Come superare lo scandalo della sofferenza e del
male? Ieri abbiamo visto lo scandalo della sofferenza innocente. Ma c'è anche il male voluto. Chi apre gli occhi
scopre che il male è ovunque e anche in sé stesso. Non a caso Gesù chiama il
demonio “principe di questo mondo” e questi gli dice che tutti i regni del mondo e la loro gloria gli
appartengono e gli suggerisce: se vuoi essere qualcuno,
se vuoi realizzare qualcosa nella tua vita, non hai altra scelta, inchinati al
male, prostrati a me, il maligno (cf. Matteo 4,8). L’impero del demonio è tale che
non a caso la saggezza pagana ha coniato espressioni come “mors tua, vita mea”
(la tua morte è la mia vita), o “si vis pacem, para bellum” (se vuoi la pace,
prepara la guerra) per dire che non si esce dal cerchio della violenza. Questa inevitabilità
concreta della violenza si ritrova anche nella vita dei giusti della Bibbia. Ieri
qualcuno è rimasto sorpreso di quanto ho scritto su Ismaele. L’ho invitato a
rileggere i capitoli 12 e 21 della Genesi. Per preservare la Promessa che passa
per Isacco, Abramo e Sarah non trovano altro modo che cacciare nel deserto Agar
e suo figlio con un minimo di acqua. Abramo è dispiaciuto, si era affezionato molto
ad Ismaele, ma Dio sa che non riescono a fare di meglio.
Questo trafigge il cuore dei giusti, e non si sa cosa fa più male, della sofferenza innocente o del rifiuto della salvezza, della complicità libera col male. Sant’Agostino vede l’umanità senza la redenzione di Cristo come “massa dannata”. San Paolo chiama se stesso sventurato perché ancora comanda in lui il peccato. Ma benedice Dio in Cristo Gesù che ci ha salvati.
Infatti Gesù rovescia la saggezza antica che si era arresa al male. Non dice però “mors mea vita tua” ma “mors mea vita nostra”! perché sa che morendo come vittima per i peccati dell’umanità risorgerà, sarà innalzato, e potrà dare la vita in abbondanza a chiunque crede in lui. La lotta continua ancora oggi. Infatti il demonio è riuscito a distorcere l’annuncio degli Apostoli, diffondendo nella Chiesa la bugia che si può essere cristiani senza conoscere Gesù e senza osservare i suoi comandamenti. Ci sono molteplici forme di questa bugia: - fare del Dio vivente e dei suoi santi degli idoli pagani con etichette cristiane - ridurre i comandamenti a solo due o tre – non ho bisogno di cambiare visto come si comportano gli altri, magari il prete, o perché ”Dio mi ama così come sono”, - ridurre la proposta cristiana ad una saggezza umana di basso e dubbio valore… Sono molto colpito da come ci sia in molti l’ideale della parentesi : passerà la pandemia e tutto ritornerà come prima. Gesù ci propone la risurrezione e la nostra unica aspirazione è chiudere una spiacevole parentesi.
Se invece riconosciamo i nostri peccati siamo perdonati
per la forza del Suo Nome e possiamo camminare dietro a lui verso la pienezza.
Prima
Lettura 1 Gv 2, 3-11
Chi ama suo fratello, rimane nella luce.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo
Figlioli miei, da questo sappiamo di avere conosciuto Gesù: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice: «Lo conosco», e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e in lui non c’è la verità. Chi invece osserva la sua parola, in lui l’amore di Dio è veramente perfetto. Da questo conosciamo di essere in lui. Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato.
Carissimi, non vi scrivo un nuovo comandamento, ma un comandamento antico, che avete ricevuto da principio. Il comandamento antico è la Parola che avete udito. Eppure vi scrivo un comandamento nuovo, e ciò è vero in lui e in voi, perché le tenebre stanno diradandosi e già appare la luce vera.
Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre. Chi ama suo fratello, rimane nella luce e non vi è in lui occasione di inciampo. Ma chi odia suo fratello, è nelle tenebre, cammina nelle tenebre e non sa dove va, perché le tenebre hanno accecato i suoi occhi.
Salmo Responsoriale Dal Salmo 95
Gloria nei cieli e gioia sulla terra.
Cantate
al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
Annunciate
di giorno in giorno la sua salvezza.
In mezzo alle genti narrate la sua gloria,
a tutti i popoli dite le sue meraviglie.
Il
Signore ha fatto i cieli;
maestà e onore sono davanti a lui,
forza e splendore nel suo santuario.
Canto al Vangelo Lc 2, 32
Alleluia, alleluia.
Luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele.
Alleluia.
Vangelo Lc 2, 22-35
Luce per rivelarti alle genti.
Dal
vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la
legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per
presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio
primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di
tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che
aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo
Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza
prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio
e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge
prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse
Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la
caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e
anche a te una spada trafiggerà l’anima -, affinché siano svelati i pensieri di
molti cuori».
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