e ancora una volta «chiedo umilmente perdono, non solo per le
offese della Chiesa stessa, ma per i crimini contro i popoli indigeni durante
la cosiddetta conquista dell’America»[20] e
per gli atroci crimini che seguirono attraverso tutta la storia dell’Amazzonia.
Ringrazio i membri dei popoli originari e dico loro nuovamente: «Voi con la
vostra vita siete un grido rivolto alla coscienza […]. Voi siete memoria viva
della missione che Dio ha affidato a noi tutti: avere cura della Casa comune».[21]
20. La lotta sociale implica una capacità di fraternità, uno
spirito di comunione umana. Ora, senza sminuire l’importanza della libertà
personale, va sottolineato che i popoli originari dell’Amazzonia possiedono un
forte senso comunitario. Essi vivono così «il lavoro, il riposo, le relazioni
umane, i riti e le celebrazioni. Tutto è condiviso, gli spazi privati – tipici
della modernità – sono minimi. La vita è un cammino comunitario dove i compiti
e le responsabilità sono divisi e condivisi in funzione del bene comune. Non
c’è posto per l’idea di un individuo distaccato dalla comunità o dal suo
territorio».[22] Le
relazioni umane sono impregnate dalla natura circostante, perché gli indigeni
la sentono e la percepiscono come una realtà che integra la loro società e la
loro cultura, come un prolungamento del loro corpo personale, familiare e di
gruppo sociale:
«Quella stella si avvicina
aleggiano i colibrì
più che la cascata tuona il mio cuore
con le tue labbra irrigherò la terra
che su di noi giochi il vento».[23]
21. Questo moltiplica l’effetto disintegratore dello
sradicamento che vivono gli indigeni che si vedono obbligati a emigrare in
città, cercando di sopravvivere, a volte anche in maniera non dignitosa, tra le
abitudini urbane più individualiste e in un ambiente ostile. Come sanare un
danno così grave? Come ricostruire quelle vite sradicate? Di fronte a una tale
realtà, bisogna apprezzare e accompagnare tutti gli sforzi che fanno molti di
questi gruppi sociali per conservare i loro valori e stili di vita e integrarsi
nei nuovi contesti senza perderli, anzi, offrendoli come contributo al bene
comune.aleggiano i colibrì
più che la cascata tuona il mio cuore
con le tue labbra irrigherò la terra
che su di noi giochi il vento».[23]
22. Cristo ha redento l’essere umano intero e vuole
ristabilire in ciascuno la capacità di entrare in relazione con gli altri. Il
Vangelo propone la carità divina che promana dal Cuore di Cristo e che genera
una ricerca di giustizia che è inseparabilmente un canto di fraternità e di
solidarietà, uno stimolo per la cultura dell’incontro. La saggezza dello stile
di vita dei popoli originari – pur con tutti i limiti che possa avere – ci stimola
ad approfondire questa aspirazione. Per tale ragione i Vescovi dell’Ecuador
hanno sollecitato «un nuovo sistema sociale e culturale che privilegi le
relazioni fraterne, in un quadro di riconoscimento e di stima delle diverse
culture e degli ecosistemi, capace di opporsi ad ogni forma di discriminazione
e di dominazione tra esseri umani».[24]
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