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domenica 27 dicembre 2020

LA FAMIGLIA NON E' UN PROBLLEMA MA UNA RISORSA! FAMIGLIE CAMMINIAMO! / Domenica della Santa Famiglia.

 


Nel Vangelo di oggi della presentazione di Gesù al Tempio, risalta l’obbedienza! Ben cinque volte! viene menzionata l’osservanza delle prescrizioni della Legge da parte di Giuseppe e Maria. E c'è anche la docilità di Simeone e della vedova Anna allo Spirito Santo. Sono due modi di obbedire a Dio e l’obbedienza è una virtù indispensabile – eppure  spesso dimenticata o derisa – alla vita di ognuno di noi e alla vita delle famiglie, all’educazione dei figli. Questi due modi di obbedire a Dio, il compimento dei precetti e la docilità allo Spirito Santo non sono contraddittori ma complementari.

Quando Pietro e Giovanni corrono al Sepolcro la mattina di Pasqua e lo trovano vuoto come aveva detto Maria Maddalena, Giovanni “vide e credette”: in questo egli ”corre più veloce” di Pietro, eppure rispetta Pietro nel suo ruolo e aggiunge che la Scrittura conferma la sua intuizione, la sua esperienza di fede nello Spirito Santo. Mozione dello Spirito Santo, Istituzione e Scrittura, sono complementari per una vita di fede viva e solida.

Simeone e Anna sono dei laici, non hanno compiti istituzionali, e sono loro che riconoscono Gesù come il redentore di Israele. Non è un biasimo per i sacerdoti, ma una chiara indicazione che è lo Spirito Santo che ci illumina per credere nel Signore Gesù: “Voi chi dite che io sia?” Non serve a nulla e non ha forza la risposta scontata “così mi hanno detto i miei genitori…”, ecc., se non corrisponde ad un’esperienza personale interiore e nei fatti della mia vita.

“La Famiglia non è un problema, ma una risorsa, un dono immenso di Dio. Famiglie camminiamo” dice papa Francesco. Benediciamo le nostre famiglie, ogni suo componente, che non è un problema ma un dono, una risorsa, prima di chiedere a Dio di benedire in modo speciale le nostre famiglie in questa domenica.

Impariamo in questo anno che si apre a combattere lo spreco, in particolare lo spreco alimentare.

 

Prima Lettura  Gn 15, 1-6; 21, 1-3
Uno nato da te sarà tuo erede.

Dal libro della Genesi
In quei giorni, fu rivolta ad Abram, in visione, questa parola del Signore: «Non temere, Abram. Io sono il tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande». Rispose Abram: «Signore Dio, che cosa mi darai? Io me ne vado senza figli e l’erede della mia casa è Elièzer di Damasco». Soggiunse Abram: «Ecco, a me non hai dato discendenza e un mio domestico sarà mio erede». Ed ecco, gli fu rivolta questa parola dal Signore: «Non sarà costui il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede».
Poi lo condusse fuori e gli disse: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle» e soggiunse: «Tale sarà la tua discendenza».
Egli credette al Signore, che glielo accreditò come giustizia.
Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato. Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. 

Salmo Responsoriale  
Dal Salmo 104
Il Signore è fedele al suo patto.

Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.

Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.

Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.

Si è sempre ricordato della sua alleanza,
parola data per mille generazioni,
dell’alleanza stabilita con Abramo
e del suo giuramento a Isacco. 

Seconda Lettura  Eb 11, 8.11-12.17-19

La fede di Abramo, di Sara e di Isacco.

Dalla lettera agli Ebrei
Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.
Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.
Per fede, Abramo, messo alla prova, offrì Isacco, e proprio lui, che aveva ricevuto le promesse, offrì il suo unigenito figlio, del quale era stato detto: «Mediante Isacco avrai una tua discendenza». Egli pensava infatti che Dio è capace di far risorgere anche dai morti: per questo lo riebbe anche come simbolo.

Canto al Vangelo 
  Cf Eb 1,1.2
Alleluia, alleluia.

Molte volte e in diversi modi nei tempi antichi
Dio ha parlato ai padri per mezzo dei profeti,
ultimamente, in questi giorni,
ha parlato a noi per mezzo del Figlio.
Alleluia.

  

Vangelo  Lc 2,22-40  [forma breve Lc 2,22.39-40]
Il bambino cresceva, pieno di sapienza.

Dal vangelo secondo Luca
[
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, (Maria e Giuseppe) portarono il bambino (Gesù) a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.]
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
[Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui. ]  

 

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