116. Gli ultimi in generale «praticano quella solidarietà tanto speciale
che esiste fra quanti soffrono, tra i poveri, e che la nostra civiltà sembra
aver dimenticato, o quantomeno ha molta voglia di dimenticare. Solidarietà è
una parola che non sempre piace; direi che alcune volte l’abbiamo trasformata
in una cattiva parola, non si può dire; ma è una parola che esprime molto più
che alcuni atti di generosità sporadici. È pensare e agire in termini di
comunità, di priorità della vita di tutti sull’appropriazione dei beni da parte
di alcuni. È anche lottare contro le cause strutturali della povertà, la
disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della terra e della casa, la negazione
dei diritti sociali e lavorativi. È far fronte agli effetti distruttori
dell’Impero del denaro […]. La solidarietà, intesa nel suo senso più profondo,
è un modo di fare la storia, ed è questo che fanno i movimenti popolari».[90]
117. Quando parliamo di avere cura della casa comune che è il pianeta, ci
appelliamo a quel minimo di coscienza universale e di preoccupazione per la
cura reciproca che ancora può rimanere nelle persone. Infatti, se qualcuno possiede
acqua in avanzo, e tuttavia la conserva pensando all’umanità, è perché ha
raggiunto un livello morale che gli permette di andare oltre sé stesso e il
proprio gruppo di appartenenza. Ciò è meravigliosamente umano! Questo stesso
atteggiamento è quello che si richiede per riconoscere i diritti di ogni essere
umano, benché sia nato al di là delle proprie frontiere.
[90] Discorso ai
partecipanti all’Incontro mondiale dei movimenti popolari (28 ottobre
2014): AAS 106 (2014), 851-852.
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