I doni reciproci
133. L’arrivo di persone diverse, che provengono da un contesto vitale e
culturale differente, si trasforma in un dono, perché «quelle dei migranti sono
anche storie di incontro tra persone e tra culture: per le comunità e le
società in cui arrivano sono una opportunità di arricchimento e di sviluppo
umano integrale di tutti».[115] Perciò
«chiedo in particolare ai giovani di non cadere nelle reti di coloro che
vogliono metterli contro altri giovani che arrivano nei loro Paesi,
descrivendoli come soggetti pericolosi e come se non avessero la stessa
inalienabile dignità di ogni essere umano».[116]
134. D’altra parte, quando si accoglie di cuore la persona diversa, le si
permette di continuare ad essere sé stessa, mentre le si dà la possibilità di
un nuovo sviluppo. Le varie culture, che hanno prodotto la loro ricchezza nel
corso dei secoli, devono essere preservate perché il mondo non si impoverisca.
E questo senza trascurare di stimolarle a lasciar emergere da sé stesse
qualcosa di nuovo nell’incontro con altre realtà. Non va ignorato il rischio di
finire vittime di una sclerosi culturale. Perciò «abbiamo bisogno di
comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò che ci
unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto
di tutti. È necessario un dialogo paziente e fiducioso, in modo che le persone,
le famiglie e le comunità possano trasmettere i valori della propria cultura e
accogliere il bene proveniente dalle esperienze altrui».[117]
[115] Esort. ap.
postsin. Christus vivit (25 marzo 2019), 93.
[117] Discorso alle Autorità, Sarajevo –
Bosnia-Erzegovina (6 giugno 2015): L’Osservatore Romano, 7 giugno 2015, p.
7.
Nessun commento:
Posta un commento